Il ruolo dei green bond nell’asset allocation obbligazionaria

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Non si può parlare di sostenibilità in ambito fixed income senza citare i green bond, le obbligazioni verdi nate nel 2007 dalla mente dell’italiano Aldo Romani, attualmente capo del Funding sostenibilità della Banca Europea degli Investimenti (BEI), che per prima le ha emesse, e che stanno sperimentando una rapida crescita. A confermarlo è stata anche una ricerca di Morgan Stanley con dati ad aprile 2021, secondo cui l’emissione di green bond europei nel primo trimestre di quest’anno equivale alla metà del totale delle loro emissioni di tutto il 2020. Com’è noto, si tratta di titoli di debito associati al finanziamento di progetti con risvolti positivi in termini ambientali. Nell’ultima parte della tavola rotonda organizzata da FundsPeople abbiamo analizzato i vantaggi dell’investimento in green bond, anche tramite l’utilizzo di ETF in portafoglio.

Vincenzo Saccente Notizia
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A darci subito qualche numero è Vincenzo Saccente, head of Sales per i Lyxor ETF in Italia. “Il mercato delle obbligazioni verdi vale oggi (ad aprile 2021) 1.200 miliardi di dollari. Secondo i dati di Climate Bonds initiative, nel 2020 le emissioni in green bond sono state pari a 290 miliardi di dollari mentre da inizio anno fino ad aprile 2021 hanno raggiunto quota 124 miliardi. Ad oggi, sono 16 gli emittenti sovrani di green bond, con Egitto, Germania, Ungheria e Svezia che si sono aggiunti all’elenco l’anno scorso mentre quest’anno abbiamo assistito anche al debutto del primo Btp green dell’Italia”, commenta Saccente.

La selezione al centro

Ancora una volta, il processo di selezione alla base di questi strumenti è il nodo cruciale di tutto il processo d’investimento. “Affinché un green bond venga inserito nei nostri ETF ci avvaliamo della rigorosa tassonomia europea e delle indicazioni della Climate Bonds Initiative, oltre a tener conto dei Green Bond Principles”, spiega. “In termini di impact investing, il nostro Lyxor Green Bond UCITS ETF ha permesso in tutto il 2020 di risparmiare 438.000 tonnellate di emissioni di CO2 e ha finanziato una quantità di energia rinnovabile sufficiente ad alimentare 28.000 abitazioni e ad effettuare il trattamento di 41.000 metri cubi di acqua”, continua Saccente. “In questo senso, il vantaggio di utilizzare un ETF consiste nel poter investire anche importi contenuti in un basket di obbligazioni green molto diversificato. Inoltre, se inizialmente il nostro prodotto investiva in circa 300 bond, oggi questi sono già diventati 470”, aggiunge.

Simone Chelini articolo

“A dare un’idea di quanto il mondo della finanza sia interessato a questo tipo di emissione è anche il fatto che in origine si trattava di emissioni più piccole e specifiche, con rendimento a premio per i sottoscrittori, mentre con il tempo sono andate a sconto”, aggiunge Simone Chelini, Head of ESG & Strategic Activism di Fideuram Asset Management SGR. “Noi abbiamo una policy ESG SRI che prevede la non investibilità in alcuni emittenti, come ad esempio quelli con rating tripla C secondo MSCI ESG, o attivi nel settore delle armi non convenzionali e nel carbone termico o ancora quelli coinvolti in controversie molto gravi. Tuttavia, siamo pronti ad investire in un emittente che voglia seriamente impegnarsi in una strategia orientata alla sostenibilità come nel caso della transizione energetica e per finanziarsi decida di emettere green bond, quell’emissione per noi risulterebbe investibile. Questo perché affrontiamo la sostenibilità con un approccio tutt’altro che punitivo ma anzi inclusivo”, spiega. “Oltre  che investire nei campioni della sostenibilità ci piace accompagnare gli emittenti che dimostrano la volontà di impegnarsi in questa transizione e i green bond sono strumenti che la favoriscono senz’altro”, sottolinea Chelini.

Anche in Euromobiliare Advisory SIM i green bond rivestono un ruolo importante nel processo di asset allocation dei portafogli obbligazionari. “Oltre a integrare i fattori ESG e a dare un riscontro immediato sull’impatto che questi hanno sul tessuto ambientale, dal punto di vista finanziario permettono di costruire portafogli di tipo aggregate, investendo sia in strumenti governativi, che corporate”, prosegue Francesca Cerminara, portfolio manager della SIM. “La diversificazione è sempre un valore aggiunto e se pensiamo che quest’anno il mercato più sotto pressione è stato quello dei governativi, la possibilità di avere un paniere che includa anche titoli corporate aiuta sicuramente”, spiega.

“All’interno dei nostri portafogli utilizziamo prevalentemente strategie passive sui green bond, proprio per sfruttare metodologie diverse nella costruzione del portafoglio”, prosegue Andrea Daffara, fund selector di Sella SGR. “Le obbligazioni verdi hanno una duration tipicamente lunga, che si sposa bene con quello che è il cambiamento strategico che auspichiamo, ovvero il rinnovamento infrastrutturale. Nei Paesi sviluppati abbiamo, infatti, il problema di infrastrutture obsolete che vanno rese più efficienti, sicure e sostenibili, mentre nei Paesi emergenti, l’intero parco va potenziato per venire incontro alle nuove tendenze demografiche e limitare gli impatti climatici, che possono pregiudicare la crescita economica e la sicurezza delle comunità”, conclude Daffara.