I risparmiatori italiani capiscono il linguaggio della finanza?

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Tutto il mese di ottobre sarà dedicato all’educazione finanziaria. In occasione dell’evento a Roma di Ascofind “Il contributo della consulenza all’educazione finanziaria degli investitori” è stato approfondito il tema formazione e comunicazione lungo tutta la catena dell’industria del risparmio gestito. A partire dalla casa prodotto che ha l’obbligo di produrre una documentazione chiara, al consulente finanziario che deve riuscire a trasmettere le informazioni al cliente finale e assicurarsi che le comprenda.

Ad aprire le danze è stata Magda Bianco, capo del Servizio Tutela dei clienti e antiriciclaggio della Banca d'Italia, Membro del Comitato Edufin: “l’educazione finanziaria è molto importante perché contribuisce a ridurre le diseguaglianze e aiuta il benessere finanziario nel suo complesso”, spiega. I giovani risparmiatori italiani, al contrario di quello che si pensa, hanno un’educazione finanziaria che è nella media europea secondo i dati OCSE. "Siamo il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda la popolazione adulta". Nadia Linciano, ufficio Studi Economici della Consob specifica che non è importante solo avere le conoscenze in materia di risparmio, ma bisogna anche saperle applicare. “In Italia gli strumenti più conosciuti sono ancora i buoni fruttiferi postali, i Titoli di Stato e i fondi pensione”. La bassa cultura finanziaria gioca a favore della consulenza. “I risparmiatori italiani si fidano del proprio consulente che ha la capacità di leggere e comprendere i prospetti informativi”.

Maurizio Agazzi, direttore Fondo Pensione Cometa, sottolinea l’importanza del rapporto di fiducia che il consulente crea con il risparmiatore. “Il ruolo del consulente è avvicinare il risparmiatore alla finanza. Solo attraverso un sistema chiaro e affidabile, gli italiani potranno avere fiducia nel mondo degli investimenti”. Massimo Scolari, presidente Ascofind, ricorda che è stata proprio la consulenza a portare l’educazione finanziaria nelle case degli italiani. “Non bisogna dimenticarsi che il consulente deve essere funzionale al mercato”, dice Maurizio Bufi, presidente Anasf. “Affinchè il consulente sia portatore sano di educazione finanziaria deve essere trasparente e avere la responsabilità nei confronti delle esigenze della clientela. Deve essere sicuro che il cliente abbia compreso fino in fondo ciò che gli viene consigliato”. 

Marco Deroma, presidente Efpa Italia, precisa che c'è uno stretto legame tra educazione finanziaria e conoscenza. “Il consulente non solo deve essere costantemente aggiornato, ma anche deve riuscire a trasmettere le sue conoscenze al cliente. C’è un legame diretto tra crescita della cultura finanziaria dei risparmiatori e le capacità relazionali del consulente finanziario”, conclude Deroma.