Rally dell’inflazione, quali prospettive su azionario e obbligazionario (mentre l’oro riprende a brillare)

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Zayn Shah (Unsplash)

L’inflazione continua a mordere a livello mondiale, europeo e, nello specifico, italiano. Le stime preliminari su marzo indicano per l’Italia un livello del 6,7%, dato che “non si registrava dal luglio 1991”, ha precisato l’Istat indicando come siano proprio “i prezzi dei beni energetici non regolamentati a sostenere l'ulteriore crescita”. Il nostro Paese conferma, così, l’andamento delle altre economie del blocco UE (nei giorni precedenti la Spagna ha segnalato un 3,9% su base mensile e del 9,8% su base annuale e la Germania del 2,5% sul mese e del 7,6% anno su anno) e il dato generale dell’eurozona, diffuso venerdì 1° aprile, che indica un tasso annuale del 7,5 per cento.

Anche S&P, nell’outlook economico 2022 che ha ridotto la previsione di crescita dello 0,6% al 3,6% a livello globale (e dell’1,1% al 3,3% nell’Eurozona), ritiene che l’inflazione sia ora in primo piano come sfida politica: “l’aumento dei tassi del dollaro inasprirà le condizioni finanziarie – scrivono gli esperti –, modererà la crescita e si ripercuoterà su altre economie, mentre la stretta della BCE sarà molto più graduale”.

Bond governativi

“Questi dati preliminari lasciano intendere che l’inflazione nella zona euro farà segnare nuovi record”, afferma Filippo Diodovich, senior market strategist, IG Italia che sottolinea come proprio questo indicatore fungerà da traino alla crescita dei rendimenti dei bond governativi: “Abbiamo assistito a un forte aumento dei rendimenti sul mercato obbligazionario. Una ulteriore accelerazione al rialzo dopo quella già registrata nelle scorse settimane”. Secondo Diodovich gli investitori stanno scontando “un cambio di rotta in politica monetaria da parte delle banche centrale e in particolar modo della BCE” e i dati sull’inflazione potrebbero portare presto Francoforte a discutere di ulteriori aumenti dei tassi. “Al momento le prospettive di IG sono fissate per un unico aumento del costo del denaro nel Vecchio Continente ma se le pressioni inflazionistiche continueranno ad aumentare alla velocità mostrata dai recenti dati i rialzi potrebbero essere anche due o tre”, sostiene l’esperto.

Le politiche monetarie

Kairos, nel market outlook per il II trimestre rileva come da un lato si assista a una forte volatilità dei listini azionari (dopo l’inversione di rotta avviata a gennaio) e al contempo a un incremento nella complessità del mercato obbligazionario, legata a inflazione e stretta monetaria delle banche centrali. Guido Maria Brera, CIO della società, ritiene che la potenziale decrescita economica “non sia correttamente prezzata: occorrerà valutare la situazione nelle prossime settimane, quando molto probabilmente vedremo i dati manufatturieri scendere. Tuttavia, la buona notizia, è che quest’anno sarà favorevole per i gestori attivi dopo mesi di sottoperformance nei confronti del passivo, essendoci stati flussi record di acquisto in misura quasi indistinta. Ora la dispersione delle valutazioni è alta e crea delle opportunità di stock picking a livello settoriale e di singoli nomi, navigando tra i diversi scenari in misura dinamica”.

Alla luce dell’imperversare di omicron e conflitto in Ucraina, Massimo De Palma, head of Multi Asset Team di GAM (Italia) SGR parla di un trimestre “vissuto pericolosamente”. Lo scenario attuale, d’altronde, vede un’inflazione più sostenuta del previsto e in cui l’aumento dei prezzi delle materie “ha rinviato il raggiungimento del picco atteso per marzo”. Le Banche Centrali “si sono dimostrate meno accomo­danti, in particolare la Fed sembra voler accelerare il percorso di politica monetaria restrittiva con rialzi dei tassi più aggressivi”, afferma De Palma che indica come l’abbassamento delle stime di crescita globale per l’anno in corso abbia provocato una reazione “emotiva” dei mercati: “Gli indicatori di sentiment hanno registrato questa paura segnando livelli minimi e gli indici azionari sono tornati a prezzare su valutazioni decisamente più interessanti rispetto al 2021”. In particolare le ultime settimane ha visto la creazione di “condizioni tecniche per una potenziale reazione” e oltre al rimbalzo sui mercati azionari si è assistito alla “ripresa della traiettoria al rialzo dei tassi governa­tivi dei Paesi sviluppati, venendo meno l’esigenza del ‘flight to quality’”.

Azionari

Di fronte a queste condizioni, continua De Palma, “è necessario mantenere la calma, costruendo con attenzione le posizioni azionarie sfruttando ogni fase di ribasso per aumentare l’esposizione in quelle società che mostrano una solidità di bilancio e sono in grado di crescere a tassi interessanti in questo scenario, all’interno di settori come tecnologia, ener­gie alternative, auto e finanziari”.

Anche secondo Richard Flax, CIO di Moneyfarm “la prospettiva di lungo termine sugli eventi geopolitici e l’esperienza più recente del Covid suggeriscono una ripresa rapida dei mercati azionari, ancora prima del miglioramento dei fondamentali”. Flax però invita alla cautela, sottolineando come siano cambiate le condizioni rispetto a quelle che hanno guidato il mercato durante la pandemia: “alla luce della ripresa economica e degli attuali livelli di inflazione, le Banche Centrali non potranno prolungare la loro azione di supporto. Per il futuro non è dunque da escludere una maggiore volatilità, che rende consigliabile un posizionamento leggermente più conservativo rispetto agli ultimi diciotto mesi, con un’ampia gamma di esposizioni al rischio, anche se è bene ricordare che l’opzione più rischiosa resta senza dubbio quella di uscire del tutto dai propri investimenti”.

Il rialzo dell’oro

Le incertezze sui mercati hanno operato anche sull’andamento dell’oro che, secondo Marco Mencini, senior portfolio manager di Plenisfer Investments SGR, “è tornato ad assolvere la sua funzione tradizionale di riserva di valore a cui guardare per proteggere il portafoglio”. L’esperto riporta che il prezzo del bene rifugio per eccellenza ha accelerato al rialzo dallo scorso fine gennaio, passando da 1.790 dollari all’oncia per attestarsi sopra i 1.900 dollari (con un picco otre i 2 mila ai primi di marzo).  “In particolare, nello stesso periodo, l’oro ha evidenziato una correlazione con l’equity passata da positiva a negativa e una correlazione con il dollaro USA in diminuzione in termini assoluti, passando da circa -45% alla neutralità”, afferma Mencini che indica come, quello attuale, sia il terzo rally dell’oro per importanza del nuovo millennio (il primo tra il 2008 e il 2011 e il secondo con il crollo dei mercati del 2020). A sostegno dell’attuale tendenza l’esperto indica: l’integrazione dell’oro nell’asset allocation; la tendenza degli investitori a guardare alle asset class fisiche in questa fase di incertezza (mentre nel 2020 avevano considerato di più le criptovalute); il fatto che già nel 2020 lo scambio di ETF avesse iniziato a incidere per la prima volta sulla domanda di acquisto di oro; e infine l’aumento delle riserve aurifere da parte di diverse banche centrali (Russia, ma anche Paesi come Brasile o Indonesia). Alla luce di queste dinamiche, “in Plenisfer riteniamo che l’oro manterrà valutazioni elevate anche nei prossimi mesi e che solo un eventuale repentino cambio di scenario, connesso al termine della crisi ucraina e al rientro progressivo dei prezzi delle materie prime energetiche, con ricadute positive sulle prospettive economiche, potrebbe invertire tale trend”, conclude Mencini.