Nel corso dell’anno anche i più tradizionali porti sicuri hanno sofferto l’estrema volatilità dei mercati alimentata da un nuovo scenario. Gli alternativi sono l’unico strumento di protezione e decorrelazione. Parla Alessandra Manuli, ad di Hedge Invest.
“Siamo contenti che il 2015 si stia rivelando un anno di rimonta nel mondo delle strategie alternative anche in Italia che, a differenza del resto del mondo, ha conosciuto in questo settore un po’ di disaffezione”. A parlare è Alessandra Manuli, ad di Hedge Invest SGR che sottolinea come, in un contesto come quello attuale, gli investimenti alternativi in forma Ucits o in forma hedge “sono l’unico strumento di protezione e decorrelazione”. Del resto, sottolinea, “fino a quando non ci saranno concrete schiarite sul fronte della crescita la volatilità continuerà a essere il denominatore comune di tutte le asset class”.
E aggiunge: “È una scusa del mercato la focalizzazione sui tassi di interesse della Fed. La preoccupazione vera è che la crescita, nonostante la massiccia iniezione di liquidità da parte della banche centrale (meglio conosciuta come quantitative easing, ndr) non sia sufficiente”. Ai mercati, in altre parole, non bastano più gli stimoli monetari, perché adesso l’attenzione “è tutta puntata sui dati macro“, sottolinea la Manuli che, in questa fase, scommette su strategie azionarie long/short (basate sulla selezione di titoli da acquistare o vendere) e global macro (basate sulle previsioni di trend macro) con una predilezione geografica per la zona euro. E non tanto su strategia long only o direzionali. Secondo la manager è questa una fase in cui i mercati vogliono conferme che l’economia si stia effettivamente riprendendo, soprattutto negli Stati Uniti, dove Wall Street è ai massimi storici. Sotto i riflettori, secondo la Manuli, in questo momento sono soprattutto gli indicatori che misurano la robustezza della domanda interna statunitense, cioè consumi e mercato del lavoro.
Poi c’è la Cina. “È un Paese difficile da leggere e quindi il contesto resta molto complesso dato che l’economia del Dragone è il vero punto focale. Ci sono soldi e riserve a disposizione ma le autorità dimostrano di non saper cosa fare”, aggunge. L’esperta tiene a sottolineare che il mercato dei bond ha perso la tradizionale funzione di porto sicuro a cui gli investitori sono abituati. “Il risk reward è cambiato definitivamente e anche su questa asset class si sta vedendo molta volatilità e sono scesi sia i bond governativi sia gli investment grade. I tassi di interesse sono talmente bassi che manca l’interesse da parte degli investitori di posizionarsi lì”, spiega. Ecco che, sul fronte obbligazionario, nemmeno i treasury americani sono più un posto sicuro. “I treasury sono ancora al 2% contro un bund che dà lo 0,6%. Ma la realtà è che i primi potrebbero soffrire dato che la gran parte delle riserve della Cina è in dollari e potrebbero essere vendute sul mercato”, aggiunge.
Hedge Invest mette in evidenza come la volatilità sia aumentata tanto sull'azionario, con una punta ad agosto su livelli che non si vedevano dal 2011 (indice Vix ), quanto sull'obbligazionario (JP Morgan GBI in valuta locale) e sulle materie prime (petrolio). Movimenti bruschi e inattesi si sono visti anche sul cambio euro/franco e dollaro/yuan. “Lo scenario è quindi particolarmente propizio per le strategie alternative”, sottolinea la Manuli, ricordando che i fondi Ucits single manager della casa ad agosto hanno registrato rendimenti compresi fra lo 0,8% e il 4,3% e quelli multimanager hanno contenuto le perdite entro l’1%. Sul fronte delle azioni, “Europa e Giappone sono i mercati che ci piacciono di più. Le valutazioni sono basse e un po’ di correzione c’è già stata. Relativamente parlando, tra USA e Europa, è meglio la seconda (i dati sono marginalmente migliori). Ma se lo scenario dovesse peggiorare, allora sarebbe difficile che l’Europa possa fare bene da sola. Lo stesso dicasi per il Giappone, ancora più influenzato da quanto accade in Cina”.
Hedge Invest è una società indipendente specializzata in prodotti alternativi, gestisce circa 1,5 miliardi di euro divisi tra fondi multimanager e la Sicav formata da 4 compari di gestori single manager.