Impact Investing, investire ESG con intenzione

Gli investimenti ESG sono diventati il paradigma dell’industria del risparmio gestito. Soprattutto nell’ultimo anno, hanno mostrato una forte resilienza alla crisi, superando un importante banco di prova che ha determinato un primato nella raccolta. Allo stesso tempo, il numero di prodotti con etichetta ESG è aumentato esponenzialmente nel 2020, sull’onda di una domanda crescente. Ma qual è il vero impatto positivo di tali investimenti? È possibile misurarlo? In occasione della tavola rotonda sull’impact investing abbiamo chiesto a gestori e fund selector il loro approccio a riguardo.

“Gli investitori oggi non solo vogliono ottenere rendimenti, ma desiderano anche avere la certezza che questi provengano da attività positive”, è questo il segreto del maggiore interesse verso l’impact investing secondo Peter Michaelis, head of Sustainable Future Strategies at Liontrust di Liontrust AM. “Crediamo che ciò possa avvenire investendo in aziende che sappiano soddisfare i bisogni della società o che siano attente all’ambiente, offrendo però business innovativi e poco concorrenziali”, continua l’esperto. È sicuramente difficile misurare le reali performance e rischi di una società, ma è ancora più complicato capire da dove questi provengano.

Non esistono ancora standard comuni o linee guida per misurare l’impatto degli investimenti su società e ambiente, viene lasciato un libero arbitrio agli asset manager, che devono perciò creare il loro processo interno. Liontrust ha scelto infatti di individuare 20 temi di investimento per la selezione dei titoli che rientrano nei concetti di un mondo più sano, più sicuro e più pulito, andando poi a quantificare quanto i ricavi di ciascuna società sono connessi a tali attività. “Traduciamo poi queste tematiche nei sustainable development goals, che rappresentano ormai il linguaggio comune per gli investimenti ESG”, aggiunge Peter Michaelis.

Non si tratta solo di integrare i fattori ESG

Lo step successivo degli investimenti sostenibili è quello di misurare il loro impatto su società e ambiente. Integrare i fattori ESG nelle analisi finanziarie vuol dire aggiungere un surplus che consente di ottenere performance sostenibili nel tempo, ma esistono poi prodotti che nascono con finalità ben precise, per cui occorre saper misurarne l’impatto e comunicarlo.

Paolo Biamino, responsabile Manager Selection di Euromobiliare AM SGR, nell’ultima fase del processo di analisi ESG ha inserito una valutazione dell’impatto degli investimenti. “Costruiamo il nostro database ESG in cui integriamo gli score dei singoli provider e facciamo un controllo della consistenza di questi rating con altri dati disponibili, e nell’ultimo step andiamo a misurare l’impatto sociale e ambientale”, spiega il fund selector. “Tuttavia dal lato dell’offerta di prodotti, l’impact investing rappresenta l’area di sviluppo a cui guardiamo con particolare interesse, perché permette di individuare dei temi d’investimento ESG che hanno benefici pratici di tipo sostenibile che si possono misurare e valutare”, aggiunge.

Allfunds ha un approccio purista rispetto all’impact investing nella sua originale accezione del termine, considerandolo ancora un investimento di nicchia che si realizza principalmente tramite strumenti illiquidi. L’integrazione di fattori ESG, spiega Bruno Pennino, head of Investment Consulting Southern Europe & EEC di Allfunds, è invece una sorta di caratteristica aggiuntiva, un’opzione supplementare di una strategia che già esiste di per sé e che continuerebbe ad esistere indipendentemente dai benefici sociali e ambientali che tali criteri producono. Ovviamente è innegabile che con l’integrazione dei fattori ESG ci possano essere degli impatti positivi e che questi siano misurabili. Non c’è però necessariamente una relazione diretta e imprescindibile come nel caso dei puri investimenti a impatto. “Al fine di condurre un’analisi qualitativa di un fondo è necessario raccogliere il maggior numero possibile di dati dagli asset manager. Questa inoltre deve tenere conto di 4 diverse dimensioni: la casa prodotto, i processi di investimento, l’active ownership, e la trasparenza del reporting, che è forse l’elemento più importante per verificare e misurare l’impatto. È un processo lungo e rigoroso, ma prioritario nelle scelte d’investimento ESG” , afferma.

Sebbene l’impact investing, o prodotti ex art. 9 del Regolamento Europeo –SFDR, che entrerà in vigore il 10 marzo 2021, sia la punta di diamante degli investimenti sostenibili, non è sempre banale integrare queste finalità  con le analisi finanziarie tradizionali per produrre ritorni positivi per i propri clienti. Simone Chelini, head of ESG & Strategic Activism di Fideuram Investimenti SGR, evidenzia altre criticità che rendono necessaria una due diligence rafforzata. “E’ fondamentale che i fondi ad impatto abbiano una reportistica quanto più trasparente e dettagliata possibile. Inoltre è necessario analizzare attentamente il turnover del portafoglio, perché se questo risulta eccessivo, difficilmente si potranno identificare in maniera lineare gli obiettivi di sostenibilità prefissati dal prodotto”, conclude Chelini.