I piani di Notz Stucki all'ombra della Madonnina

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Dicono di rivolgersi ad un pubblico di intenditori. E in Italia (dalla nuova filiale di Milano) nello specifico alla clientela private, in particolare quella degli HNWI, che puntano ad una reale diversificazione del portafoglio. “L’indipendenza che ci caratterizza dal 1964, l’applicazione di commissioni di gestione competitive e la selezione alla base che tratteggia l’intero approccio rendono probabilmente interessanti i nostri servizi a tutto il mondo private e istituzionale”, spiega subito Giacomo Calef, country head per l’Italia di Notz Stucki. Fondato a Ginevra, il Gruppo Notz Stucki è una delle società di asset management che di recente hanno deciso di sbarcare sul mercato italiano. Indipendenti, con sedi in tutto il mondo e 10 miliardi di euro di asset in gestione, come dice Calef la presenza a Milano rappresenta “un segnale forte della nostra volontà di servire al meglio la clientela italiana, che storicamente assistiamo già da più di quarant’anni dalla sede centrale”.

La SGR meneghina, infatti, è una succursale di Notz Stucki Europa ed è autorizzata ai servizi di consulenza e gestione da parte di Bankitalia. “L’80% della nostra clientela è europea e gli italiani costituiscono da sempre una nutrita rappresentanza: sono generalmente imprenditori, professionisti, ereditieri (in alcuni casi siamo ormai arrivati alla terza generazione) ai quali offriamo l’accesso ai migliori talenti mondiali nella gestione attraverso un’ampia gamma di servizi partendo da tre aree di attività: wealth management (mandati discrezionali e consulenza), asset management (fondi Notz Stucki e consulenza su fondi di terzi) e fund engineering (servizi di management company per terzi e personalizzazione di fondi)”, afferma il responsabile. “Crediamo che l’implementazione della normativa MiFID II e le prime rendicontazioni ai clienti possano favorire chi sia in grado di offrire anche una maggiore trasparenza sui costi applicati”.

Non solo. L’asset manager ha in mente anche di fare acquisti. Di mira ci sono alcune SIM o SGR con dimensioni non più sufficienti a coprire i costi che la regolamentazione sta via via accrescendo. “In Italia puntiamo principalmente a far conoscere il nostro modello, incentrato sulla ricerca dei migliori talenti mondiali di gestione di attivi. Tale approccio viene declinato sia sul nostro servizio di wealth management, rivolto alla clientela privata, che sull’asset management, principalmente a servizio della clientela istituzionale”, aggiunge l’esperto. “L’indipendenza è un concetto che spesso viene portato come punto di forza, e credo che nel nostro caso ciò che ci contraddistingue ulteriormente sia l’allineamento degli interessi con quello dei nostri clienti, che rappresentano la nostra unica fonte di reddito. Per altro noi stessi siamo i primi ad investire negli strumenti che ricerchiamo per la nostra clientela privata ed istituzionale. Questa indipendenza è essenziale agli occhi di tutti i partner e lo rimarrà anche in futuro”.

Al via un fondo sul lusso

Il primo prodotto lanciato da Notz Stucki sul mercato è un fondo sul luxury. Una scelta dettata da un trend in continua crescita che “ci aspettiamo possa proseguire nei prossimi mesi”, afferma il country head. Soprattutto per due fattori: “la volontà di alcuni gruppi del lusso di fare shopping di piccole/medie società e la crescita dei profitti delle aziende di questo settore, profitti trainati principalmente dai consumi dei Millennials. Un fondo con una gestione attiva come il DGC Franck Muller Luxury fund ha la possibilità di trovare nel mercato delle ‘perle’, fuori dai radar degli ETF, grazie ad un’approfondita analisi quantitativa e qualitativa delle aziende quotate”. In realtà Notz Stucki, ormai da tanti anni, gestisce vari fondi tematici e non, sia UCITS che alternativi, “come per esempio il DGC Convertible & Credit, il Notz Stucki Raymond James Strong Buy Selection, il Notz Stucki Emerging Markets & Macro (che al 30/09 presenta una performance positiva dell’1,35% contro l’MSCI Emerging Market a -8.15%) e tanti altri per un totale di una ventina di fondi”.