Private debt, un panorama di approcci e opportunità
Nell'ultima parte della tavola rotonda di Hub Alternative ecco come fund selector e esperti selezionano le migliori strategie per massimizzare i rendimenti nel private debt, in un'ottica di lungo periodo.
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Il private debt ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni. Secondo l'ultimo rapporto di Preqin, gli asset sotto gestione nel settore del segmento hanno superato i 900 miliardi di dollari nel 2023, segnando un aumento del 10% rispetto all'anno precedente. Questa crescita è stata alimentata da un ambiente di tassi d'interesse bassi, che ha spinto gli investitori a cercare alternative con rendimenti più elevati rispetto ai tradizionali bond. Nella selezione delle strategie all’interno di questa asset class, gli investitori si avvalgono di varie strategie per minimizzare i rischi e massimizzare i rendimenti. Uno degli approcci più comuni è la due diligence approfondita, che include l'analisi della solidità finanziaria del debitore, la qualità del management e le prospettive di mercato del settore di appartenenza. Un'altra tecnica fondamentale è la diversificazione del portafoglio. Gli investitori tendono a distribuire gli investimenti su diverse geografie, settori e fasce di rischio, per ridurre l'impatto potenziale di un default. Di scelte tattiche di investimento si è discussio nell’ultima parte della tavola rotonda di Hub Alternative dedicata al private debt.
I commenti si riferiscono al contesto del 23 aprile 2024.
All’interno del private debt, come orientarsi verso le imprese meno cicliche, più resilienti e con una maggiore prevedibilità degli utili? “Il processo di investimento di Quaestio SGR si è evoluto nel tempo”, spiega Michele Romano, senior portfolio manager private assets di Quaestio Capital SGR. “L’estrema sofisticazione originariamente studiata per gli asset liquidi è stata infatti arricchita con elementi specifici necessari alla valutazione dei private asset”, prosegue. “A valle dell’individuazione della strategia e delle opportunità di mercato – aggiunge -, grazie anche ad un dialogo costante con i principali operatori internazionali, iniziamo con una selezione rigorosa del manager. Combiniamo una valutazione quantitativa con una due diligence approfondita e poniamo enfasi sulla trasparenza e sulla capacità del manager di condividere dati quali-quantitativi. Ciò consente di costruire un rapporto di fiducia col manager, di avere una visione chiara e aggiornata dei rischi ai quali è esposto il portafoglio e di avere un engagement attivo con i nostri clienti. Per i veicoli dedicati ai clienti che hanno già un advisor sui private asset, adottiamo un approccio sinergico, supportando l’azione dell’advisor esterno e mettendo a fattor comune le rispettive capacità e conoscenze. In questi casi, infatti, operiamo come partner, guidando i clienti attraverso il setup operativo e amministrativo dell’investimento e supportandoli nella valutazione continua delle performance e dei rischi. Nei nostri investimenti in private debt, grazie ad un approccio rigoroso in fase di strutturazione, abbiamo stabilito limiti stringenti su qualità del credito e sulle esposizioni riuscendo a navigare in maniera efficace gli shock esogeni. In sintesi, potremmo dire che il nostro ruolo è quello di accompagnare i nostri clienti, fondazioni e family office, nella selezione e nell’analisi degli investimenti illiquidi aiutandoli a superare le preoccupazioni legate alla complessità e all'illiquidità dei private asset”.
1/4Con la crescente complessità del mercato del private debt, alcuni investitori si affidano a fondi specializzati e manager con esperienza specifica. Questi professionisti offrono competenze tecniche in termini di valutazione dei rischi, strutturazione delle operazioni e gestione del portafoglio, competenze cruciali per navigare con successo in questo ambiente. “Siamo un team di quattro persone con un ruolo globale, che guarda al mondo a 360 gradi e si ispira molto al mercato nordamericano”, afferma Marco Cerasino, head of alternative investments di Unicredit. “Più che sul raggiungimento di un rendimento obiettivo - prosegue -, ci concentriamo sul percorso che il gestore deve percorrere per arrivarci, analizzando i rischi, il team di lavoro e la deal attribution, per identificare rischi endogeni ed esogeni. Il mercato cambia rapidamente e imprevedibilmente, come dimostrato dal rapido aumento dei tassi di interesse post-Covid. In scenari complessi, ci focalizziamo su grandi società che hanno più modalità per evitare intoppi. Rispetto invece all’uso della leva, ritengo sia essenziale non avere bias mentali sull'uso delle leve finanziarie, poiché molto dipende dal sottostante e i covenant possono anche essere rinegoziati.
2/4Nella selezione dei gestori “ci concentriamo su quei GP e LP che mantengono un focus verso le aziende più resilienti, che evitano settori ciclici e che sono in grado di generare cash flow importanti a prescindere dal contesto di mercato, fondamentali per ripagare debito e interessi”, evidenzia Federico Romoli, responsabile Private Markets Sella SGR. “La scelta di questi gestori - continua - avviene attraverso piattaforme dedicate e grazie al network costruito negli anni, che ci permette di incontrare e approfondire tutte le migliori strategie presenti sul mercato. Abbiamo una struttura di analisi dedicata al mondo degli alternativi e ci rivolgiamo ai clienti del private banking del nostro gruppo. Inoltre ci avvaliamo di collaborazioni con società del Gruppo e società esterne. Nel segmento del private credit, ad esempio, collaboriamo con le aree dedicate a mini-bond e al direct lending. Da altre società esterne, invece, reperiamo analisi di mercato e gli ultimi trend dell’industria. Le peculiarità del canale del wealth management, infine, ci hanno imposto nel tempo un approccio al mercato che tiene in considerazione alcuni aspetti diversi dal classico canale istituzionale. Ad esempio, con la nostra clientela privilegiamo l’approccio fully paid-in, che facilita la fruibilità dell’investimento, e la strategia in co-investimenti, che si è rilevata vincente poiché permette un deployment veloce, riducendo o azzerando la J-curve”.
3/4Gli investitori che adottano un approccio olistico e informato sono meglio posizionati per capitalizzare le opportunità di rendimento in un mondo post-recessivo. “La parte di co-investimenti è cruciale per noi e consente agli investitori di bilanciare geografie o settori specifici”, sostiene Andrea Albert, Investment Specialist O’Connor, UBS Asset Management. “La fiducia e trasparenza – sottolinea - sono altrettanto importanti: stimiamo la presenza di oltre il 95% di recurring clients, il che evidenzia il successo delle nostre strategie. Siamo un manager di dimensioni contenute con un portafoglio di 1,7-1,8 miliardi, il che ci permette un approccio rapido e trasparente, molto apprezzato dagli investitori. Non usiamo la leva perché gli spread che otteniamo sono già vantaggiosi e operiamo principalmente nel segmento non sponsored. Attualmente vediamo opportunità nel corporate lending, esaminando aziende con Ebitda tra 15 e 150 milioni e anche in quelle con EBITDA più instabile ma accessibile a garanzie supplementari. Nel asset financing guardiamo al real estate, in particolare single family homes or multi-family homes, che riteniamo possano offrire grande valore. Stiamo colmando il vuoto lasciato dalle banche nel middle market, supportando clienti privati e famiglie che una volta si affidavano a grandi istituti. Consideriamo questo periodo uno dei più significativi dal punto di vista delle opportunità dalla crisi finanziaria per l'area in cui operiamo. La nostra strategia offre una complementarietà essenziale, con poca sovrapposizione con altri veicoli di direct lending, assicurando una diversificazione che i nostri clienti cercano in un'asset class ancora molto attrattiva”.
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