I PIR mettono il turbo alle small cap e mid cap italiane

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Funds People

Da inizio anno, le piccole e medie aziende italiane hanno vissuto un energico rally sui mercati, sovraperformando nettamente le imprese nazionali ed europee a maggior capitalizzazione. Il FTSE Italia Mid Cap e il FTSE Italia Small Cap hanno registrato rispettivamente una performance del 25,2% e del 24,1% da gennaio 2017. Nello stesso periodo, il principale indice azionario italiano, il FTSE MIB, è cresciuto soltanto dell'11,7%, un rendimento analogo a quello dell'indice Euro Stoxx 50 che include le 50 società europee a più alta capitalizzazione. L’indice MSCI Small Cap Europe (composto per il 7% da titoli di aziende italiane) ha guadagnato il 12% da inizio 2017 contro il 7% registrato dall’indice MSCI Large Cap Europe. 

 

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Fonte: Bloomberg

"Sebbene uno dei punti deboli dei titoli a piccola e media capitalizzazione sia legato alla minore liquidità e maggiore volatilità rispetto a quella delle società ad elevata capitalizzazione, negli ultimi mesi è opportuno rilevare che oltre alle perfomance, anche la liquidità delle mid e small cap italiane è nettamente migliorata", spiega Giacomo Tilotta, gestore di AcomeA. Calcolando il prodotto tra i volumi medi e i prezzi medi di scambio, negli ultimi tre mesi lo stock di liquidità è aumentato del 33%, per le Mid cap, e del 71%, per le Small cap, rispetto ai valori ad un anno. "E’ evidente che l’introduzione dei Piani individuali di risparmio (PIR) stia incrementando l’interesse degli investitori verso le small e mid-cap italiane", commenta. L’obiettivo di questo nuovo schema fiscale è quello di incentivare il risparmio a medio-lungo termine attraverso benefici fiscali e di canalizzarlo verso l’economia reale del Paese, garantendo alle PMI nostrane un canale di finanziamento alternativo a quello bancario.

Come ormai noto, uno dei requisiti dei PIR è quello di investire almeno il 21% del portafoglio in titoli italiani non facenti parte del FTSE MIB.  Secondo le ricerche condotte da più analisti finanziari, si prevede che entro i prossimi cinque anni, la raccolta dei PIR potrebbe raggiungere circa 45 miliardi di euro, ben oltre le stime del governo ferme a 18 miliardi. Tale afflusso potrà confluire nelle società a media e piccola e media capitalizzazione sia nella sua componente obbligazionaria sia azionaria, con stime di ripartizione nell’ordine dell’80% e del 20% tra le due componenti. "Se i flussi dovessero raggiungere questi livelli, aiuterebbero non soltanto a incrementare la crescita delle aziende italiane nel medio lungo periodo ma anche a ridurre la loro dipendenza dal credito bancario.

Ma cosa dicono i fondamentali?

"Soltanto sei mesi fa, le piccole e medie aziende italiane ed europee non avevano particolare appeal tra gli investitori. Si temeva infatti che in caso di una crisi politica dell’area euro, questi titoli avrebbero potuto subire le maggiori conseguenze sia in termini di liquidità che di volatilità. In una fase in cui il rischio politico sembra ormai essersi placato, le small e mid cap italiane hanno messo a segno un vivace recupero", spiega Tilotta.  Al di là delle perfomance sui mercati finanziari, segnali positivi provengono anche da alcuni indicatori macroeconomici. Nel mese di aprile 2017 l’indice PMI del settore terziario italiano è salito a 56,2, un valore ben al di sopra del precedente (52,9) e delle aspettative di mercato di (53,5). Markit, la società che sviluppa l’indice, ha evidenziato che si tratta del più forte rialzo da agosto 2007 e che il principale fattore di crescita è legato ad un aumento della domanda di nuovi ordini. Anche l’indice PMI dell’attività manifatturiera ha registrato il valore più elevato dal 2011, sostenuto principalmente da un rialzo della produzione e dell’occupazione. 

 

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Per il gestore "la strategia del fondo AcomeA Patrimonio Esente per la componente azionaria, è improntata nel rispetto dello stile value che caratterizza il nostro stile di gestione, e quindi rivolta alla ricerca di quelle società che presentano delle valutazioni interessanti e prezzi che non rispecchiano tutto il potenziale di crescita. La selettività nelle scelte di investimento, specie in questa fase in cui gli le società appartenenti alla categoria di media e piccola capitalizzazione hanno registrato delle performance molto positive, costituirà un requisito importante nel processo di investimento. Per il fondo AcomeA Italia, alla stessa maniera si cercherà di mantenere l’esposizione a questo comparto cercando, attraverso una gestione dinamica delle posizioni in essere, di operare gli opportuni ribilanciamenti volti a cogliere le occasioni, di vendita e di acquisto, che il mercato potrà presentare".