Inflazione Usa in calo, prime analisi dei gestori internazionali

USA bandiera news
Luke Michael, foto concessa (Unsplash)

Una prima tregua? I mercati avevano cominciato a ipotizzare che il picco dell’inflazione negli Stati Uniti sarebbe già stato raggiunto a giugno. E sembra abbiano vinto la scommessa. L'IPC statunitense su base annua per il mese di luglio si è attestato all'8,5 per cento. Il dato non solo è in calo rispetto al 9,1% di giugno, ma ha sorpreso in positivo perché la stima di consenso era dell'8,7. Si tratta di un indicatore che gli investitori hanno osservato con attenzione, in quanto rappresenterebbe un primo segnale che l'inflazione stia cominciando a diminuire. Il dato potrebbe anticipare un'ulteriore svolta da parte della Federal Reserve, che potrebbe decidere di alzare il piede dell’acceleratore della sua politica monetaria restrittiva.

Secondo Garrett Melson, portfolio strategist di Natixis Investment Managers Solutions è troppo presto per dire che siamo in presenza di una tendenza. "L’IPC core sembra convalidare i prezzi di mercato delle ultime settimane", afferma. Ma per l’esperto il dato non è la conferma di una svolta a breve termine, sebbene riconosca che si tratta di un passo nella giusta direzione.

Un elemento di sollievo

Un punto che Melson sottolinea nella sua analisi è come i beni e i servizi colpiti dalla pandemia siano finalmente caduti in territorio deflazionistico. Gli affitti sono diminuiti su base sequenziale e un'ampia gamma di altri indicatori, dai sottoindici PMI alle aspettative di inflazione e ai dati sulle scorte in eccesso, suggeriscono che all'orizzonte si prospettano ulteriori cali.

"La reazione del mercato è prevedibile e incoraggiante: rendimenti a breve termine più bassi, dollaro più debole, valutazioni azionarie più elevate guidate dalla tecnologia... Esattamente quello che mi aspetterei se le probabilità di un atterraggio morbido aumentassero, ma la sostenibilità di queste mosse sarà determinata dalla persistenza di questi miglioramenti", afferma.

L'inflazione non è ancora scomparsa

Dati positivi non significano necessariamente fine dei problemi. Basta grattare la superficie. Come giustamente sottolinea Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments, i prezzi dell'energia e delle materie prime sono ancora i principali motori dell'inflazione. In altre parole, l'allentamento dell'inflazione IPC, pur riducendo i timori di mosse troppo aggressive da parte della Fed, non cambia le regole del gioco per la politica monetaria. "La decelerazione del tasso core è una timida indicazione che potremmo essere vicini al picco dell'inflazione, ma i salari continuano a crescere ad un ritmo molto rapido e ci vorrà del tempo prima che il raffreddamento dei prezzi delle case influisca su questa componente chiave del paniere dei consumi", spiega. Per tornare a un tasso d'inflazione ragionevole ci vorranno mesi, prevede l'esperto.

In effetti, Silvia Dall'Angelo, economista senior di Federated Hermes, ritiene che l’IPC core possa aumentare nei prossimi mesi, riflettendo le pressioni esterne e, soprattutto, interne sui prezzi. "Come suggerisce l'ultimo rapporto sull'occupazione, il mercato del lavoro è rimasto molto ristretto, il che ha sostenuto la crescita dei salari", sostiene.

Un altro punto di preoccupazione per Jon Maier, chief investment officer di Global X, sono i prezzi dei prodotti alimentari. A suo avviso, sono probabilmente il principale elemento di discrimine per il futuro. "Ed è probabile che continuino a preoccupare quando entreremo nei mesi più freddi, soprattutto in Europa, dove i vincoli della catena di approvvigionamento si fanno sentire in modo più acuto", prevede.

Il rialzo dei tassi a settembre resta sul tavolo

A suo avviso, la lotta contro l'alta inflazione è tutt'altro che conclusa. L'esperto continua a ritenere improbabile che la Fed operi un cambio di rotta così presto. Sia lui che Zanghieri ritengono quindi evidente che la riunione di settembre comporterà un rialzo di 50 o addirittura 75 punti base. Anche gli economisti di Pimco sono d'accordo. Nonostante i buoni risultati dell'IPC, il loro scenario di base rimane invariato. Tiffany Wilding e Allison Boxer assegnano ancora una probabilità relativamente alta di altri 75 punti base a settembre.

Ritengono che la Fed continuerà a preoccuparsi della tendenza di fondo dell'inflazione, che sembra essere tornata a salire. Le componenti dell'inflazione di base, che sono le più adatte per prevedere l'inflazione futura, hanno subito un'accelerazione, con un incremento della profondità e dell'ampiezza delle pressioni inflazionistiche in tutte le voci del paniere dei prezzi al consumo.

Più preoccupante è il fatto che la dinamica dell'inflazione salariale non sia molto diversa. "L'inflazione salariale si è inoltre estesa dai settori dei servizi a basso salario e a bassa qualificazione a una varietà di settori, occupazioni e livelli di competenza", sottolineano gli esperti di Pimco.