Il futuro ESG degli asset manager è ora

La pandemia ha accresciuto le attenzioni verso tematiche sostenibili, quali il riscaldamento globale, la carenza delle risorse o le ingiustizie sociali. Questo fenomeno era però già in atto in Europa, grazie alla forte spinta data dal Green Deal, un percorso normativo che trainerà sempre più risorse verso società partecipi e attive nella transizione energetica. Il mondo dell’asset management non è rimasto a guardare, ma ha preso consapevolezza dell’importanza di investire in maniera sostenibile e responsabile. La domanda e l’offerta di investimenti ESG è cresciuta esponenzialmente nel corso dell’ultimo anno. Morningstar, infatti, ha stimato in Europa 233 miliardi di euro in masse gestite tra fondi ed ETF e ha calcolato 505 nuovi prodotti. Abbiamo chiesto l’opinione di alcuni player del settore, in occasione di una tavola rotonda virtuale.

I numeri parlano chiaro, gli operatori dell’asset management sono i principali attori di questo cambiamento. Ne è una prova BNP Paribas Asset Management, che ha fatto suo il motto “future maker”, per essere sempre più attiva in questo percorso di sostenibilità. “Nel 2019 abbiamo pubblicato la nostra nuova global sustainability strategy per dare evidenza e chiarezza di ciò che avevamo fatto e per porci ulteriori obiettivi”, commenta Silvia Mauri, head of business development insurance di BNP Paribas AM. “Guardiamo al futuro attraverso ricerche e nuove strategie riguardanti tre tematiche fondamentali: energia, ambiente e uguaglianza, sono questi gli aspetti a cui vogliamo dare il nostro maggiore contributo”, aggiunge.

La sostenibilità deve essere infatti un valore integrato a 360 gradi, deve partire dall’azienda ed espandersi poi nei processi di investimento. “Noi analizziamo anche i private asset con un’ottica ESG; riuscire a creare un profilo di sostenibilità in investimenti a lungo termine per loro natura, assume ancor più valore”, conclude la manager.

Un quadro normativo che conduce al boom di investimenti ESG

La pandemia da Covid-19 ha solamente evidenziato quanto fosse fragile il sistema economico in cui viviamo, ha imposto nuove abitudini di vita e consumo, facendo emergere la necessità di forti stimoli fiscali e monetari, senza precedenti. Tuttavia i criteri ESG, prima di propagarsi inesorabilmente nell’industria dell’asset management, stavano già inondando le nostre vite e l’economia reale con concetti nuovi come smart cities, trasporti e cibi sostenibili o efficienza produttiva più local. I movimenti all’interno del risparmio gestito ne sono solo una conseguenza, gli operatori hanno cercato solo di cogliere le opportunità dietro a questi trend, incoraggiati da una serie di interventi normativi a livello europeo.

Emilio Pastore, head of Finance and Treasury di HDI Assicurazioni sottolinea quanto la regolamentazione abbia impattato il trend degli investimenti sostenibili. In primo luogo la direttiva Iorp2 aveva imposto ai fondi aperti di portare all’attenzione della governance tutte le questioni legate alla sostenibilità, mentre la shareholders rights chiedeva agli investitori istituzionali di essere più responsabili e attivi. “In parte dei nostri investimenti di lungo termine ci siamo impegnati ad avere un dialogo costruttivo con le società che mostravano score ESG più bassi, in modo da indirizzarli verso best practise. Sarebbe stato poco lungimirante e poco responsabile non rispondere alla chiamata del legislatore”, dichiara Pastore.

Il successivo passo sarà la tassonomia europea, utile agli asset manager e agli investitori, che condizionerà l’offerta di prodotti ESG imponendo standard più oggettivi per la definizione degli investimenti SRI e la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) che riguarda la trasparenza nella comunicazione, con differenti requisiti di disclosure a livello di entità e di singoli prodotti finanziari. “La normativa europea non punta solo a diffondere gli investimenti sostenibili ma a creare un mercato di operatori ed investitori sostenibili, che è quello che più conta, e noi competeremo su questo”, sottolinea Pastore.

Negli ultimi 12 mesi, gli investitori istituzionali e privati hanno capito di volere dai loro investimenti qualcosa di più di un semplice rendimento finanziario. I dati lo confermano: a metà ottobre dell'anno appena concluso, più di 100 miliardi di dollari sono stati investiti in fondi azionari con marchio ESG, con un aumento del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. Una forte spinta agli investimenti ESG, e sostenibili in generale, è data dallo sviluppo di rilevanti regolamentazioni a livello europeo che più o meno esplicitamente impongono di prendere in considerazione gli aspetti di sostenibilità e riportarne poi i risultati extra finanziari.

“Ci aspettiamo che la domanda degli investitori continui ad aumentare in maniera robusta verso prodotti ESG e sostenibili guidati dalla spinta degli investitori istituzionali, che sempre più spesso impongono criteri di integrazione sostenibili/ESG nei loro mandati, così come gli investitori retail che hanno assunto maggiore consapevolezza dell’impatto e delle esternalità’ generate dai loro investimenti”, ha dichiarato Andrea Florio, head of Market Intelligence di Banca Generali. “Per quanto concerne gli asset manager, stiamo vedendo una forte concentrazione nell’integrare nei più brevi tempi possibili aspetti ESG nei loro processi di investimento. Vediamo quindi una forte convergenza tra domanda e offerta che sosterrà il mercato nei prossimi anni”, conclude il fund selector.