Investitori Flessibile, strategia attiva con una logica private

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Fondata nel 2001, Investitori SGR è una realtà di private banking nata all’interno di un gruppo assicurativo RAS in seguito diventato Allianz. Inizialmente il 'core business' della società era focalizzato sulle gestioni patrimoniali realizzate attraverso titoli e prodotti della casa, mentre a partire dal 2011 il business è stato ampliato anche con l’utilizzo di fondi di case terze. Le masse in gestione, che ammontano a circa cinque miliardi di euro, “stanno vivendo una forte crescita grazie al recente arricchimento in termini di nuove competenze della rete di consulenti finanziari del nostro gruppo, e quindi la diffusione del nostro servizio risulta sempre più capillare”, afferma Emanuele Vizzini, general manager di Investitori SGR.

Fondo con rating Blockbuster Investitori Flessibile

Oltre alle gestioni patrimoniali, l’offerta storica della società è composta da tre fondi geografici azionari e da uno flessibile. In seguito, è stato aggiunto un quinto fondo di natura flessibile con focus sul mercato italiano, di recente trasformato in un fondo PIR. Tra i prodotti di riferimento della casa troviamo l’Investitori Flessibile, che vanta del rating Blockbuster Funds People, con un patrimonio di circa 350 milioni di euro. Il comparto, che ha garantito un rendimento del 7,28% nel 2017 (dati al 21 dicembre), ha realizzato performance consistenti dal 2013. La strategia di gestione del fondo è molto attiva ed interpretata con una logica ‘private’, ovvero "stressiamo il tema della preservazione del patrimonio e del contenimento della volatilità al fine di limitare i drawdown”, afferma Luca Carzaniga (in foto), fund manager del fondo.

Strategia di investimento

I driver di performance del fondo sono principalmente tre: la leva azionaria, obbligazionaria e valutaria. “Cerchiamo di capire in primis quale deve essere il giusto mix tra azioni e obbligazioni, così come il livello di rischio complessivo del portafoglio che vogliamo assumerci”, dice Carzaniga.

In termini generali, il comparto investe senza vincoli predeterminati tra titoli di natura obbligazionaria e azionaria, principalmente denominati in euro. La componente azionaria è investita prevalentemente in azioni di società europee a media ed elevata capitalizzazione e non può superare il 40% delle attività. “Il fattore high dividend è fondamentale nella scelta delle azioni”, prosegue Stefano Ravelli, gestore azionario di Investitori SGR. 

Per quanto riguarda la componente fixed income, il team di gestione definisce in primo luogo il peso delle obbligazioni corporate e governative e in seguito la duration complessiva del portafoglio. Il fondo investe principalmente in titoli di emittenti governativi o di organismi sovranazionali o di tipo societario con merito di credito non inferiore a investment grade. È possibile l’investimento in bond con merito creditizio inferiore a investment grade nella misura massima del 20% del portafoglio.

La componente credito viene gestita attivamente cercando di individuare i titoli in grado di creare valore nel medio periodo. “La componente con più alto turnover è quella high yield, che cerchiamo di gestire in maniera opportunistica e non secondo un approccio buy & hold. Il credito è il segmento su cui vediamo maggior valore, ragion per cui registriamo maggiori livelli di duration. Il fondo nell’ultimo periodo ha cavalcato il trend dei subordinati bancari a 360 gradi. All’interno di questo segmento la forte scommessa di quest’anno è stata sulle obbligazioni 'CMS' (constant maturity swap) che hanno costituito una forma di 'hedging' naturale contro il rialzo dei tassi ma allo stesso tempo hanno fornito ritorni molto interessanti”, aggiunge Carzaniga.

Anche la componente valutaria viene gestita in modo flessibile. “Il fondo investe principalmente in euro ma è possibile spingersi fino al 30% in altre valute per cercare di estrarre rendimento anche da questa componente. Dopo aver avuto importanti esposizioni al dollaro americano nel corso degli ultimi anni, queste sono state ridotte verso la fine del 2016. Ad oggi, abbiamo solo il 6% investito in dollari americani e l’1% in real brasiliani. Il fondo viene gestito in modo dinamico sulla base delle nostre convinzioni”, sottolinea il gestore.

Gestione del rischio

La duration del portafoglio è mediamente compresa tra 1 e 5 anni, ad oggi si attesta sui 3,3 anni. “Sulla componente obbligazionaria tendiamo a lavorare maggiormente sul rischio di credito piuttosto che sul rischio di tasso”. Il fondo può utilizzare strumenti derivati con finalità di copertura dei rischi, efficiente gestione del portafoglio e/o per finalità di investimento.

Negli ultimi due anni la società ha rafforzato il team di risk management, creando una struttura interna che riporta direttamente al CdA indipendente dall’unità di investimento. “Questo ci consente di generare scenari avversi di mercato e di stress al fine di analizzare il possibile impatto sui nostri portafogli. Abbiamo introdotto un’osservazione su base mensile di una serie di scenari di stress, modificabili in alcune loro variabili”.

Allocazione settoriale e geografica

Gli investimenti del comparto si concentrano prevalentemente sul settore finanziario (23,6%), servizi alla comunicazione (20,1%), energia (18,99%) e healthcare (14,54%). “Prediligiamo i financial, sia lato bond che equity. Sul fronte credito fino all’estate ci siamo focalizzati sui bancari in particolar modo subordinati e CMS ma nell’ultimo periodo ci siamo concentrati maggiormente sugli assicurativi. Un altro settore su cui abbiamo un’esposizione è quello telecom, specialmente Telecom Italia, che è stata una delle nostre maggiori scommesse del 2017”, spiega Carzaniga. In termini di allocazione geografica, l’Europa è l’area di riferimento del comparto, che presenta un limite di investimento in euro pari al 70%. In conclusione, l’obiettivo del team di gestione è quello di ottenere un portafoglio diversificato e decorrelato, nonostante la forte direzionalità dei mercati.