Stando ai dati di Banca d’Italia, ammonta a circa 1.350 miliardi di euro la liquidità parcheggiata su conti correnti e conti deposito da parte di famiglie e imprese italiane, complici i tassi a breve e medio ancora prossimi allo zero, se non negativi, e una propensione al rischio molto bassa tipica del nostro Paese. In uno scenario simile risulta particolarmente difficile trovare fondi di liquidità che aiutino gli investitori a ottenere rendimenti maggiori. Uno di questi è l’AcomeA Breve Termine che grazie a una strategia più opportunistica, diversificata e flessibile, rappresenta una valida soluzione sul mercato italiano per la gestione della liquidità con un orizzonte temporale di almeno 12 mesi.
Il fondo, tra i prodotti flagship della società, è gestito da Alberto Foà, presidente di AcomeA SGR, e Marco Sozzi, e vanta il rating Blockbuster Funds People. Il 2017 è stato un anno particolarmente positivo per l’AcomeA Breve Termine che ha dato ai sottoscrittori una performance pari all’1,67%, “un risultato sicuramente soddisfacente considerando i rendimenti disponibili sulla parte breve delle curve dei rendimenti a livello globale”, spiegano i gestori, e ha raccolto oltre 100 milioni, superando attualmente i 550 milioni di NAV.
Un’ottica globale
Recentemente, sono state introdotte alcune modifiche al regolamento del fondo che adesso può investire il 100% del suo portafoglio in titoli obbligazionari denominati in divisa diversa dall’euro, coprendo integralmente il rischio di cambio (il limite prima era del 30%). “Negli ultimi anni, il fondo ha raggiunto buoni risultati grazie a due strategie: da un lato abbiamo evitato il più possibile i rendimenti negativi presenti sulle scadenze brevi e dall’altro abbiamo fatto investimenti importanti su alcune situazioni specifiche che presentavano profili di rischio/rendimento interessanti, come i titoli di emittenti di Paesi emergenti (Russia e Brasile, in particolare) e più recentemente i titoli bancari senior delle banche venete o i bills greci”, spiegano i gestori.
Tuttavia, continuano gli esperti, “tali situazioni specifiche sono sporadiche e non consentono di definire una stabile politica di investimento con una diversificazione adeguata. L’essere legati esclusivamente ai titoli denominati in euro era quindi diventato un vincolo penalizzante sia dal punto di vista dei rischi che della diversificazione e delle possibilità di gestione attiva”. La società ha quindi deciso di offrire ai sottoscrittori la possibilità di avvantaggiarsi delle opportunità offerte dalle curve dei tassi riferiti a divise diverse dall’euro senza però esporli alla volatilità delle divise stesse. “La divaricazione della politica monetaria europea (espansiva per l’economia, ma punitiva per gli investimenti obbligazionari) rispetto a quella di altri Paesi sviluppati e non, ha aperto delle opportunità che vale la pena di esplorare”, commentano.
La parte più rilevante degli investimenti nel fondo è legata agli spread relativi ai titoli denominati in dollari. “Russia, Turchia, Medio Oriente, Sud Africa, Messico, per citare le principali esposizioni geografiche, offrono spread, ovvero ricompense per il rischio, di gran lunga superiori a quelli ravvisabili nel nostro continente: forse rischi maggiori in alcuni casi, ma certamente ricompense più adeguate. Con questa allocazione, inoltre, è sicuramente aumentata la diversificazione degli investimenti di cui il portafoglio può beneficiare”, riassumono gli esperti.