Kairos: "Nel 2018 la sorte dei mercati sarà condizionata dalle Banche centrali"

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Nell'anno di Donald Trump alla Casa Bianca, del dibattito post Brexit in Europa, di nuovi attentati terroristici e nuovi conflitti geopolitici (con una Russia sempre più egemonica e una Corea del Nord pronta ad usare le sue testate nucleari) e perfino del concedo apocalittico del ministro delle finanza tedesco Schauble, secondo il quale viviamo in una bolla enorme creata dalle politiche di QE, che hanno messo sotto sopra l'economia, i mercati brillano di luce propria. I record di Borsa si sono susseguiti di mese in mese, di qua e di là dell'Atlantico, tanto da non fare nemmeno notizia. Le Borse (in primis Piazza Affari) stanno perciò per chiudere un altro anno estremamente positivo. Basti pensare all'indice FTSE MIB  che dovrebbe consolidare i guadagni da qui a fine anno e raggiungere i 23.000 punti con un rialzo di quasi il 20% rispetto all'anno precedente. Una corsa “in particolare del mercato azionario che dura dal 2009, per non parlare dei mercati obbligazionari che sono in trend ascendente dal 1982”, conferma Pio Benetti, head of discretionary mandates di Kairos.

“Anche dal mio punto di vista l’azionario Europa si è unito alle buone performance di quasi tutte le asset class” aggiunge Federico Trabucco, portfolio manager european equities della società guidata da Paolo Basilico. “Per quanto riguarda il 2017, bisogna dire che la performance che abbiamo visto fino ad ora, che è più o meno un 12% sui vari indici, comprendendo i dividendi, è abbastanza allineata a quello che dovrebbe essere la stima di crescita degli utili per quest’anno. Generare idee interessanti, arrivati a questo punto, non sarà proprio semplice ma potremo ad esempio sfruttare il disallineamento in termini di performance tra equity e bond dello stesso emittente”.

Un 2018 impegnativo

Con l’arrivo del 2018 rimarrà infatti ancora caldo il tema dei mercati obbligazionari: “Ad oggi 11,6 trilioni su 45 totali di emissione fra governativi, sovranazionali ed emittenti privati quotano a tassi negativi, quindi questo è il vero punto di domanda per l’anno prossimo. Credo che questo possa anche cambiare un po' la modalità con la quale faremo stock-picking in uno scenario prossimo di tassi meno benigno”, sostiene Pio Benetti.

Per gli esperti oltre alla questione dei tassi c’è qualche altro rischio all’orizzonte per esempio il dollaro e il rallentamento cinese, ma ci sono anche opportunità: fino quando il PIL mondiale continua ad andare bene e il ciclo dei profitti delle aziende lo segue, le perfomance dei mercati continueranno, a ragione veduta, ad essere positive. “Il prossimo anno, più degli anni passati, la sorte dei mercati sarà condizionata dalla politica monetaria delle Banche centrali", continua Benetti, "si preannuncia un anno sicuramente più volatile e sicuramente più impegnativo da un punto di vista sia dell’asset allocation sia della selezione titoli, ma gli spazi di apprezzamento e di ricerca di rendimento in termini assoluti rimangono interessanti”.