Grehan (Aviva Investors), investire nei mercati emergenti nella crisi del Covid-19

-
Aaron Grehan, Emerging Market Debt Fund Manager, Aviva Investors

Il Covid-19 si è diffuso ormai in ogni parte del globo, anche nei mercati emergenti che in un primo momento sembravano non esser stati toccati stati dalla pandemia. Ad aggravare la situazione di molti di questi Paesi, in special modo dell’America Latina, il crollo del prezzo del petrolio, con pesanti ripercussioni sulle finanze dei paesi produttori della materia prima. In questo scenario, è interessante considerare la view di un gestore che opera nel reddito fisso emergente, Aaron Grehan, deputy head of Emerging Market Debt e portfolio manager EM Hard Currency di Aviva Investors, prestando particolare attenzione all’Emerging Markets Bond fund, prodotto con rating Consistente (C) FundsPeople.

“Gli impatti del Covid-19 variano a seconda del Paese”, spiega Aaron Grehan. “Oltre alle conseguenze umane della pandemia, i mercati emergenti devono affrontare uno shock di crescita globale, un calo significativo dei prezzi delle materie prime e del turismo. Tutto ciò ha causato il più veloce decremento di prezzo degli asset degli Emerging Markets dalla crisi finanziaria globale”, afferma.

Tuttavia in questo scenario di mercato altamente deteriorato, l’abilità di un gestore sta nel riconoscere gli emittenti solidi, che possono beneficiare per primi di una ripresa post-coronavirus. “Gran parte delle vendite sono avvenute senza distinzioni, con poca differenziazione tra gli emittenti con fondamentali solidi e quelli che saranno probabilmente chiamati ad affrontare maggiori sfide, nei mesi a venire. In un contesto simile, è probabile che emergano opportunità interessanti in Paesi meglio posizionati per far fronte a prezzi delle materie prime più bassi, shock di crescita e turismo in calo”, sottolinea Grehan.

La prima differenza è tra i Paesi produttori e consumatori di petrolio, che sono favoriti dal basso costo della materia prima. “Da una prospettiva regionale, le economie asiatiche dovrebbero trarre vantaggio dal calo dei prezzi del petrolio, mentre l'Africa subsahariana presenta un livello limitato di debito da rimborsare nei prossimi cinque anni. In Sud e Centro America, Brasile e Messico saranno probabilmente influenzati negativamente da prezzi più bassi delle commodity e da governi meno capaci o disposti a mettere in atto le politiche pubbliche richieste. Anche Perù e Cile sono esposti a prezzi più bassi delle materie prime: da una parte il loro fabbisogno di finanziamento del debito aumenterà, ma dall’altra presentano fondamentali solidi e dispongono dei necessari ammortizzatori per affrontare queste sfide”, spiega il gestore.

Le strategie di Aviva Investors sugli emergenti

La strategia Emerging Markets Hard Currency Bond è stata lanciata nel 2000, mentre la strategia Emerging Markets Corporate nel 2012. Entrambe puntano a sovraperformare le strategie concorrenti e il benchmark, con una protezione del capitale, in un periodo di tre anni. L’approccio alla gestione delle strategie EMD con valuta forte di Aviva Investors si concentra su tre pilastri fondamentali. Il primo è l’assenza di bias: “riteniamo che esistano opportunità interessanti in tutto l'universo EMD, non solo in quella con rendimenti più elevati. Il nostro approccio considera tutte le opportunità disponibili senza bias di rischio predeterminati”, spiega Grehan. Il secondo è una profonda conoscenza del rischio EM: “i mercati emergenti presentano elevati livelli di rischio idiosincratico e sono caratterizzati da periodi di elevata volatilità. Poiché le metriche tradizionali non riescono a cogliere tali rischi, riteniamo che una profonda comprensione di essi sia fondamentale per garantire risultati superiori ai nostri clienti”, afferma il gestore. Terzo caposaldo il focus sulla costruzione del portafoglio, che per Grehan rappresenta la chiave per offrire ai clienti rendimenti costanti e superiori, corretti per il rischio, in quanto punta a fonti di rendimento diversificate con una costante attenzione alla liquidità. “Infine”, aggiunge il portfolio manager, “è importante sottolineare che sia il nostro stile di gestione che i nostri processi sono sempre rimasti coerenti nel tempo”.

Analisi fondamentale per l’identificazione dei driver di lungo termine

Ad esclusione del 2018, un anno molto complicato per tutte le asset class, il fondo negli ultimi anni ha ottenuto performance consistenti in mercati spesso volatili come quelli emergenti. Secondo Aaron Grehan ciò è dovuto “dall’attenzione nel massimizzare i rendimenti corretti per il rischio, piuttosto che sui rendimenti complessivi. E dall’utilizzo di un approccio che il gestore definisce agnostico dal punto di vista dell'emittente: “Ad esempio, l'universo in valuta forte sovrana comprende circa 73 Paesi, ma la nostra strategia ha sempre e solo un'esposizione a circa due terzi di essi”, dichiara. “L'analisi fondamentale è al centro del nostro processo d’investimento ed è incentrata sull'identificazione dei driver di lungo termine delle economie e dei rendimenti dei Paesi emergenti. Un aspetto della nostra analisi, che sta diventando sempre più importante a seguito del COVID-19, è la comprensione della capacità di un Paese di resistere agli shock esterni senza vedere un rapido deterioramento della qualità del credito e, cosa ancora più importante, la capacità dei governi locali di rispondere in modo appropriato agli shock”, conclude.