I numeri della previdenza complementare in Italia

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Micheile Henderson, Unsplash

In Italia crescono le adesioni alla previdenza complementare. A dirlo è la COVIP, la Commissione di vigilanza sui fondi pensioni, che di recente ha pubblicato un documento contenente i principali dati statistici a riguardo. Nello specifico, la crescita nel 2019 è stata di 393.000 unità (vale a dire, un 4,5%). Alla fine dello scorso anno, quindi, il numero delle posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari (si includono anche le posizioni relative a coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme) si attesta a 9,133 milioni per un totale di 8,310 milioni di iscritti.

I fondi negoziali registrano 159.000 posizioni in più (5,3%), portandone il totale a fine dicembre a 3,161 milioni. Tuttavia, gran parte della crescita, sottolineano dalla COVIP, è appannaggio dei 10 fondi per i quali operano meccanismi di adesione contrattuale: il fondo rivolto ai lavoratori del settore edile ha avuto l’incremento maggiore, seguito a distanza dal fondo territoriale per i lavoratori del Veneto e dal fondo destinato ai dipendenti pubblici (per il quale, però, le adesioni rimangono modeste rispetto alla platea potenziale).

Nelle forme pensionistiche di mercato, si legge ancora nel documento, i fondi aperti contano 1,551 milioni di posizioni, crescendo di 89.000 unità (6,1%) rispetto alla fine dell’anno precedente. Nei PIP “nuovi”, il totale delle posizioni è di 3,419 milioni; la crescita annua è stata di 144.000 unità per un tasso di variazione (4,4 per cento) che segna un rallentamento rispetto agli anni precedenti. Nei fondi preesistenti le posizioni all’ultima rilevazione disponibile, risalente alla fine di settembre, erano 652.000.

Risorse in gestione

A fine dicembre, le risorse complessivamente destinate alle prestazioni ammontano a 184,2 miliardi di euro (il dato, precisano dalla Commissione, non tiene conto delle variazioni nell’anno 2019 dei PIP ‘vecchi’). Il patrimonio dei fondi negoziali, pari a 56,1 miliardi di euro, risulta in crescita dell’11,4% rispetto a fine 2018 mentre le risorse accumulate presso i fondi aperti corrispondono a 22,8 miliardi e i PIP ‘nuovi’ totalizzano 35,6 miliardi. L’aumento nell’anno è stato, rispettivamente, del 16,4% e del 15,8%. Secondo i dati dell’ultima rilevazione disponibile (a fine di settembre), le risorse di pertinenza dei fondi preesistenti erano pari a 63 miliardi.

I rendimenti

Complice un clima positivo per i mercati finanziari, il 2019, per le forme pensionistiche complementari i rendimenti medi di periodo sono stati positivi per tutte le forme e tipologie di comparto. Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i fondi negoziali hanno guadagnato il 7,2% rispetto all’8,3% e al 12,2% dei fondi aperti e PIP di ramo III. Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dal flusso cedolare incassato sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,7%.

I rendimenti del 2019, sottolinea la COVIP, consolidano ulteriormente quelli registrati nel decennio precedente, orizzonte più proprio per valutare il risparmio previdenziale. Nel periodo da inizio 2010 a fine dicembre 2019 (10 anni), il rendimento medio annuo composto è risultato pari al 3,6% per i fondi negoziali, al 3,8% per i fondi aperti e al 3,8% per i PIP di ramo III, al 2,6% per le gestioni separate di ramo I. Nello stesso periodo, la rivalutazione media annua composta del TFR è stata pari al 2%.