Greco (J.P. Morgan AM): “Mercati privati, innovare significa ampliare l’accesso: ma serve prudenza”

Massimo Greco JPAM
Massimo Greco, immagine concessa (JPAM)

“Oggi innovare nei mercati privati significa ampliarne il bacino di utenza”. È questa la visione di Massimo Greco, Vice Chairman di J.P. Morgan Asset Management EMEA, intervistato da FundsPeople a margine dell’ultimo Media Summit organizzato dal gestore globale presso la sua sede di Londra. In linea con il trend della cosiddetta “democratizzazione” dei private markets, un fenomeno in rapida espansione anche in Europa dopo l’entrata in vigore del regolamento ELTIF 2.0, J.P. Morgan AM punta a semplificare l’accesso alle asset class non quotate, aprendo la porta anche agli investitori privati a queste opportunità tradizionalmente riservate agli investitori istituzionali, come i fondi pensione o i fondi sovrani. Ma per posizionarsi con successo in questo mercato in rapida crescita, secondo Greco è fondamentale procedere con la giusta dose di cautela. “Comunicare i benefici che i private markets offrono ai portafogli è importante, ma lo è altrettanto sottolineare che esistono dei rischi, in particolare legati all’illiquidità intrinseca di questi strumenti”, afferma il manager di J.P. Morgan AM.

ELTIF 2.0, un punto di svolta

Secondo Greco i potenziali benefici dei mercati privati per i portafogli in termini di diversificazione, miglioramento del profilo rischio/rendimento e protezione dall’inflazione sono ormai ampiamente riconosciuti. L’obiettivo ora è rendere disponibili questi vantaggi a una platea più estesa di investitori individuali, in particolare dei segmenti di clientela high net worth e upper affluent. “In passato, i minimi di sottoscrizione molto elevati e la complessità operativa rendevano questi investimenti appannaggio esclusivo di pochi. Oggi, però, è emersa una novità positiva: il quadro normativo europeo ELTIF, fondato su criteri chiari e condivisi per la gestione e la distribuzione degli investimenti alternativi, fornisce un riferimento efficace a tutela degli investitori, per certi versi analogo a quello rappresentato dagli UCITS per i mercati pubblici”, osserva.

L’implementazione lo scorso anno della versione del regolamento 2.0 ha rappresentato un ulteriore punto di svolta. “Oltre alla rimozione dei minimi di investimento e all’ampliamento degli asset ammissibili, una delle innovazioni più rilevanti è la possibilità di operare attraverso strutture di fondi di fondi, offrendo accesso a un numero esponenzialmente più vasto di opportunità. Infine, il fatto che gli ELTIF siano soggetti alla normativa MiFID semplifica ulteriormente il processo di distribuzione”, argomenta Greco.

“Attualmente, in Europa sono già attivi 117 ELTIF, e il mercato sta crescendo rapidamente, con lanci sempre più frequenti di nuovi fondi da parte dei gestori. La maggior parte degli ELTIF oggi adotta una struttura evergreen, a differenza dei tradizionali fondi chiusi di private assets. Questo formato consente di accettare nuove sottoscrizioni nel tempo e riduce la pressione a liquidare gli asset alla scadenza, in quanto il fondo non ha un termine prefissato”, continua l’esperto. “Ma anche se è concessa la possibilità agli investitori di sottoscrivere e riscattare il capitale su base continuativa, devono comunque essere pronti a bloccare il proprio denaro”, afferma.

L’educazione di distributori e investitori è fondamentale

Secondo Greco, è proprio questo il tassello chiave che non può mancare affinché la democratizzazione dei mercati privati avvenga nelle giuste modalità. Il rischio, avverte, è quello di trasmettere all’investitore finale un’illusione di liquidità di strumenti che, per loro natura, non lo sono. “È importante informare i clienti sugli orizzonti temporali di lungo periodo di questi investimenti e sulla loro intrinseca illiquidità. Garantire una coerenza tra la natura degli asset sottostanti e i termini di investimento offerti è fondamentale, così come ricordare che, anche all’interno dello stesso universo dei mercati privati, alcune asset class risultano più facilmente liquidabili di altre”, afferma.

Greco sottolinea inoltre che porre troppa enfasi sul rendimento offerto dai mercati privati a discapito di altri aspetti associati a questi investimenti può essere fuorviante. Il vero valore degli ELTIF dovrebbe essere spiegato attraverso la lente della diversificazione, per la bassa correlazione dei mercati privati rispetto alle asset class tradizionali e la capacità di proteggere dall’inflazione, grazie alla possibilità di accedere a flussi di reddito più stabili e meno legati al ciclo economico. “Offrono un reddito reale che normalmente non sarebbe accessibile attraverso i mercati pubblici”, prosegue.

Infine, Greco evidenzia un altro punto cruciale: “In questo processo di ampliamento dell’accesso ai mercati privati, l’educazione e la formazione dei consulenti finanziari e dei private banker, a cui spetta il compito di guidare chi si affaccia per la prima volta a questo mondo, sono fondamentali. Tutti i player dell’industria sono chiamati a contribuire alla diffusione di una maggiore consapevolezza sul funzionamento di queste asset class”, spiega.

Il primo ELTIF di J.P. Morgan AM per l’Italia

Dall’inizio di aprile J.P. Morgan AM ha reso disponibile agli investitori italiani il suo primo ELTIF, il JPMorgan ELTIFs Multi-Alternatives Fund. Si tratta di un programma che consente anche agli investitori non professionali l’accesso a un portafoglio multi-asset globale e diversificato nei mercati privati, investendo in una molteplicità di asset alternativi, tra cui attivi reali, immobiliari, private credit e private equity. "Il fondo è supportato dalla nostra comprovata esperienza di oltre 60 anni nella gestione di investimenti alternativi, e da un team di oltre 380 professionisti degli investimenti a livello globale", spiega Greco. "Il portafoglio investe principalmente in infrastrutture, trasporti e real estate, con un focus su attivi non quotati caratterizzati da flussi di cassa resilienti, in grado di generare un reddito stabile. “La filosofia è di offrire rendimenti interessanti corretti per il rischio, con una componente di protezione dall’inflazione e bassa sensibilità al ciclo economico”, prosegue.

Il vantaggio: protezione da un’inflazione più volatile

La protezione dall’inflazione è una caratteristica chiave del fondo. "Negli ultimi anni il mondo è cambiato: gli investitori devono prepararsi a una maggiore volatilità dell’inflazione, che genera correlazioni molto meno stabili tra azioni e obbligazioni. In questo contesto, gli asset reali si dimostrano strumenti molto più efficaci per contrastare gli shock inflazionistici, che riteniamo destinati a diventare più frequenti in futuro”, conclude.