Il punto di vista di Cordusio SIM sui mercati emergenti

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Ken Teegardin, Flickr, Creative commons

La risalita dei rendimenti delle obbligazioni governative statunitensi, spinti dalle attese di maggior inflazione, e il conseguente apprezzamento del dollaro, rappresentano i principali rischi per i mercati emergenti. “L’attuale fragilità degli emergenti sembra però limitata e più simile a quella avvenuta a ottobre 2017 e febbraio 2018, quando i flussi finanziari in uscita dai mercati emergenti erano stati pari a circa 10 miliardi di dollari, che alle maggiori fughe di capitali e vendite del 2015 e 2016”, affermano gli esperti di Cordusio SIM. In ogni caso, al momento i flussi finanziari verso gli emergenti indicano una situazione di alleggerimento e non una vera e propria fuga.

Le dinamiche del dollaro

Dopo un 2017 caratterizzato da un forte rafforzamento dell’euro, che ha guadagnato il 14,2% nei confronti del dollaro, da metà aprile abbiamo osservato un apprezzamento inatteso del biglietto verde. Questa dinamica, unitamente alle incertezze geopolitiche globali, rappresentano delle fonti di rischio per i mercati emergenti. “Nel breve potrebbe proseguire la fase di forza del dollaro nei confronti dell’euro e delle principali valute per l’allargamento del differenziale dei tassi a breve, in presenza di una BCE meno aggressiva e per le vendite di euro legate alla chiusura delle posizioni da parte degli investitori che avevano puntato su un rialzo della moneta unica nei confronti del biglietto verde”, affermano. La ‘repatriation’ è uno dei fattori che sta supportando il dollaro negli ultimi mesi: secondo le stime di Strategas, la percentuale di liquidità detenuta all’estero dalle società statunitensi in dollari è oggi pari al 50% e non all’80% come era scontato nelle attese degli analisti. Per il 2018 sono stimati dai 500 ai 700 miliardi di dollari di rimpatrio di capitali negli USA, circa il 35% della liquidità detenuta oltreoceano stimata in 1.700 miliardi di dollari.

Tuttavia, “nel medio/lungo periodo i timori di un crescente budget deficit federale degli Stati Uniti e, in prospettiva, una divergenza monetaria tra la FED e la BCE, che inizierà a rialzarli nel 2019, dovrebbero mantenere il dollaro debole verso l'euro e le altre principali valute. In ogni caso, attualmente le aspettative sono per un cambio euro/dollaro che oscilli nel breve periodo all’interno di un’area delimitata al ribasso da 1,17 e al rialzo da 1,23. Il target atteso per fine 2018 è invece confermato a 1,25", dicono gli esperti. 

L’andamento del petrolio

L’andamento delle scorte petrolifere e le tensioni geopolitiche stanno supportando i prezzi del petrolio, che potrebbe mantenersi sopra i 70 dollari al barile nei prossimi mesi. Secondo le stime di Cornerstone, le scorte petrolifere in aprile sarebbero aumentate di soli 2 milioni di barili a fronte di un incremento ‘normale’ di circa 18 milioni di barili. Più in generale, le scorte petrolifere nei Paesi sviluppati si sono portate a solo 30 milioni di barili sopra la media a 5 anni (la misura privilegiata dall’OPEC per giudicare se la domanda e l’offerta sono in equilibrio), in forte riduzione rispetto agli oltre 300 milioni di barili al momento della decisione dei tagli di produzione di inizio 2017.

Secondo gli esperti, la disdetta da parte degli Stati Uniti dell’accordo sul nucleare iraniano e l’applicazione delle sanzioni, avversata in particolare dalle nazioni europee a favore di un perfezionamento dell’accordo, sono due fattori di supporto per il corso del petrolio (benché in parte già scontato). L'andamento del petrolio, e più in generale delle materie prime, è un fattore che occorre monitorare con attenzione, vista la forte dipendenza di molti Paesi emergenti dai prezzi delle commodities.

Posizionamento di portafoglio

La società adotta una posizione di sovrappeso sull’azionario e di sottopeso sull’obbligazionario. Per quanto riguarda la componente azionaria, Cordusio adotta una posizione di sovrappeso sull’azionario europeo e emergente, un atteggiamento neutrale sul Giappone e una posizione di sottopeso sull’azionario statunitense e della regione Asia Pacifico (escluso il Giappone). Passando alla componente obbligazionaria, la boutique italiana sta riducendo gradualmente l’esposizione alle obbligazioni dei Paesi emergenti sia in valuta locale che in valuta forte come il dollaro, sta sottopesando le obbligazioni corporate high yield e investment grade, e adottando un atteggiamento neutrale sulle obbligazioni governative area euro.