I costi dei fondi per i risparmiatori italiani? Ammonterebbero a 8,5 miliardi annui

soldi
foto: Hamza Butt, Creative Commons, Flickr

In Italia i costi annui caricati sui portafogli dei fondi ammontano a circa 8,5 miliardi di euro. Se si riducessero in media all’1 per cento, ciò riporterebbe nelle tasche degli italiani 3,5 miliardi di euro in più l’anno. Roberto Condulmari, socio di Euclidea, non usa mezzi termini nell’analizzare i dati emersi dal primo report annuale sulle performance e sui costi dei prodotti offerti alla clientela retail in Europa, redatto da ESMA lo scorso gennaio. “A nostro giudizio il primo rapporto ESMA suggerisce chiaramente che il risparmio gestito per il segmento retail rappresenta un oligopolio che applica commissioni eccessive, una parte delle quali si possono qualificare come una vera e propria ‘tassa occulta’ ai danni del risparmiatore/consumatore di servizi di risparmio gestito”.

Secondo l’esperto, partendo proprio dalle conclusioni di ESMA, nel periodo 2008-2017 i costi dei prodotti UCITS venduti alla clientela retail in Ue sono rimasti più o meno invariati, risultando pari in media a: 2 per cento annuo per i fondi azionari (che rappresentano 40% dei 4.3 trilioni del campione); 1,8 per cento per i fondi che hanno strategie alternative (percentuale del totale minima); 1,8 per cento per i fondi a strategia mista azionario/obbligazionario (26% del totale); 1,4 per cento per i fondi obbligazionari (28% del totale). “Unica eccezione è stato il ribasso dei costi per i fondi monetari (6% del campione), per i quali si è passati dallo 0,6 per cento annuo del 2008 allo 0,25 per cento nel 2017. Il motivo di questa eccezione è stata la drammatica contrazione dei ritorni che questi fondi hanno dovuto subire per effetto della politica di tassi negativi attuata dalla Bce”, dice Condulmari. “Moltiplicando performance per pesi relativi possiamo determinare come la media ponderata dei costi annui del campione di fondi retail analizzata da ESMA sia stata quindi pari all’ 1,68 per cento annuo. Moltiplicata per i 4,3 trilioni di euro del campione si arriva alla non modica stima di 72,2 miliardi di euro di costi annui caricati sui portafogli dei fondi dall’ecosistema dei gestori”. Non certo una cifra indifferente, che uno dei soci fondatori di Euclidea identifica come ‘tassa occulta’.

La tassa occulta per i risparmiatori italiani

La tecnologia, la normativa (come per esempio la MiFID II), la spinta da parte di alcune società come Vanguard o degli stessi risparmiatori, stanno iniziando a cambiare la situazione, per questo lo stesso Condulmari pensa che questo costo oneroso verrà inesorabilmente ridotto, in Ue e in Italia, come sta già accadendo nel mercato statunitense. “Ridurre, questa tassa occulta può comportare enormi benefici per i risparmiatori”, dice l’esperto. “Solo per fare un esempio: se il costo medio applicato ai 4,3 trilioni di euro di fondi UCITS retail analizzati da ESMA scendesse da 1,68 per cento a 1 per cento annuo, il risparmio annuo per i clienti sarebbe pari a 29 miliardi di euro. Cumulato nei prossimi dieci anni sarebbero 290 miliardi rispetto ai dieci anni passati analizzati da ESMA”.

Da qui emerge anche il dato italiano citato sopra. “Basandoci sui dati Assoreti relativi ai 511 miliardi di euro di risparmio della clientela italiana seguita dai soli promotori finanziari possiamo lanciarci in qualche esercizio di stima”, spiega. “Assumendo – per semplicità – che il costo medio annuo dei prodotti in cui questo risparmio è investito sia pari esattamente alla media Ue dell’1,68 per cento, ne deriviamo circa 8.5 miliardi di euro annui di costi. Assumendo che si possano ridurre all’ 1 per cento riporterebbe nelle tasche degli italiani 3,5 miliardi di euro in più all’anno”.