Jerome Powell, la soluzione di continuità a Janet Yellen

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Marco Verch, Flickr, Creative Commons

Janet Yellen passerà alla storia per diversi motivi: è stata la prima donna a presiedere la Federal Reserve ma anche la prima presidente in 40 anni a non vedere rinnovato il proprio mandato (l’ultima volta è successo nel 1978, quando Jimmy Carter decise che William Miller avrebbe preso il posto di Arthur Burns). E proprio come Miller, Powell, che assumerà l'incarico di governatore della Banca centrale statunitense da febbraio del 2018, non possiede una formazione accademica in economia (ha studiato, infatti, giurisprudenza). Membro del Consiglio dei governatori della Fed dal 2012 per decisione di Barack Obama, durante la sua carriera è stato avvocato e banchiere d'investimenti, stringendo legami con gli ambienti di Wall Street - ha lavorato nella società internazionale di asset management Carlyle Group per un decennio – ed è stato sottosegretario del Tesoro sotto il presidente George W. Bush.

"A differenza degli ultimi presidenti della Fed, come Ben Bernanke e Janet Yellen, Powell non ha formulato alcuna teoria o approccio che potrebbe essere rilevante per il pensiero monetario, né nei suoi discorsi pubblici né in altri ambini", afferma Anna Stupnytska, global economist di Fidelity. L'esperta sottolinea che Powell "si è schierato con quello che potremmo definire la linea ufficiale di consenso della Fed". La conseguenza nel breve termine è che "il ciclo di rialzi molto graduali dei tassi continuerà, anche se con il rischio di una pausa nel 2018 se l'inflazione sorprenderà ancora al ribasso".

Una altra conseguenza, secondo l'economista, è la maggiore importanza che questa scelta darà alle nomine future. Ad esempio, se fosse eletto come vice presidente John Taylor – dall’approccio più ortodosso - "il consiglio potrebbe spostarsi leggermente verso postulati dal punto di vista monetario meno espansivi". Va ricordato che ci sono altri tre posti vacanti attualmente nel FOMC.

Per John Stopford, gestore di Investec AM, "questo fattore ha il potenziale di aumentare temporaneamente l'importanza dei presidenti regionali della Fed, che sembra costituiranno un gruppo più hawkish l'anno prossimo". Stopford ritiene che il nuovo presidente della Fed "dovrà guadagnarsi la fiducia dei suoi colleghi per cambiare i voti a modo suo". L’esperto ritiene probabile che "il FOMC continui a farsi guidare dai dati e che sia piuttosto graduale nel suo approccio, a meno che l'inflazione non inizi a recuperare notevolmente".

La versione repubblicana della Yellen

"C'è un motivo per cui Jay Powell era la scelta di consenso per sostituire la presidente Yellen: soddisfa tutti i requisiti che altri potenziali candidati non avrebbero avuto", dice David Lafferty, chief market strategist di Natixis Global AM. Per Lafferty, Powell "riconosce il valore dell’attuale normalizzazione dovish del FOMC”  e "sembra preferire un tocco normativo più leggero, specialmente nei confronti delle banche più piccole, dei test di stress e della designazione Sifi (Systemically important financial institutions)".

Questo comporterebbe un grande cambiamento, perché la Yellen si è posizionata a favore di norme più rigide; durante il suo discorso all'ultimo summit dei  banchieri centrali tenutosi a Jackson Hole, ha dichiarato: ""qualsiasi aggiustamento alle regole dovrebbe essere modesto e dovrebbe preservare l'aumento della resilienza dei grandi istituti finanziari”. Secondo Lafferty la scelta di Donald Trump è ricaduta su "una versione repubblicana più incline agli affari rispetto alla Yellen" e prevede che "il Senato, controllato dai repubblicani, non avrà problemi a confermare Powell nel suo incarico".

Brian Horrigan, chief economist di Loomis Sayles (Natixis Global AM), concorda sul fatto che la presidenza di Powell farà la differenza nelle politiche di regolamentazione: "Powell aveva espresso scetticismo relativamente all’espansione normativa della finanza durante il mandato di Obama. Il Dodd-Frank Act attribuisce alle agenzie regolamentari margine nell’interpretazione e nell’implementazione delle norme”.

Da Amundi, Charles Melchreit, deputy head of fixed income, e Paresh Upadhyaya, director of currency strategy, vedono in questa nomina il “tentativo di Trump di lasciare il suo segno personale”, anche se, facendolo, il presidente “ha optato per il candidato che storicamente si è maggiormente allineato con la Yellen in termini di previsione economica e politica monetaria”. Gli esperti sottolineano poi il pragmatismo di Powell: "Anche se ha votato la maggior parte delle riforme finanziarie approvate dal 2008, ha sostenuto l'analisi costi-benefici in relazione alle regolamentazioni finanziarie e ritiene che la Volcker rule debba essere rivista".

Gli analisti di Allianz Global Investors prevedono come conseguenza di questa nomina che i treasuries "e forse il dollaro" cadranno inizialmente, un trend che potrebbe comunque durare molto visto Powell "si soffermerà sulla normalizzazione dei tassi e del bilancio”. La loro previsione è che i titoli americani a 10 anni raggiungeranno il 3% entro la fine del 2018.

Per quanto riguarda il dollaro, al di là della reazione iniziale, prevedono un rafforzamento nel breve termine, a causa dell'incremento del tasso di variazione rispetto ad altre banche centrali (BCE, BoJ) e perché "gli Stati Uniti stanno entrando in una fase del ciclo di tassi robusti di crescita economica".