Investitori italiani primi in Europa per sensibilità ai criteri ESG

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Chesapeake Bay Program, Flickr, Creative Commons

Una recente indagine condotta da Schroders ha rivelato che gli investitori italiani sono al primo posto in Europa per l’attenzione rivolta ai criteri ESG (environment, social, governance) nelle loro scelte di investimento. Nonostante gli ottimi risultati, tuttavia, è ancora molta la strada che gli investitori europei devono percorrere per poter reggere il confronto con gli investitori a livello globale, soprattutto con quelli dell’Asia e delle Americhe.

Lo Schroders Global Investors Study 2016 ha coinvolto 20.000 investitori1, di cui 1.000 solo in Italia, in ben 28 Paesi (tra quelli europei figurano Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Svizzera, Polonia e Svezia) ai quali è stato chiesto di assegnare un punteggio – da 1, che equivale a “per niente”, a 10, “cruciale” – per valutare l’importanza dei criteri ESG nel loro processo decisionale in fatto di investimenti.

I risultati parlano chiaro: nonostante gli elevati punteggi assegnati a fattori quali la buona corporate governance (6,8), la good social responsibility (6,6) e l’impatto ambientale positivo (6,5), gli investitori del Vecchio Continente sono ancora piuttosto arretrati rispetto al sentiment globale. La media dei punteggi assegnati ai fattori citati nel resto del mondo, infatti, è rispettivamente del 7,2, 6,9 e 6,8.

Nello specifico, è il continente americano a spiccare su tutte le altre aree a livello globale, con un punteggio pari al 7,7 per quanto riguarda la buona corporate governante, del 7,5 per i fattori di goodsocial responsibility e del 7,3 in fatto di tematiche ambientali. Segue l’Asia (con 7,4, 7,1 e 7,0 punti, rispettivamente) e solo in terza posizione l’Europa, dove gli investitori italiani, appunto, fanno da apripista. I risparmiatori del Bel Paese assegnano un punteggio di 7,4 (6,8 la media europea) all’adozione di criteri di buona corporate governance, e un 7,2 (6,6 media europea) ai criteri di responsabilità sociale, con analoga attenzione manifestata nei confronti delle tematiche ambientali (7,1 vs 6,5 media europea).

Millennial all’avanguardia sui criteri ESG

Tra gli elementi emersi che fanno ben sperare per il futuro, l’elevata attenzione dedicata ai criteri ESG dai più giovani. A livello globale, il disaggregato su base demografica dei dati raccolti dallo Schroders Global Investor Study 2016 rivela infatti che i millennial (gli individui di età compresa tra i 18 e i 35 anni) sono più attenti alle tematiche ESG rispetto agli investitori più anziani. Per questa categoria, inoltre, l’attenzione alle tematiche ESG è, in materia di decisioni di investimento, tanto importante quanto i ritorni potenzialmente ottenibili.

L’interesse per le tematiche ESG da parte degli investitori non può che crescere, data l’importanza che questi aspetti già rivestono per i millennial. Sebbene i rendimenti siano ancora un fattore centrale quando si prendono decisioni di investimento, la rilevanza dei criteri ESG per gli investitori finali rende tali tematiche troppo significative per essere ignorate”, ha commentato Jessica Ground, global head of responsible investing di Schroders, aggiungendo: “da quasi 20 anni in Schroders integriamo l’analisi dei criteri ESG nei nostri processi di gestione attiva degli investimenti. È importante continuare a informare ed educare gli investitori sul valore e sui ritorni aggiuntivi che l’inclusione di tali criteri può offrire”.

1 Dallo studio si legge che “per investitore si intende qualunque individuo pronto a investire almeno 10.000 euro nei prossimi 12 mesi e che ha apportato delle modifiche al proprio portafoglio negli ultimi 5 anni”.