Non c’è una regola scritta o un processo standardizzato. Più un’esperienza che, nel corso degli anni, ha portato allo sviluppo interno di un modello di selezione. C’è il tempo delle analisi incrociate, degli studi, dei fondamentali. Poi quello degli incontri vis a vis con la casa di gestione. “Non possiamo limitarci all’analisi quantitativa, che comunque resta fondamentale” dice subito Andrea Guitta, branch manager e gestore patrimoniale della succursale italiana di Pharus Management Lux SA. Insieme a William Trevisan (anche lui gestore patrimoniale) il professionista si occupa della selezione dei fondi nell’ambito appunto della gestione patrimoniale e della consulenza. “Lavoriamo su un database proprietario, un universo di fondi investibili che è piuttosto ricco e articolato. Non si tratta di una somma algebrica delle case con cui siamo abituati a lavorare o con le quali abbiamo contatti più stretti. Il nostro database è stato costruito nel corso del tempo ed è frutto di incontri personali coi gestori ma anche di indagini esplorative, a livello quantitativo, che facciamo almeno un paio di volte l’anno sul mercato europeo dei fondi”, spiega Guitta. Un database, insomma, sempre in aggiornamento che guarda sia ai big player ma anche piccole boutique. “È capitato di incontrare gestori sconosciuti sul mercato italiano. Proprio perché in quel momento quel determinato fondo, poco conosciuto, secondo il nostro database risultava interessante”, continua il manager.
Guitta (Pharus): “Individuare il miglior fondo in assoluto è una chimera”
L’indicatore sintetico può essere un punto di partenza. Anche se non è la risposta definitiva. Guitta, nella sede milanese della società lussemburghese, tira fuori una lista di fondi, con una serie di indicatori ben precisi. “Ogni colonna mostra un parametro specifico: dalla volatility all’efficiency ratio, dallo stile al G-Rating alla consistency, per esempio. Nessuno è un indicatore definitivo ma tutti, nel complesso, offrono la possibilità di fare un identikit della strategia. Questo ci permette, insomma, di scremare fino a trovare i prodotti più interessanti per costruire un portafoglio il più efficiente possibile”. Il lavoro di fund picking, quindi, è fondamentale per arrivare ad ottenere un elenco di strategie più apprezzate. Ma individuare il fondo migliore tra tutti è, e resta, alla fine dei conti, una chimera. “L’algoritmo intelligente ha permesso di ottenere buoni risultati, ma si tratta di un vero e proprio atto di fede. Spesso, infatti, questi processi automatizzati sono delle scatole chiuse: non è possibile capire all’interno della black box da intelligenza artificiale cos’ha determinato quel tipo di risultato”. I numeri, d’altronde, a volte, possono risultare fallaci. Ciascuno ha una propria strada, dei propri criteri, e le contingenze di mercato influiscono, non poco. Di certo, andare a capire, poi, il lato umano delle decisioni di investimento è molto importante.
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L’evoluzione del risparmio gestito ha arricchito ma anche reso più difficile il lavoro di selezione. “Rispetto a 15 anni fa è tutto più complicato. La governance è cambiata. Col passare degli anni la ‘classica’ categoria è cambiata. Oggi troviamo sottocategorie e differenze anche all’interno delle stesse sottocategorie. I prodotti si sono arricchiti di sfumature. Tutto questo complica la scelta, ci sono sempre più aspetti da tenere in considerazione perché il margine di errore si amplia. Ci vogliono più occhi, più algoritmi, più analisi e poi ci sono gli ETF, un’opzione importante per la costruzione del portafoglio. La fioritura di strategie, però, ha anche portato ad una ricchezza impareggiabile dal punto di vista delle scelte gestionali e ci ha permesso di avere un massimo grado di precisione nell’asset allocation: ho più opportunità di avvicinarmi al basket che voglio”.
2/3Nel corso degli anni, per Guitta, ciclicamente i flussi del risparmio gestito sono variati al variare dei cicli di mercato. Oggi, però, il panorama sta cambiando. Negli ultimi tempi sono tornati in auge i fondi alternativi: “non mi sorprende, fa parte del ciclo storico dei mercati. La nostra scelta, però, resta quella di avere una coerenza dei portafogli sottostanti, che prediligiamo. A volte può essere utile inserire un fondo alternativo ma è importante tenere presente che, appunto, i cicli di mercato determinano quali sono le categorie di fondi più interessanti. Finché non c’è una rotazione. Per questo, secondo me, bisogna cercare di attraversare queste fasi e non inseguirle, scegliendo strategie di moda sul momento”. Guardando all’anno appena cominciato, il fund selector indica alcune idee di asset allocation: “non riesco a far a meno del mercato azionario, tanto più che adesso prezzo e valore stanno tornando in linea. Siamo favorevoli al value, ma non rinunciamo totalmente ai titoli growth ad alti multipli. Il quality growth ci piace molto. Guardiamo agli Usa, che restano la nostra pietra angolare, ma quest’anno siamo anche positivi sull’Europa. Stiamo tornando poi a lavorare anche sul fixed income”.
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