Ecco i rischi con cui devono fare i conti i portafogli di fine anno

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foto flickr: ste pagna, creative commons

Dopo un anno di performance positive i mercati azionari sembrano un po’ più vulnerabili. Per Carlo Benetti, head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, in questi mesi -cruciali per la determinazione dei risultati di fine anno- i portafogli di investimento fanno i conti con cinque rischi, tutti di origine politica. Il primo a cui bisogna prestare particolare attenzione riguarda le tensioni tra Stati Uniti e Corea del Nord. "Nessuno avrebbe immaginato di assistere allo spettacolo di due capi di stato che si insultano senza giri di parole minacciando entrambi di scatenare l’indicibile. Che davvero accada l’impensabile è, appunto, impensabile: i prezzi non ne tengono conto, un rischio incalcolabile diventa di fatto un non-rischio. Molti non ne tengono conto, altri hanno annunciato la riduzione dell’esposizione alle azioni asiatiche. Ma dietro l’apparente follia del leader coreano si nasconde una strategia complessa, che cerca di aprire un solco tra gli Stati Uniti e i suoi alleati dell’area, in primo luogo Corea del Sud e Giappone. La Corea del Nord a sua volta è una pedina nel più complesso gioco tra Stati Uniti e Cina, che non ha interesse a difendere tanto la persona di Kim quanto la continuità del suo regime, prezioso cuscinetto tra i propri confini e l’Occidente".

Il secondo dei rischi è costituito dalla Brexit. "La vicenda si fa sempre più ingarbugliata, se Theresa May cerca una soluzione onorevole, che non rompa del tutto con l’Unione Europea, il ministro degli Esteri Boris Johnson batte i pugni sul tavolo", spiega l'esperto. A Firenze la premier inglese ha parlato di ricerca di soluzioni flessibili e creative respingendo sia la soluzione svizzera che quella canadese, anzi esortando l’Unione Europea a trovare una innovativa 'terza via', tutta britannica. L’opinione pubblica britannica sembra convincersi che l’economia europea è più solida di quella inglese, e che nella negoziazione il partner debole sia proprio il Regno Unito. "Un fallimento nella ricerca di un’intesa sarebbe dannoso anche per l’Unione Europea" ma, scrive l’Independent, “difficile pensare che l’eventualità che non si arrivi ad un accordo faccia deragliare la ripresa dell’Eurozona, l’unione monetaria, semplicemente, non dipende abbastanza dalla Gran Bretagna perché si verifichi questa eventualità”. Intanto è cominciata la riffa sulle probabilità che a ottobre la Bank of England aumenti i tassi di 0,25%. "Se così sarà, due delle principali banche centrali avranno invertito la direzione della politica monetaria, con la Banca Centrale Europea alle prese con la gestione dell’uscita dal Quantitative Easing". Per Benetti questo è il rischio più imprevedibile in quanto "Draghi dovrà gestire l’agenda del tapering tenendo conto delle possibili correzioni di rotta della 'nuova' Federal Reserve, quella che uscirà dalle nomine di Trump, presidente e quattro membri del Board". 

Il terzo rischio è la crisi diplomatica con l’Iran. Trump denuncia l’accordo sul nucleare del 2015 ma si tratta di un accordo internazionale, detto dei 'Cinque più Uno', siglato con l’Iran dai cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con potere di veto (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina) ai quali si è unita la Germania."Minacce prive di una strategia, eppure lo scenario del Medio Oriente è già complicato di suo, con le partite aperte dell’Isis, della Siria e della Turchia (alleato NATO che acquista missili in Russia). E’ un momento
di debolezza per la diplomazia americana, gli errori degli ultimi anni (neppure la Russia zarista ha mai avuto una così forte influenza nella regione) dovrebbero consigliare estrema cautela", commenta l'esperto.

Il quarto rischio è nel cuore dell’Europa, riguarda l’assetto dell’unione monetaria all’indomani delle elezioni tedesche. "Gli entusiasmi per una coalizione 'Giamaica' si stanno dissolvendo come il fumo dell’isola caraibica. La negoziazione sul programma richiederà mesi e nel frattempo Angela Merkel dovrà fare i conti con il dissenso interno, già uscito allo scoperto". Anche la ricca Germania non è priva di contraddizioni, c’è
la Baviera con la disoccupazione al 3,8%, e ci sono i Lander orientali dove supera il 15%. L’Est e l’Ovest della Germania sono ancora separati da un invisibile solco economico sul quale costruiscono il loro successo politico i partiti anti Europa come AfD. La maggioranza degli elettori tedeschi si è dichiarata favorevole a investimenti pubblici e taglio delle tasse. Per gli economisti del Centre for European Reform c’è spazio di risorse e di consenso politico per tali politiche di spesa. Ne beneficerebbero in primo luogo i Paesi dell’Europa Centrale che hanno strettissimi rapporti economici con la Germania. Subito dopo ne avrebbero vantaggio gli altri paesi europei. "Gli effetti di un’eventuale maggior spesa tedesca interpellano anche la banca centrale, un’accelerazione delle performance tedesche costringerebbe la BCE ad accelerare a sua volta la normalizzazione della sua politica. Ma i fenomeni economici e le reazioni che innescano non sono deterministici, la questione è più complicata", avverte il manager.

Il quinti rischio è rappresentato dalla violenta crisi istituzionale in Spagna, dove si sta consumando una dura contrapposizione tra governo centrale e la regione autonoma della Catalogna. Le violenze di domenica 1° ottobre incrinano la credibilità del governo, la stabilità politica e, non ultima, la fiducia dei mercati sul proseguimento delle performance dell’economia spagnola. "Le agenzie di rating, che erano pronte a migliorare il giudizio sul debito, sospendono il giudizio come i teologi moralisti, in attesa di avere ulteriori elementi di valutazione. Tradotto, aspetteranno l’esito del confronto sul referendum e le sue immediate conseguenze sulla stabilità politica del Paese".

Intanto la compiacenza dei mercati continua, una olimpica indifferenza ai focolai di tensione sparsi nel mondo. "Quando i trade sono molto affollati, spesso bastano segnali anche deboli di incertezza per far scappare gli investitori. Chi volesse ridurre l’esposizione alle attività rischiose lo faccia, la questione in questo scorcio d’anno coinvolge più la tranquillità personale che ragionamenti tecnici", conclude Benetti.