La previdenza complementare viaggia a due velocità. Indietro restano donne, giovani e forze lavoro del Sud Italia. Le considerazioni della stessa Commissione e le proposte di Assofondipensione e Assoprevidenza.
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Un sistema previdenziale caratterizzato da un “fondamentale dualismo”. È la considerazione che emerge sia dai dati presentati da Covip lo scorso 19 giugno sul sistema pensionistico italiano, sia dal discorso di Francesca Balzani, presidente facente funzione della Commissione di vigilanza. Il sistema, sottolinea, “accoglie prevalentemente uomini, di età matura, residenti nel Nord del Paese, inseriti in imprese ragionevolmente più solide e in grado di dare continuità ai flussi di finanziamento”. La “fragilità delle condizioni di occupazione”, si riflette dunque sull’accesso alla previdenza complementare di donne, giovani, lavoratrici e lavoratori del Sud Italia.
Un percorso a due velocità ma da cui emerge, nel complesso e come sottolineato dagli stessi dati, un progressivo miglioramento delle condizioni della previdenza complementare, che a fine 2023 vede 9,6 milioni di iscritti (il 3,7% in più rispetto al 31 dicembre 2022) con un’incidenza percentuale del 36,9% sul totale della forza lavoro italiana.
E mentre la stessa Covip avanza la necessità di una “adeguata strutturazione del sistema previdenziale su più pilastri (…) per mitigare i rischi specifici che interessano il sistema pensionistico di base e per aumentare la probabilità di conseguire prestazioni previdenziali nel complesso più elevate”, la “sfida dell’inclusione” riguarda, come detto, donne e giovani, oltre alla popolazione lavorativa delle aree meridionali del Paese. Da qui la proposta di interventi “di manutenzione evolutiva” a partire da una rimodulazione dei benefici fiscali (la deducibilità fiscale è ancora ferma a 5.164,57 euro) con la proposta di una “contribuzione di ingresso” nelle prime fasi lavorative. Ma anche le misure “volte a rafforzare il processo di accumulazione delle risorse”.
Un bonus per l’ingresso dei giovani
Già lo scorso aprile, in occasione dell’assemblea di Assofondipensione, Balzani aveva esposto alla platea presente a Roma la proposta di un “bonus per favorire chi non ha reddito capiente a entrare nel prezioso sistema della previdenza complementare”. All’epoca la presidente f.f. aveva infatti ventilato l’opportunità di “uno strumento pubblico che agganci i giovani e li spinga a entrare nel sistema previdenziale”. Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, interrogato sul punto da FundsPeople richiama, insieme ai dati di Covip, quelli presentati di recente nel bilancio Inps, dati che testimoniano come “le sfide inedite rispetto al passato che il nostro Paese sta affrontando, quali la decrescita demografica, il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento delle disuguaglianze sociali e il conseguente aumento della domanda di servizi di welfare sempre più complessi”, rendano necessari “interventi, di natura legislativa o contrattuale, in grado di dare con urgenza e in un’ottica di lungo termine, un migliore assetto al sistema”.
Secondo il presidente, la scelta di affidare la tutela previdenziale delle generazioni future “a un mix di previdenza obbligatoria, finanziata a ripartizione (il cosiddetto I pilastro basato sul principio della solidarietà intergenerazionale) e di previdenza privata a capitalizzazione (il II pilastro dove ciascuno ‘pensa per sé’) corrisponde a un’esigenza strategica di fondo”. Per questo motivo, è necessario “rendere la previdenza complementare accessibile a tutti i lavoratori, soprattutto ai giovani e ai lavoratori precari che, di fatto, hanno bassissimi livelli di adesioni ai fondi e diventa determinante approntare le giuste azioni a favore della fascia più giovane della popolazione e delle donne”.
Richiamando i numeri esposti da Covip, infatti, sebbene si assista a un lieve incremento nel 2023 di risparmiatori “under 34”, passati da 17,6% nel 2019 al 19,3% del 2023 (+1,7%), il dato, come fa notare anche Maggi, è ancora carente per quanto riguarda la popolazione femminile con differenza maggiori nei fondi negoziali, che vedono una proporzione di donne del 27,3%, pari a quella rilevata nel 2022 e negli anni precedenti, mentre raggiungono il 42,6% nei fondi aperti e il 46,6% nei PIP. La stessa presidente f.f. nelle considerazioni indica che “esse costituiscono il 38,3% del totale, percentuale invariata rispetto a cinque anni prima”.
Maggi: ponderare il modello strutturale
Maggi torna poi sul tema della “strutturazione del sistema” e indica la necessità di “ben ponderare quali siano le risorse da utilizzare allo scopo e il modello strutturale da prendere a riferimento, per evitare i risultati che hanno penalizzato l’adesione per via generalizzata con il cosiddetto ‘contributo contrattuale’”. Un elemento importante è senz’altro quello fiscale: “Negli ultimi anni la tassazione sui rendimenti ottenuti dai fondi pensione è stata incrementata – afferma Maggi –, trascurando l’importante funzione previdenziale e sociale che questi Enti svolgono e favorendo, al contrario, altre tipologie di risparmio”. La proposta è ancora quella di una “revisione della disciplina fiscale del secondo pilastro, attraverso la riduzione del prelievo fiscale sostitutivo sui rendimenti degli investimenti nei fondi pensione (attualmente del 20%), il superamento del criterio del pro-rata nella tassazione delle prestazioni (come già avvenuto per la Rendita integrativa temporanea anticipata) e va, sicuramente e come sosteniamo da tempo, abbandonata la tassazione dei rendimenti sul ‘maturato’ in favore del criterio del ‘realizzato’”. La stessa Covip, d’altronde, vede di buon occhio il passaggio del sistema di tassazione dei rendimenti conseguiti dai fondi pensione dal risultato maturato al risultato realizzato, come previsto dalla delega per la riforma fiscale, in corso di attuazione.
Corbello: istituire coperture di LTC
Altro tema sentito dal settore (e richiamato in più occasioni) è quello legato alla necessità di una polizza sanitaria da affiancare a quella pensionistica e alla scarsa capacità di risparmio degli italiani in tema previdenziale. Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, a margine della Relazione Annuale sottolinea come si abbia conferma della “sussistenza di numerose posizioni individuali di modesto ammontare, tanto nelle forme di mercato (per abbandono contributivo) quanto nei fondi di origine collettiva (adesioni contrattuali che rimangono tali)”. La proposta di Corbello è legata a un’azione proattiva da parte delle stesse entità operanti nella previdenza complementare: “La mia proposta è che tutti i fondi siano tenuti a dare avviso agli aderenti della ‘inidoneità previdenziale’ delle posizioni di infimo ammontare”. In questa proposta si inserisce anche la tematica sanitaria: “Propongo altresì che le fonti istitutive indichino ai fondi pensione destinatari di adesioni contrattuali l'opportunità di istituire coperture di LTC per tutti i componenti del bacino di utenza di quei fondi”.
Rivedere le linee garantite
Un ultimo elemento rimanda aelle linee cosiddette “garantite”. Anche nelle considerazioni della presidente Covip si mette in discussione, “l’attualità della scelta operata nel 2005, che individuava la cosiddetta linea di default per il conferimento del TFR da parte dei lavoratori silenti in una linea assistita da una garanzia comparabile al tasso di rivalutazione del TFR. Invero, una pluralità di elementi (e di diversa natura) portano oggi a ritenere tale scelta non ottimale”. Su questo punto anche Maggi propone il “ricorso a meccanismi life-cycle, in grado di ottimizzare l’esposizione al rischio nell’orizzonte temporale proprio di ciascun aderente, così come l’opportunità di ripensare alla disciplina dei comparti garantiti, in considerazione della debolezza manifestata dal sistema nel dover assicurare gestioni garantite aventi caratteristiche strutturali predeterminate”. La scarsa efficienza dei comparti garantiti, d’altronde, è confermata dalla rilevazione statistica sul primo trimestre di quest’anno, che indica come da una valutazione sull’arco di dieci anni, orizzonte temporale “più coerente con le finalità del risparmio previdenziale”, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si portano tra 4,5 e 5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche, tra il 2 e il 3% per i comparti bilanciati, e rendimenti medi vicini allo zero per le linee garantite e obbligazionarie. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4 per cento.