Il rischio si chiama regolamentazione

Spesso i termini usati sono 'tsunami', 'marea', o 'valanga'. E per i responsabili degli uffici che si occupano di controllo dei rischi delle società di gestione europee, parlare di 'catastrofe' non sembra esagerato. L'alluvione di nuove norme e regole nel settore finanziario negli ultimi anni è diventata la principale preoccupazione dei professionisti del rischio. 

La convergenza tra funzioni di controllo dei rischi e conformità normativa si accentua sempre più nelle società di gestione. Oggi è frequente vedere i professionisti del controllo del rischio dedicarsi a temi normativi e a funzioni di compliance. Quasi il 20% del tempo negli uffici di controllo viene ormai dedicato a queste attività.

Secondo la quinta edizione, recentemente pubblicata, dell'indagine annuale sul controllo dei rischi per le società di gestione in Europa condotta da Ernst & Young,  il rischio normativo è oggi la maggiore preoccupazione per il 76% dei responsabili del rischio di 52 entità consultate (cfr. grafico a pag. 72). Inoltre, i cinque temi ritenuti prioritari per i prossimi tre anni sono tutti quelli correlati ai nuovi sviluppi normativi e ai loro effetti (cfr. grafico nella pagina seguente).  

 

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A breve termine, gli intervistati ritengono che il maggiore impatto per il settore deriverà dall'applicazione della direttiva in materia di gestori alternativi (AIFMD) e dallo sviluppo delle direttive UCITS V e UCITS VI. Vi sono comunque molte altre norme che possono modificare il settore nei prossimi anni. MiFID II, PRIPS, Solvency II, Fatca e la nuova imposta sulle transazioni finanziarie in Europa sono solo alcuni esempi. "Nella sola Unione Europea vi sono 38 nuove norme in essere", evidenzia la relazione di Ernst & Young. "Molti responsabili del settore rischi ritengono che l'applicazione di un'imposta europea sulle transazioni finanziarie possa cambiare completamente il modello di business", si legge inoltre nella relazione

Una delle maggiori preoccupazioni per le società di gestione con attività transfrontaliera (e ancor più per quelle con presenza globale) è l'extraterritorialità di alcune di tali norme. Fatca, AIFMD, imposta sulle transazioni finanziarie o l'eventuale normativa Facta europea hanno effetti sulle società che agiscono in giurisdizioni diverse da quella in cui la norma è stata promulgata. 

 Nell'elenco dei temi da tenere in considerazione emerge la protezione e la sicurezza dei dati. Questo aspetto, che preoccupava solo uno su cinque degli intervistati nel 2012, costituisce ora un problema per quasi la metà dei partecipanti al sondaggio (cfr. grafico). 

 

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Un'altra conclusione a cui è giunto lo studio condotto da Ernst & Young è che acquisisce sempre maggiore importanza l’idea che gli uffici che si occupano di rischio debbano essere cointeressati nel processo di sviluppo dei prodotti. L'obiettivo consiste nell'aumentare i controlli e anche nel limitare il rischio di vendere prodotti che risultino inadeguati per determinati clienti. "Occorre focalizzarsi sull'etica e sul comportamento come complemento degli approcci più tradizionali", conclude la relazione. Il 30% degli intervistati gode già del potere di veto sul lancio di prodotti che ritengono inadeguati.  

 

Sovrapposizione

Gli intervistati hanno citato il caso dei monetari come buon esempio per dimostrare quanto "caotica" possa risultare l'applicazione di controlli di rischio a un prodotto con "una pletora di approcci normativi diversi" in Europa, fra cui varie frequenze di reporting, diversi parametri per fare sì che si attivino segnali di allarme e differenti gradi di delega possibili per monitorare i rischi.

Guardando al futuro, il 37% degli intervistati prevede di incrementare le risorse dedicate alla funzione di controllo dei rischi, inclusa l'assunzione di più personale per l'ufficio.  

 

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