Investimenti, è tempo di portafogli decarbonizzati

Selezionare le migliori strategie sostenibili è ancora piuttosto complicato per gli investitori, a causa dell’assenza di standard e definizioni comuni, di dati incompleti e conoscenze incerte circa i percorsi di decarbonizzazione di specifici settori e aree geografiche. “Quando si investe in soluzioni focalizzate sulla decarbonizzazione, le caratteristiche del portafoglio cambiano completamente rispetto a strategie tradizionali”, commenta Roberta Rudelli, head of fund selection, Unicredit. “Per esempio l'allocazione per Paese ma anche per settore può essere diversa: per questo è necessario verificare che le scelte attive rispetto al benchmark siano coerenti con l’asset allocation per evitare rischi non voluti ed essere consapevoli di eventuali opportunità mancate”, continua. Per quanto riguarda l’approccio di Unicredit: “In generale nei portafogli gestiti e in quelli consigliati, tendiamo a bilanciare tutti i fattori di rischio. Se per esempio includiamo nel portafoglio una soluzione sostenibile dal punto di vista climatico, verifichiamo quale tipo di sottopeso rispetto agli indici di mercato si ottiene in termini di settore e società e inseriamo strategie con un focus diverso per preservare la diversificazione. In ogni caso rispettiamo sempre le esigenze che i nostri clienti ci manifestano, le loro priorità e le preferenze, siano esse di sostenibilità o più legate al rendimento di breve periodo”.

Bilanciare rendimento e sostenibilità sembra essere una delicata questione di equilibrio: “Quando valutiamo la Carbon Footprint di un portafoglio, dobbiamo considerare diversi fattori”, sostiene Alessandro Greppi, Unit Linked and Pension Funds portfolio manager, Zurich Investments Life. “Innanzitutto, la composizione stessa del portafoglio, perché questo particolare tilt può modificare drasticamente le ponderazioni e l'esposizione settoriale. Dobbiamo quindi analizzare le emissioni associate alle singole partecipazioni e le ponderazioni settoriali, in particolare se abbiamo un benchmark e l’elemento ESG aumenta di molto il tracking error. Occorre inoltre considerare la divulgazione delle emissioni da parte delle aziende, perché abbiamo bisogno di dati di buona qualità che consentano una valutazione oggettiva non solo dei livelli di decarbonizzazione attuali, ma anche dello storico raggiunto da un’azienda o un settore”. Secondo Greppi “il percorso verso il Net Zero è piuttosto lungo e metriche come la Carbon Footprint o le emissioni per unità di prodotto permettono di misurare l'efficacia di tutte le misure adottate dalle aziende per cambiare i propri modelli di business. Per quanto riguarda l'equilibrio tra rendimenti e sostenibilità, occorre rispettare le esigenze del cliente, bilanciando gli aspetti più quantitativi, come il rapporto rischio-rendimento, con un’esposizione più attenta alla sostenibilità”.

A sostegno di un trend ormai irreversibile c’è un tessuto normativo fortemente sviluppatosi negli ultimi anni. Adesso anche le aziende d’Oltreoceano stanno riconoscendo sempre più l’importanza di questa tematica e dagli USA, grazie all’Inflation Reduction Act, sono in arrivo forti incentivi per favorire le aziende chiaramente orientate alla sostenibilità. “A mio parere sostenibilità e rendimento guardano già nella stessa direzione”, conferma Rossana Brambilla, head of Multi Asset, Multi Manager and Responsible Investing, Sella SGR. “Norme quali l'Inflation Reduction Act negli Stati Uniti o altri incentivi fiscali apporteranno molti capitali verso le soluzioni in grado di decarbonizzare il sistema. Si tratta quindi di un segmento destinato a crescere. Al tempo stesso meccanismi come ETS o CBAM impongono concretamente ai settori maggiormente inquinanti di investire per ridurre progressivamente le loro emissioni”, continua Brambilla. “Credo tuttavia che vi siano già oggi molte strategie disponibili sul mercato che permettono di avere un portafoglio sostenibile e ben bilanciato, allineate sia con gli obiettivi di sostenibilità che di rendimento. Nel combinare le strategie tra loro, prestiamo grande attenzione verso l’esposizione settoriale, geografica e di stile dei portafogli per non rischiare di avere eccessivi disallineamenti rispetto ad un benchmark tradizionale. Strategie come quelle Paris-aligned hanno una buona diversificazione a livello settoriale, proprio perché il Regolatore chiede di includere tutti i settori. Riteniamo fondamentale selezionare lo strumento giusto e tenere sempre in considerazione le metriche di sostenibilità che non ha più senso ignorare”, conclude Brambilla.

Le tecnologie, i mercati e i modelli di business sono in continua evoluzione, ma le aziende capaci di trovare soluzioni innovative, in grado di essere applicate su larga scala e rapidamente, avranno un significativo vantaggio competitivo a lungo termine. Come individuare quelle che saranno in grado di intercettare al meglio le opportunità legate al processo di decarbonizzazione? “Nell’analisi della traiettoria di decarbonizzazione di un’azienda partiamo dal calcolo della sua impronta di carbonio”, esordisce Erika Wranegard, Lead portfolio manager, Sustainable Investment, Lombard Odier Investment Managers. “Vengono incluse le emissioni Scope 1, 2 e 3, le eventuali riduzioni di emissioni, e i target di decarbonizzazione. Valutiamo la credibilità di questi obiettivi e la mettiamo a confronto con il percorso storico delle emissioni”, aggiunge Wranegard, spiegando che “l’analisi di tali sottostanti confluisce nella valutazione dell'aumento implicito della temperatura permettendoci di vagliare i rischi di transizione di una società e la materialità dei rischi associati. È molto importante considerare questo aspetto sia in ambito azionario che obbligazionario. Vogliamo investire in società che abbiano chiare strategie di decarbonizzazione, perché riteniamo che saranno in grado di beneficiare del percorso verso l’obiettivo Net Zero”.