Il rialzo del Dragone

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La componente obbligazionaria da sempre rappresenta un tassello importante degli investimenti dei risparmiatori italiani. Ad oggi, chi investe in titoli di Stato deve sapere che i rendimenti passati sono ormai una chimera. Gli interventi delle Banche centrali in questi ultimi anni se da un lato hanno supportato l’economia, dall’altro hanno alterato le condizioni di mercato. L'investitore deve essere in grado di comprendere questo cambiamento e rapportarsi quindi ad nuovo scenario. 

Ce lo spiega bene Lei Zhu, senior portfolio manager, deputy head of Portfolio Management Asian Fixed Income di Credit Suisse AM, nonchè gestore del fondo con rating Consistente Funds People Credit Suisse (Lux) Asia Corporate Bond, che si concentra in particolar modo sull’Asia, appunto, continente in cui il credito ha prodotto nel 2017 rendimenti stabili e robusti, con tre rialzi dei tassi, rischi geopolitici e un livello record di offerta nei mercati obbligazionari asiatici in dollari: “Nel 2018, ci aspettiamo un contesto macro simile a quello del 2017. Prevediamo che i tassi di interesse aumenteranno ad un ritmo moderato. In un contesto di tassi progressivamente in crescita, i crediti asiatici hanno storicamente ottenuto buoni risultati con duration relativamente breve, carry decenti e forti rating del credito. L’Asia offre solidi fondamentali e continua a fornire crescita in un contesto globale. I tassi di default dovrebbero rimanere bassi”, spiega la manager.

Da Credit Suisse prevedono che la volatilità persisterà nei mercati statunitensi a causa delle riforme fiscali, delle potenziali guerre commerciali globali, delle aspettative di rialzo dei tassi di interesse, della fine del QE e dei rischi geopolitici nel breve termine che dovrebbero offrire opportunità di negoziazione tattica. “Allo stesso tempo, manteniamo una vision leggermente prudente a breve termine dei mercati del credito, ma crediamo comunque che qualsiasi debolezza sostanziale del credito presenterebbe buone opportunità di acquisto, dal momento che il credito asiatico continua ad essere la componente più stabile dei mercati emergenti globali e una delle asset class con le migliori performance a livello globale corrette per il rischio”, afferma Lei Zhu.

Secondo l’esperta, l’Asia continua quindi a offrire interessanti rendimenti aggiustati per il rischio rispetto alle obbligazioni societarie statunitensi ed europee, con una domanda positiva e dinamiche di offerta che continuano a fornire supporto tecnico: una base di investitori locali stabile e in crescita guidata dalla domanda di diversificazione e rendimenti del mercato obbligazionario in valuta locale ampiamente inferiori. “Nel più lungo termine, la nostra strategia sul credito asiatico rimane invariata, sostenuta dalla forza dei fondamentali societari sottostanti e dai flussi attesi di mercato strutturale in entrata”, aggiunge.

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La manager mette poi in evidenzia il trend positivo del merito creditizio dei Paesi asiatici negli ultimi decenni (2001-2018) rispetto ai Paesi sviluppati. In particolare, Lei Zhu fa notare come la Cina abbia registrato un upgrade rispetto al 2001, passando da un rating BBB ad A+. Miglioramenti sono stati registrati anche da parte dell’India (da BB a BBB-), Corea (da BBB+ ad AA) e Indonesia (da CCC a BBB-). Dei Paesi sviluppati invece, l’unico con un rating migliore rispetto a sedici anni fa è il Canada, passato da un AA+ ad AAA. Tutti gli altri sono di fatto peggiorati, come gli Stati Uniti, passati da un AAA ad AA+, Regno Unito (da AAA ad AA), Giappone (da AA ad A+), Francia (da AAA ad AA) e Italia (da AA a BBB). Unico Paese a rimanere invariato in termini di rating negli ultimi sedici anni è la Germania (AAA).

La strategia

Il Credit Suisse (Lux) Asia Corporate Bond ha come benchmark il J.P. Morgan Asia Credit Index ex-Sovrano 1-10 anni, e investe principalmente in società asiatiche e quasi-sovrani denominate in dollari. La generazione di alpha deriva quindi da una gestione attiva della duration, da un’esposizione settoriale e da un’attenta selezione bottom-up. Per Lei Zhu e il suo team è strategicamente importante mantenere una sensibilità al tasso di interesse ridotta. Il rating medio a lungo termine del portafoglio è pari a BBB-, e l’attuale esposizione a titoli high yield oscilla tra il 35 e il 40%.

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“Il benchmark esclude i titoli sovrani con valutazioni poco attraenti, concentrandosi su obbligazioni societarie e quasi-sovrani. La strategia prevede inoltre un’ampia allocazione settoriale al fine di aumentare la diversificazione. Le principali posizioni overweighted sono su real estate (12,5%) e assicurazioni (7,6%), mentre sottopesiamo principalmente i bancari (-9,5%). A livello geografico, sovrappesiamo Cina e Giappone, rispettivamente del 7,4% e del 6,1%, con posizioni underweitghed in Corea del Sud (-8,4%) e India (-6,1%)”, conclude l’esperta.

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