I buoni rendimenti arrivano da Europa e Giappone. E da Piazza Affari

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Funds People

Gli Stati Uniti restano il leading market, se c’è correzione in America è difficile pensare che il resto del mondo vada dall’altra parte. E sugli emergenti, così come sul reddito fisso, non mancano delle opportunità. Ecco l’asset allocation di AcomeA SGR nelle parole di Giovanni Brambilla, amministratore delegato direttore investimenti.

Com’è la vostra asset allocation oggi?

Continuiamo ad avere i maggiori posizionamenti sulle aree a beneficio delle politiche monetarie e del QE, ovvero su Europa e Giappone mentre gli Stati Uniti questo beneficio lo hanno già avuto e il Paese si sta muovendo verso la riduzione degli effetti della politica monetaria. Le prime due sono aree che, pur con un pò di volatilità, restano interessanti. Mentre sulla parte Usa, è vero che siamo più cauti e che il mercato ha corso molto ma è una parte del mondo che va tenuta sempre in considerazione. Resta il leading market, se c’è correzione sull’America è difficile pensare che il resto del mondo vada dall’altra parte.

E sugli emergenti?

Sugli emergenti non abbiamo una grossa esposizione ma ne abbiamo un pò sulla Cina e in parte sulla Russia e sul Brasile dove ci siamo un pò posizionati negli ultimi mesi. Dal punto di vista dell’equity i corsi azionari hanno stornato molto rispetto ai loro aspetti fondamentali, sia dal punto di vista macro, sia da quello delle aziende. C’è del valore che è inespresso nei prezzi del mercato.
Mentre il fronte del fixed income resta debole. Sull’obbligazionario continuiamo a prediligere le aree emergenti sia per la curva dei tassi su cui ci sono rendimenti interessanti e allettanti (14% di rendimento il Brasile, 7-9% la Turchia, Sudafrica, Russia) in più c’è l’aspetto valutario perché molte di queste valute sono sui minimi storici. 

Il fatto che la Fed rialzerà non è un beneficio per gli emergenti. Come muoversi?

La strategia è: stare molto corti di duration sui Paesi core e fare una sorta di burble strategy (andare a prendersi il rischio dove è pagato) e lì andare anche su rendimenti lunghi. Tipo scadenze 2025 e 2041. E poi, sul fronte corporate, bene gli high yield Usa o quelli rappresentativi dell’economia dei Paesi emergenti (Petrobras…) in euro o in dollari. 

Il rialzo dei tassi della Fed farà così paura ai mercati?

In base a quello che abbiamo studiato sui libri accademici, l’impatto ci sarà nel momento in cui dreni liquidità. Il problema è capire se i prezzi che si hanno oggi impattano già o meno con uno scenario del genere. Non è detto che possano subire ulteriori correzioni. Dipende da come avverrà l’inversione del ciclo dei tassi. Se, come dice un’analisi di Jp Morgan, entro la fine del 2016 i tassi dovessero tornare al 2%, allora potrebbe esserci un impatto. 

E cosa dire dell’Italia?

Stiamo portando avanti una serie di riforme che ci chiedevano e questo fa bene perché è buono agli occhi degli investitori stranieri. Il mercato resta ancora molto interessante e gli investitori istituzionali stranieri non hanno ancora troppa Italia nel loro portafoglio. Sicuramente è un mercato estremamente interessante perché ha potenzialità inespresse significative (basti pensare al sistema bancario che è stato azzerato e ripatrimonializzato). Piazza Affari presenta aree di sottovalutazione ancora interessanti anche se è molto volatile e quindi bisogna essere cauti.