I fund selector sono molto attenti al fenomeno del greenwashing

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La crescita degli investimenti ESG e dell’importanza del loro ruolo all’interno dei portafogli ha aumentato il rischio di greenwashing, che ha preso inevitabilmente piede anche nell’industria dell’asset management. Tutte le SGR ormai si presentano con una forte esperienza nel mondo della sostenibilità, tuttavia tra l’offrire un fondo SRI ed avere un team di professionisti alle spalle con un expertise pluriennale in questo ambito, c’è di mezzo un abisso. In occasione della tavola rotonda virtuale sugli investimenti ESG i fund selector hanno confermato la loro attenzione a questo fenomeno.

peter-michaelis2__1_La prima domanda da porci è: quante delle decisioni di investimento sono state prese effettivamente sulla base di una view di sostenibilità? “L’evoluzione della gestione sta nell’analizzare l’impatto positivo di ciascuna società in portafoglio, ed essere certi che tutte le aziende selezionate operino in modo trasparente e corretto” commenta Peter Michaelis, head of Sustainable Investing di Liontrust AM. Questa filosofia ha permesso per esempio all’asset manager di evitare le conseguenze derivanti da alcuni scandali scoppiati negli ultimi anni. “Per ogni titolo analizziamo i rischi chiave. Non è possibile conoscere con esattezza cosa succede all’interno delle società, ma si possono comunque individuare i segnali”, spiega l’esperto.

Per esempio nel caso di Wirecard, il gestore spiega che non è mai stato davvero convinto di voler investire in un’azienda che generava la maggior parte dei profitti da clienti operanti nel gioco d’azzardo on line, mentre per Volkswagen era già noto che l’azienda tedesca non si impegnasse tanto per ridurre e controllare le emissioni di CO2 secondo quanto previsto dalla regolamentazione. “Di solito società coinvolte in scandali non hanno avuto particolari problemi nei periodi precedenti all'evento, può accadere quindi facilmente di imbattersi in queste. Tuttavia un’attenta analisi dei fattori ESG e della loro governance può aiutare”. 

Christophe_JoubertSebbene ci sia ormai la corsa a chi offre più prodotti ESG, la normativa che li regola, benché in miglioramento, richiede ulteriori chiarimenti e non copre tutti gli obiettivi sostenibili. Questo potrà tradursi in futuro in performance insoddisfacenti con il conseguente rischio reputazionale per le SGR. “È il fund buyer professionale che deve fare un lavoro accurato di analisi qualitativa per cercare di capire se si tratta di puro marketing o se esistono delle reali valutazioni ESG alla base. I portafogli in cui investiamo noi per esempio devono mostrare una chiara esperienza e massima coerenza tra le valutazioni ESG e la misurazione dei risultati”, afferma Christophe Jaubert, Chief Investment Officer & head of Research Multi-management di Mediolanum International Funds.

“Quando si seleziona un fondo è importante valutare anche il team di analisti ESG, perché se questo tende a cambiare frequentemente è difficile garantire il medesimo processo di investimento”, suggerisce inoltre Michaelis.

Come i fund selector evitano il greenwashing

Essere ESG compliant è diventato un must, che però spesso si traduce in semplici slide all’interno delle presentazioni commerciali. Questo trend è stato in principio la conseguenza di un contesto finanziario ostile, con bassi tassi di interesse in cui i gestori avevano difficoltà nel creare alpha, spingendo gli asset manager a vendere la speranza di un mondo migliore. Ma come superare questi ostacoli della fund selection?

Mauri“Il miglior modo è quello di essere informati sulla cultura societaria, capire bene la composizione del team (numerosità di analisti dedicati ai criteri ESG e anni di esperienza) e poi la regola di sempre: guardare al portafoglio per capire le valutazioni alla base delle scelte e verificarne la coerenza”, spiega Mariachiara Mauri, fund selector di Fideuram Investimenti SGR. “Probabilmente dovremo convivere con il fenomeno di greenwashing per un po’ ma far chiarezza sull’approccio degli asset manager e richiedere trasparenza è l’unico modo per capire a che punto del cammino di conversione ESG si trovano le varie società in cui si investe”, sottolinea la fund buyer.

IMG_Linda_Andreoletti__Pranmerica_SGR_3465_5Secondo Linda Benedetta Andreoletti, portfolio manager di Pramerica SGR, avere specialisti in analisi ESG in tutti i team di gestione può facilitare il lavoro del fund selector e fare davvero la differenza nella valutazione del merito di sostenibilità di un fondo, grazie a una condivisione di competenze specifiche dei rischi e delle opportunità ESG in tutte le classi di attivo.

Photo_Inzeo_copiaOccorre analizzare l’asset manager a 360 gradi per capire il suo reale impegno nella sostenibilità, in questo i report di engagement possono aiutare”, sostiene Michele Inzeo, head of Mutual Funds di Deutsche Bank. La banca tedesca si affida ad una tassonomia ben definita e a centri indipendenti di fund selection, in modo da favorire la condivisione delle informazioni a disposizione e consentire una maggiore verifica dei dati.

Foto_AndreaFlorioIl rischio di greenwashing nell’industria dell’asset management è rilevante, in vista della forte crescita di prodotti ESG/Sostenibili. “Riteniamo che analizzare solamente il portafoglio di un fondo non sia abbastanza, poiché significherebbe basarsi esclusivamente sui rating di sostenibilità (che non sono completamente omogenei tra di loro), essere esposti a forti bias geografici, e non tenere in considerazione aspetti fondamentali della strategia come per esempio l'engagement” afferma Andrea Florio, head of Market Intelligence di Banca Generali. “La soluzione migliore è quella di combinare dati esterni con quelli interni, verificando l’aderenza della singola strategia ai principi di sostenibilità nel lungo termine”, conclude l’esperto.