Luca Tobagi, investment strategist di Invesco, spiega a Funds People le scelte di investimento del 2017 e le principali strategie alternative utilizzate dall'asset manager americano.
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Nel 2017 il quadro macroeconomico positivo ha premiato le asset class più rischiose, in particolare l’azionario. Lo scorso anno Invesco ha privilegiato le aree geografiche più esposte al ciclo economico come Europa, Giappone e Asia Emergente, anche con alcuni focus specifici, ad esempio sull’India. In termini di allocazione settoriale, la società americana ha preferito i segmenti più ciclici, come il finanziario, industriale e dei beni di consumo ciclici. “Questi settori hanno la caratteristica di avere un maggior potenziale di crescita a fronte di valutazioni più ragionevoli”, afferma Luca Tobagi, investment strategist di Invesco.
In termini generali, il mercato obbligazionario ha beneficiato solo indirettamente della crescita attraverso i miglioramenti della qualità del credito. Nel 2017, la società ha privilegiato l’obbligazionario corporate, sia investment grade che high yield. “L’high yield europeo e statunitense hanno avuto un peso importante nei nostri portafogli. A livello settoriale, abbiamo dato uno spazio significativo anche al settore finanziario, sia per quanto riguarda i bond subordinati che per gli alternative Tier 1”, dice l’esperto.
L’altra area geografica di riferimento è stata la regione emergente. “Abbiamo puntato sull’obbligazionario emergente non tanto per il rendimento assoluto che era in grado di offire ma fondamentalmente per due ragioni: si tratta di un’area ciclica che risulta poco correlata con la maggior parte delle altre asset class”, afferma Tobagi. Questa è stata una delle soluzioni adottate da Invesco per diversificare i portafogli in modo efficace, contenendo la volatilità aggregata ma senza rinunciare al rendimento atteso.
“Nel 2017 una delle nostre migliori idee per diversificare i portafogli è stata l’esposizione all’obbligazionario indiano”, afferma lo strategist. Infatti, la curva governativa indiana è quella più decorrelata con i mercati sviluppati ed emergenti. Questo dipende essenzialmente da due fattori: in primis, il mercato obbligazionario indiano non è ancora aperto agli investitori e, in secondo luogo, la correlazione storica tra il dollaro e la rupia risulta elevata.
Inoltre, aggiunge Tobagi, “i nostri portafogli obbligazionari non hanno avuto un’esposizione significativa sui bond governativi dei Paesi sviluppati, in particolare dell’area euro. Abbiamo ridotto gradualmente l’esposizione sugli Stati Uniti e abbiamo mantenuto un’esposizione molto significativa sulla parte corporate, sia euro che emergente, andando a selezionare prodotto per prodotto”.
Strategie alternative
Nella gamma prodotti di Invesco, troviamo diversi prodotti multi-asset total return che utilizzano strategie alternative. Il fondo con rating Blockbuster Funds People 2018 Invesco Global Targeted Returns utilizza una strategia macro al fine di selezionare posizioni che siano poco correlate tra di loro. Il comparto mira a generare un rendimento lordo annuo del 5% superiore all’Euribor a tre mesi con meno della metà della volatilità che caratterizza i mercati azionari. “Nel 2017, in un contesto caratterizzato da mercati fortemente direzionali, queste strategie non sempre producono risultati in linea con quelle che sono le aspettative del gestore. Lo scorso anno queste strategie hanno dato un buon contributo soprattutto per quanto riguarda il contenimento della volatilità, e ci aspettiamo che continuino a darlo anche nel 2018”, osserva Tobagi.
Un’altra strategia alternativa utilizzata dalla casa americana è quella di global asset allocation. Il fondo con rating Blockbuster Funds People 2018 Invesco Balanced-Risk Allocation e l’Invesco Macro Allocation Strategy sono due multi-asset gestiti con strategie risk parity, dove la componente azionaria, obbligazionaria e materie prime sono ugualmente rappresentate in termini di budget di rischio. “Queste due strategie sono complementari e sono caratterizzate da un budget di rischio molto simile da un punto di vista della volatilità (8-10% annuo). Nel primo caso la strategia è 80% strategica e 20% tattica, mentre nel secondo è esattamente speculare”, conclude Tobagi.