La carta vincente dei criteri ESG in campo obbligazionario
Il 2025 si profila come un anno decisivo per l'integrazione dei criteri ESG nelle strategie di investimento. Nell'ultima parte di Hub ESG si è discusso dell'importanza di approcci mirati per affrontare le sfide legate alla sostenibilità.
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Il 2025 si preannuncia come un anno chiave per marcare la separazione tra le società che rispettano o meno i criteri ESG, così come per le strategie che vi prestano attenzione. Secondo un report di NexumStp, le piccole e medie imprese che adotteranno strategie ESG saranno in grado di attrarre investitori istituzionali e ottenere incentivi fiscali, evidenziando l'importanza crescente di questi criteri nel panorama finanziario attuale. L’ESG Outlook 2024 di Crif ha rivelato che il 40% delle pmi italiane mostra ancora uno score ESG basso o molto basso, indicando una scarsa adeguatezza rispetto agli standard richiesti. Le aziende stanno comunque affrontando una transizione verso modelli più sostenibili, spinta da regolamentazioni e dinamiche geopolitiche, rendendo essenziale un approccio di selezione olistico e strutturato. Con l'aumento della regolamentazione ESG e la crescente consapevolezza degli investitori, integrare questi criteri si rivela una strategia vincente per il futuro degli investimenti, soprattutto obbligazionari. Questo scenario mette in evidenza la necessità di un cambiamento radicale anche nelle strategie di selezione. Di come approcciarsi alle strategie ESG in ambito obbligazionario si è discusso nell’ultima parte di Hub ESG di FundsPeople.
I commenti si riferiscono al contesto del 20 novembre 2024.
Matteo Belleri, senior portfolio manager di Banca Patrimoni Sella, sottolinea l'importanza dell'engagement per misurare l'impegno delle aziende verso la sostenibilità, specialmente nei mercati emergenti. “Nella selezione di portafogli sostenibili adottiamo un approccio che combina analisi quantitativa e qualitativa, concentrandoci su come le aziende affrontano concretamente i temi ESG”, commenta. “Oltre alle esclusioni standard - prosegue - valutiamo l’engagement delle società, misurando il loro impegno nel migliorare i parametri di sostenibilità. Questo metodo è particolarmente rilevante nei mercati emergenti, dove i rischi ESG sono più accentuati e un approccio puramente basato sull’esclusione rischierebbe di eliminare opportunità rilevanti. Preferiamo seguire aziende che, pur non avendo ancora raggiunto determinati standard, dimostrano di essere sulla strada giusta attraverso piani di sviluppo chiari e misurabili. In questo contesto l’engagement diventa uno strumento chiave per influenzare positivamente il cambiamento, consentendo di finanziare aziende impegnate in percorsi di transizione sostenibile. Monitoriamo anche l’impatto effettivo di green e social bond, ponendo attenzione alla qualità e trasparenza dei sottostanti”.
1/3“Ritengo che la sostenibilità, più che un obiettivo a sé stante, rappresenti uno strumento cruciale per migliorare il controllo del rischio nella costruzione della componente obbligazionaria”, afferma Andrea Florio, Investment and Insurance Products di Zurich Bank. “Osserviamo una transizione in molti settori verso modelli più sostenibili, guidata da regolamentazioni, allocazioni di capitali e dinamiche geopolitiche. Tuttavia per garantire autenticità ed evitare il rischio di greenwashing è indispensabile adottare un processo di selezione olistico e strutturato. Per questo analizziamo in dettaglio i principi adottati dai gestori, valutando la loro storicità e capacità di integrare criteri ESG nelle strategie. Tale approccio richiede strumenti avanzati, banche dati solide e provider affidabili. Inoltre i recenti sviluppi normativi stanno rafforzando i filtri di valutazione, rendendo più chiaro e sistematico il processo di selezione. In sintesi la sostenibilità va affrontata con metodi analitici e integrata in strategie orientate al lungo termine”, conclude l’esperto.
2/3L’engagement con aziende di dimensioni medie può portare a interazioni più produttive rispetto ai colossi del settore. “L’engagement è fondamentale per promuovere la sostenibilità, ma risulta più efficace con aziende di dimensioni medie, più aperte al dialogo rispetto ai colossi tecnologici, spesso poco accessibili e con una bassa emissione obbligazionaria”, dichiara Antonio Forte, international sales director Italy, Liontrust. “Per questo motivo - aggiunge - ci concentriamo su società con capitalizzazioni inferiori al miliardo di dollari, dove l’interazione è più produttiva. Le esclusioni comportano inevitabilmente delle rinunce. Nel comparto equity, ad esempio, l’assenza di titoli energetici ha pesato durante i rialzi inflazionistici. Sul mercato obbligazionario, invece, tali rinunce sono meno penalizzanti, ma la sostenibilità assume un ruolo sempre più rilevante. Recenti eventi politici, come l’elezione di Trump e le sue politiche pro-idrocarburi, hanno inciso sui titoli azionari energetici, ma non sulle obbligazioni, più stabili. Tuttavia i bond non sostenibili restano vulnerabili ai rischi climatici crescenti. Per questo la sostenibilità nei portafogli obbligazionari è oggi essenziale per contenere i rischi e favorire rendimenti resilienti”.
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