Il 30% dei lavoratori italiani sceglie i fondi pensione

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foto: autor Stefano Mortellaro, Flickr, creative commons

Alla fine del 2014 gli aderenti alle forme pensionistiche complementari erano 6,5 milioni, il 29,4% degli occupati, una crescita in termini di adesioni del +5,4% rispetto al 2013 e del +12% sul fronte patrimoniale. A fine 2013 le attività complessivamente detenute dagli enti di previdenza dei professionisti ammontavano a 66 miliardi di euro. La scelta dei fondi pensione segue solo l’investimento immobiliare, che rimane la prima scelta per i lavoratori del Bel Paese. Nel complesso il patrimonio delle forme pensionistiche complementari ha raggiunto 131 miliardi di euro, pari all’8,1% del PIL ed il 3,3% delle attività finanziarie delle famiglie

È quanto emerge dalla relazione annuale della Covip che da 20 anni fornisce il quadro della sua attività e dell’evoluzione dei settori in cui esercita il proprio mandato istituzionale. Tra i dati di rilievo anche quello relativo agli effetti del protrarsi della crisi economica: 1,6 milioni di lavoratori hanno sospeso i versamenti. I fondi negoziali sono arrivati a quota 1,9 milioni di aderenti, con oltre un milione di nuove aperture. Continua a crescere l’adesione ai Piani individuali di previdenza (PIP), che hanno superato i 2,4 milioni di aderenti, e quella ai fondi aperti: "La crescita degli aderenti al sistema (+5,4%) è il risultato dell’incremento delle adesioni individuali a PIP e fondi pensione aperti e ha riguardato tutte le categorie di lavoratori", si legge nella considerazioni del presidente Massicci. Nel 2014, "sono stati raccolti contributi per 13 miliardi, 600 milioni in più rispetto al 2013: dei contributi versati 5,3 miliardi provengono da flussi di TFR , di cui l’82% confluisce nei fondi pensione negoziali e preesistenti".

Rendimenti

Nel 2014 le forme pensionistiche hanno riportato rendimenti positivi, beneficiando del buon andamento dei principali mercati finanziari, sostenuti dalle politiche monetarie fortemente espansive e dalle migliorate condizioni dell’economia globale, pur in presenza di situazioni disomogenee. Al netto della fiscalità e dei costi di gestione, i fondi pensione negoziali e quelli aperti hanno ottenuto in media rendimenti pari, rispettivamente, al 7,3 e al 7,5%; i PIP “nuovi” di ramo III hanno guadagnato il 6,8%; quelli di ramo I il 2,9%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR, al netto dell’imposta sostitutiva, si è attestata all’1,3%. Prendendo a riferimento un orizzonte più ampio, il rendimento medio annuo negli ultimi cinque anni si è attestato al 4,8% per i fondi negoziali e al 5,2%; per i PIP è stato pari al 4,9% per i prodotti di ramo III e al 3,2% per le gestioni separate di ramo I. Nello stesso periodo, il tasso di rivalutazione del TFR è stato del 2,4%.

Fonte: Covip.