Healthcare, l’investimento che fa la differenza

Cervellin
Riccardo Cervellin, amministratore delegato, GAM (Italia) SGR

Tra le conferenze che hanno animato l’edizione di quest’anno del Salone del Rispamio, quella organizzata da GAM Investments ha suscitato notevole interesse per la tematica trattata: l’innovazione come driver del progresso nell’healthcare. Quando si parla di investimenti in salute, infatti, ci si addentra in un campo di analisi particolarmente ampio. Abbiamo, dunque, provato a fare chiarezza con Riccardo Cervellin, amministratore delegato di GAM (Italia) SGR, cercando di capire innanzitutto quanti e quali sono i temi a cui è possibile esporsi tramite un investimento in healthcare.

Epoca di cambiamenti
“Il periodo storico che stiamo vivendo si differenzia dai precedent per la grande velocità con la quale si stanno susseguendo i cambiamenti e per la profonda interrelazione dei mutamenti nei diversi ambiti”, affema Cervellin. “Pensiamo innanzitutto alla demografia: nelle economie avanzate ciò si manifesta nella tendenza all’inversione della piramide demografica. In parole più semplici, l’incidenza degli anziani in seno alla popolazione sta aumentando”. Secondo l’AD della società, la ricaduta nel settore healthcare è evidente: “Da un lato aumenterà l’incidenza delle malattie degenerative, dall’altro, in questi Paesi, aumenterà la spesa media pro-capite destinata alla salute. Verosimilmente, buona parte degli investimenti in ricerca e sviluppo sarà destinata alle malattie della terza età”, commenta.

Un altro aspetto caratterizzante questi tempi è lo sviluppo tecnologico. “Siamo abituati a immaginarlo limitato alla sfera dell’IT, della telefonia e della robotica. In realtà l’healthcare ne ha a sua volta ampiamente beneficiato. Si pensi che il costo sequenziamento del genoma è passato dai 100 milioni di dollari nel 2001 a 10.000 nel 2012 e già nel 2014 era sceso sotto i 1.000 dollari. Ciò apre opportunità in passato inimmaginabili di ‘medicina personalizzata’, ovvero di un approccio alla terapia mirato sul singolo individuo”, continua Cervellin.

Rischi legati all’healthcare

In alcune delle sue declinazioni, come la ricerca medica e farmaceutica, il tema dell’investimento in healthcare espone a vari rischi, tra cui quelli legati ai cambi di regolamentazione nei settori specifici. “In termini generali”, sottolinea l’AD di GAM (Italia) SGR “il settore health-care si presenta come il migliore per profilo rischio-rendimento dal 1990. Nel 2018 è stato uno dei settori che si è comportato meglio, nella prima metà dell’anno gli investitori hanno beneficiato della modalità ‘risk-on’ e dei risultati delle piccole e medie capitalizzazioni”, spiega. “La seconda metà dell’anno si è rivelata negativa per la gran parte delle classi di attivo e nell’healthcare abbiamo assistito alla rotazione verso le grandi società farmaceutiche”.

Come tutte le forme di investimento, anche l’healthcare non sfugge alla regola aurea del ‘monitorare sempre il contesto’. “Bisogna essere sempre pronti a reagire quando la legislazione cambia, in un verso o nell’altro. Un esempio preclaro è stata l’introduzione dell’Obama Care negli Stati Uniti d’America. Il presidio e la gestione di questi rischi avviene diversificando il portafoglio e sfuggendo alla tentazione di concentrarsi sugli aspetti più affascinanti di questo settore (la ricerca e lo sviluppo), lasciando nell’oblio gli aspetti regolamentari”, aggiunge Cervellin.

Supremazia della scienza

La principale idea attorno alla quale è ruotato il dibattito durante la conferenza di GAM Investments al Salone del Risparmio è l’importanza della 'cultura del sì' che si lega inevitabilmente alle decisioni in termini di investimento. “Oggi ognuno si sente in grado - e a volte anche in dovere - di parlare di qualunque cosa. ‘L’ho trovato su Google’ ha sostituito il vecchio ‘me l’ha detto mio cugino’”, sostiene Cervellin. “Noi vogliamo affermare la necessità del ritorno alla razionalità, alla supremazia della scienza e della conoscenza sulla ciarlataneria. Legarla a noi non è difficile, non lo è per i nostri gestori che non prendono decisioni se non basati sui fatti e su attente analisi, non lo è per noi che, consapevoli delle ‘derive della mente’ (i cosiddetti bias), abbiamo adottato un approccio scientifico anche per questi con la lunga e fruttuosa Collaborazione con l’Università di Venezia sui temi della finanza comportamentale”.

“Ribadire con il professor Roberto Burioni, ospite alla nostra conferenza, la ‘cultura del sì’ e il primato del metodo scientifico nel campo medico, è un modo per diffondere cultura finanziaria, perché anche nella gestione del risparmio il metodo è fondamentale. Quando le emozioni prevalgono sul metodo si rischiano danni economici, proprio come quando ci si affida ai ciarlatani anziché alle verità scientifiche, e si mette a repentaglio la possibilità di guarire”, conclude il responsabile.