India e Cina, qual è il miglior mercato emergente?

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Funds People

Dall’inizio dell’anno le dinamiche geografiche sono state molto differenti. I mercati emergenti asiatici infatti, ad eccezione della Cina e della Corea, non sono stati particolarmente brillanti con performance intorno allo zero o leggermente negative; le loro valute hanno tuttavia controbilanciato questa tendenza con apprezzamenti considerevoli specialmente della rupia indiana. Secondo Giovanni Brambilla (nella foto) e Giovanni Buffa di AcomeA SGR l'India infatti, "dopo un 2014 stellare ha mostrato i primi segnali di debolezza, almeno da un punto di visto azionario. L’euforia per l’elezione di Modi sembra sia sparita e il mercato comincia a domandarsi dove siano finite le tanto attese riforme promesse dal neo-eletto premier. Naturalmente era sbagliato ipotizzare che riformare un paese come l’India fosse un compito semplice e facilmente realizzabile ed è probabile che i cambiamenti richiesti al sistema India richiederanno anni prima di essere implementati". Insomma ad AcomeA si tengono sottopesati sul Paese: "A nostro avviso il mercato ha corso un po’ troppo anche considerando che la recente stagione degli utili è stata piuttosto negativa, deludendo le aspettative degli analisti. Pur riconoscendo le potenzialità del Paese nel lungo periodo, l’India ad oggi rimane un growth market e a questi livelli di valutazioni il mercato ci appare piuttosto caro e non coerente con il nostro approccio alla gestione value".

Va meglio invece sul fronte di Pechino. "Il mercato cinese domestico è stato da molti definito una bolla speculativa. E le ragioni non mancano. ma la nostra view non è così negativa e non è un caso che ad oggi il Paese sia quello più rappresentato nel nostro portafoglio. Le ragioni sono molteplici. Partiamo anzitutto dal livello di valutazione dei mercati cinesi distinguendo tra l’indice domestico di Shanghai (le famose A-Shares) e l’Hang Seng Mainland 100 comprendente un misto di H shares, Red Chip e altre aziende cinesi quotate ad Hong Kong. Mentre Shanghai tratta a 22.5x gli utili trailing e a 2.63x il book, le azioni quotate a Hong Kong sono molto più a sconto ad appena 11.3x gli utili e 1.6x il book. Le valutazioni dell’indice domestico oltretutto non sono molto differenti da quello dell’indice indiano (22.8x gli utili e 2.7x il book) e non ci sembra che nessuno sia eccessivamente preoccupato delle valutazioni di quest’ultimo".

Le differenze tra Cina e India non si fermano qui: se da un lato infatti le riforme strutturali sembrano procedere al rilento, dall’altro il governo cinese sta agendo rapidamente per riformare l’economia domestica. In estrema sintesi quindi i il Paese sta cambiando, le riforme vengono implementate, la Banca centrale sostiene attivamente l’economia che sta attraversando una  strutturale fase di rallentando (e questo era dopotutto inevitabile). Le valutazioni del mercato a Hong Kong (dove siamo investiti) sono poi ancora attraenti e i flussi finanziari sono favorevoli".