Dall’inizio dell’anno stiamo assistendo ad un forte rafforzamento dell’euro, che dal mese di aprile si è apprezzato del 12,3% nei confronti del dollaro e del 6% nei confronti della sterlina (al 13/09). Il rafforzamento della moneta unica è stato favorito principalmente dal miglioramento delle prospettive di crescita economica e dalla debolezza del dollaro e della sterlina, così come da un irrigidimento della politica monetaria europea rispetto a quella della FED. In particolare, le migliori aspettative di crescita economica, sostenute da uno shock positivo di domanda, hanno portato ad un aumento del flusso di capitali esteri verso l’eurozona, con gli investitori stranieri che intendono beneficiare del miglioramento di tali aspettative. Secondo gli strategist di Amundi, l'euro rimane sottovalutato in base alla maggior parte dei modelli di valutazione ed è spinto al rialzo da un'economia interna che si è rafforzata notevolmente dall'inizio dell'anno.
Il rialzo prolungato della moneta unica produce effetti deflazionistici nell’Eurozona a meno che non sia compensato da una maggiore crescita economica. Nello scenario attuale, per la BCE risulterà ancora più difficile raggiungere il target di inflazione del 2%, anche se potrà consentire alla stessa di conservare tassi di interesse molto bassi a lungo e di continuare a sostenere la domanda interna europea che dovrà compensare il probabile effetto negativo dell'euro sull’export. Nonostante la BCE abbia rivisto al rialzo le stime della crescita per l'area Euro, considera il rafforzamento della moneta come una fonte di incertezza che deve essere monitorata. Gli esperti della casa francese sottolineano come la velocità con la quale si è rafforzato l’euro è stata sorprendente e prevedono che la pressione rialzista sulla moneta unica dovrebbe pertanto continuare, anche se il recente rialzo è stato eccessivamente rapido e quindi non si può escludere una correzione a breve.
In ogni caso, nonostante l’azionario europeo sia stato trainato da un miglioramento del quadro politico, economico e societario, la performance dei mercati azionari è scarsamente correlata all’economia reale e quindi un quadro macroeconomico positivo non sempre si traduce in mercati azionari forti. Gli analisti di Alliance Bernstein fanno notare come una mentalità da imprenditore anziché di investitore a breve termine può aiutare ad individuare società la cui redditività è ancora sottostimata, in particolare società impegnate a migliorare i propri margini, con un vantaggio competitivo durevole e che operano in settori con dinamiche positive in atto come telecomunicazioni e tecnologia.