L’analisi di Andrea Semino, head of Index & ETF Sales Italy, Credit Suisse AM, parte dai flussi del mercato europeo degli ETF: “anche perché, come detto, la SFDR è partita nel 2021 e ha avuto un’applicazione di fatto molto graduale nell’industria. Uno dei maggiori punti di svolta è emerso quest’anno, il 2 agosto, con l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare le preferenze dell’investitore in ambito sostenibile, che si riflette poi nella scelta degli investimenti. Il terzo trimestre 2022 è pertanto interessante a livello di flussi ETF, e si è caratterizzato per un forte risk off, con il grosso della raccolta focalizzato sulla parte obbligazionaria. Sul lato azionario, invece” prosegue il manager, “si è registrato un andamento discorde in cui gli ETF Art. 6 hanno registrato redemption per oltre 10 mld mentre i prodotti Art. 8 e 9 sono stati sottoscritti sostanzialmente nella stessa misura. Questa dicotomia dimostra come l’industria stia applicando sempre di più i principi di sostenibilità”. E sempre in ambito sostenibilità, Semino osserva: “in Credit Suisse crediamo molto nell’approccio best in class, che riteniamo la migliore metodologia sia per ottenere portafogli rappresentativi dell’asset class in cui si va a investire, sia per avere, allo stesso tempo, un significativo miglioramento di tutte le metriche ESG. In particolare, noi utilizziamo la metodologia MSCI ESG Leaders, che si basa su una serie di esclusioni di aziende attive in business critici dal punto di vista ESG, per poi selezionare le migliori aziende per ciascun settore GICS, e non esclude a priori alcun settore industriale. Escludere completamente tutte le aziende di determinati settori (come ad esempio oil & gas) che sappiamo essere fortemente inquinanti, provocherebbe il disinvestimento degli investitori etici lasciando come unici azionisti quelli a cui non interessa la sostenibilità, creando di fatto ciò che in accademia viene definito un “mercato dei limoni”, ovvero un risultato poco efficiente data una distorsione di mercato”. Nella selezione dei prodotti passivi sostenibili, è bene, inoltre, considerare alcuni dettagli tecnici, come ad esempio la politica di prestito titoli, che nei prodotti sostenibili “rischia di creare un effetto perverso: selezionare un titolo per i suoi meriti in ambito ESG attraverso il filtro best in class per poi prestarlo e sostituirlo con un collaterale che spesso non corrisponde agli stessi criteri ESG”, ammonisce Semino. “Un altro effetto collaterale del prestito titoli è la perdita dei diritti di voto a favore dello short seller, perdendo così la possibilità di fare engagement su quell’azienda. In Credit Suisse siamo molto attenti a questo tecnicismo ed escludiamo, indicandolo nel prospetto del fondo, la possibilità di effettuare prestito titoli. In tutti i fondi articolo 8 e 9 di Credit Suisse viene esplicitamente vietato il prestito titoli”
“Se non viene indicato nel prospetto, sebbene si decida di non attivare il programma di prestito titoli quando il fondo inizia a operare, niente vieta che lo si possa fare in seguito, durante la vita del fondo” aggiunge Enrico Camerini, head of Fund Buyer Italy, Credit Suisse AM. "Ecco perché è importante indicarlo in prospetto. La metodologia MSCI ESG Leaders, inoltre, risulta essere il miglior equilibrio tra risultati finanziari e risultati ESG, perché coprendo il 50% della capitalizzazione di mercato di ciascun settore industriale, non genera un tracking error elevato, diversamente da altre strategie che arrivano a restringere l’universo investibile targetizzando fino al 30% della capitalizzazione del settore. Più si ha esperienza nel mondo della gestione indicizzata, più ci si accorge di quanto sia necessario assumere delle decisioni attive di investimento al fine di replicare fedelmente l’indice sottostante e fare la differenza in termini di valore. Il team di Credit Suisse opera ininterrottamente da 25 anni e gestisce 200 miliardi di dollari, uno dei centri di eccellenza dell’industria in Europa” conclude il manager
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