I gestori aumentano la liquidità per far fronte alle tensioni geopolitiche e al rialzo dei tassi

Andrea Enriquez Cousino, Unsplash.

Il sentiment degli investitori inizia a farsi più cupo. I gestori dei fondi hanno aumentato la loro liquidità e ridotto il loro sovrappeso in azioni in risposta ai timori relativi a un rialzo dei tassi e alle tensioni geopolitiche. È questo il contesto che emerge dall'ultima Fund Manager Survey di BofA relativi al mese di febbraio.

Con il cambio di direzione della politica monetaria si è già assistito a un aumento della volatilità sull'azionario che poi è stata scontata dai mercati. Al momento però è entrata in scena una rinnovata tensione geopolitica. È un rischio che ha raggiunto il precedente picco di gennaio 2020 a causa dell'intensificarsi dei colloqui tra Russia e Ucraina. Solo la scorsa settimana questo è stato citato dai gestori come il quinto più grande rischio per i mercati.

Indagine sui gestori di fondi febbraio 2022, i gestori aumentano la loro liquidità di fronte all'escalation delle tensioni geopolitiche e ai rialzi dei tassi

Un bel cambio di tono rispetto al rinnovato ottimismo che emergeva dall'indagine di gennaio, non si tratta però di un pessimismo estremo. In effetti, solo il 30% degli investitori vede un mercato ribassista nell'azionario durante il 2022.

Cambiamenti nei portafogli

Questo sentiment "misto" si riflette anche nel posizionamento del portafoglio. I gestori restano abbastanza esposti ai settori ciclici. In realtà, sono azioni cicliche lunghe e liquidità. In termini assoluti, i maggiori sovrappesi si trovano in settori molto ciclici come ad esempio il bancario, energetico, materie prime. Al contrario, le maggiori sottoponderazioni riguardano il reddito fisso, i titoli statunitensi e il settore tecnologico.

Indagine sui gestori di fondi febbraio 2022, i gestori aumentano la loro liquidità di fronte all'escalation delle tensioni geopolitiche e ai rialzi dei tassi

In effetti, i portafogli dei gestori si sono posizionati in modo ancora più ciclico, se possibile. Lo si vede nel grafico relativo alle variazioni mensili nel posizionamento da parte dei gestori di fondi. Aumenta l'esposizione ai mercati emergenti, all'energia, alle azioni britanniche e ai beni di prima necessità. Come detto prima, i gestori hanno ridotto le posizioni nelle azioni del mercato azionario statunitense, tecnologico e industriale.

Indagine sui gestori di fondi febbraio 2022, i gestori aumentano la loro liquidità di fronte all'escalation delle tensioni geopolitiche e ai rialzi dei tassi

Pertanto, l'allocazione netta al settore tecnologico è scesa ai minimi di agosto 2006. I flussi di denaro si sono spostati verso il settore energetico, dove l'allocazione netta è rimbalzata al 26%, il suo massimo da marzo 2012.

Lo scenario di base nel reddito fisso: un appiattimento della curva

I timori degli investitori si mostrano con più evidenza nel reddito fisso. Come illustra il grafico seguente, la percentuale di gestori che temono per una curva più piatta è salita alle stelle. È lo scenario di base del 41% dei professionisti, il consenso più alto da febbraio 2005. Pertanto, il rischio di cambio, secondo i gestori, è quello che mina maggiormente la stabilità dei mercati finanziari.

Indagine sui gestori di fondi febbraio 2022, i gestori aumentano la loro liquidità di fronte all'escalation delle tensioni geopolitiche e ai rialzi dei tassi

Questo scenario deriva inoltre dalle aspettative circa le prossime mosse della Federal Reserve. Il consenso ora prevede quattro rialzi dei tassi nel 2022. Ma la media dei gestori intervistati nel sondaggio parla addirittura di cinque aumenti, altri ancora ne attendono sei. Inoltre è bene considerare che queste evidenze sono state raccolte prima rispetto alla pubblicazione dell'indice dei prezzi al consumo pubblicato il ​​10 febbraio scorso negli Stati Uniti.

Le previsioni macroeconomiche dei gestori stanno dunque peggiorando. Dopo un piccolo rimbalzo nel Fund Manager Survey del mese scorso, la percentuale di gestori che ritiene che l'economia globale migliorerà nei prossimi 12 mesi è tornata in negativo. Detto questo, solo il 12% vede una recessione. Pertanto, gli intervistati sono divisi quasi per il 50% tra coloro che ritengono di essere nel mezzo del ciclo economico e quelli che pensano che questa sia già la fase finale del ciclo.