Kames Global Equity Income, ecco i quattro titoli che guidano la rinascita degli investimenti giapponesi

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Yoshitaka Ando, Flickr, Creative Commons

Dopo quasi trent'anni di stasi, la ripresa del mercato giapponese attira un numero sempre più crescente di investitori. L'indice Nikkei è a livelli record degli ultimi 21 anni, il TOPIX al suo massimo in dieci anni e il Partito Liberal Democratico (LDP), presieduto dal primo ministro giapponese Shinzo Abe ha ottenuto una maggioranza schiacciante nelle recenti elezioni parlamentari. Tuttavia, il mercato giapponese ha vissuto molti rally dallo scoppio della bolla della fine del 1989 che, normalmente, sono stati caratterizzati da breve durata e seguiti puntualmente da nuovi minimi.

Robin Black, co-gestore del fondo con rating Consistente Funds People Kames Global Equity Income, che ha seguito a lungo il mercato giapponese, dà un suo parere sull’attuale situazione nipponica. "Il Giappone affronta troppe sfide strutturali per essere un mercato nel quale ‘comprare e mantenere’ a lungo termine. L'invecchiamento della popolazione, l’elevato deficit di bilancio, il debito sul PIL, la dipendenza dalle importazioni di energia, la mancanza di una diversità politica, alcune pratiche di lavoro inefficienti e certi atteggiamenti delle aziende contrarie agli interessi degli azionisti rappresentano questioni importanti, anche se ben noti alla maggior parte degli osservatori di mercato. Tuttavia, il Giappone resta il terzo maggior mercato azionario del mondo nonché la terza economia mondiale per cui, in un contesto di crescita del Paese, non sarebbe quindi ottimale sottopesare questo mercato".

Anche se non si mostra rialzista in termini di condizioni strutturali nel lungo termine, Black sottolinea che il Paese può registrare rendimenti più elevati per lunghi periodi, "solitamente, il Giappone tende a comportarsi bene quando le condizioni economiche migliorano, e questa è certamente la situazione attuale, quando la sincronizzazione della crescita globale risulta sempre più evidente. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), per esempio, indicano che la crescita globale si registrerà al 3,5% nel 2017 e al 3,6% nel 2018, rispetto al 3,2% del 2016. In una situazione di questo tipo, il Giappone si comporta quindi bene perché la sua economia dipende in larga misura dalle esportazioni, ragion per cui la debolezza dello yen risulta ancora più vantaggiosa. Se aggiungiamo il fatto che il mercato è relativamente economico con un ratio prezzo-valore contabile di 1,4 volte e che il costo del capitale continua a rimanere praticamente allo 0% grazie alla politica monetaria accomodante della BoJ, troviamo che, nel complesso, le condizioni sono molto favorevoli", spiega il gestore di Kames Capital.

"Nel corso dell’ultimo anno, abbiamo sovrappesato il Giappone, e con tutta probabilità continueremo questo posizionamento grazie alla nostra convinzione nei titoli che abbiamo selezionato a seguito di un focus bottom-up. Il Giappone rappresenta quasi il 10% del fondo, rispetto alla sua ponderazione del benchmark inferiore all'8%, e a quella dei nostri concorrenti, che investe in genere meno del 5% nel Paese. Il comparto registra tuttavia un active share elevato e il mercato è stato molto positivo per i nostri investitori".

Quattro nomi

In seguito, Black mette in evidenza quattro società giapponesi in cui investe il Kames Global Equity Income Fund e che "illustrano l'ampiezza e la profondità del mercato":

"Tokyo Electron è un leader mondiale nella produzione di macchine utilizzate dalle società di semiconduttori per produrre chip. Lo scorso anno, abbiamo aperto una posizione su questo titolo perché, considerando che i semiconduttori hanno sempre più applicazioni e i volumi di archiviazione dati sono in rapido aumento, è difficile che l’offerta riesca a coprire la domanda. Il prezzo della Tokyo Electron è raddoppiato nel corso dell'ultimo anno e la rapida crescita dei profitti, insieme ad un obiettivo di pay-out del 50%, implica che il dividendo è passato da 50 yen del 2014 a 352 dello scorso anno e le stime dicono che potrebbe addirittura raggiungere i 605 yen nel 2017”.

"Bridgestone è il primo produttore di pneumatici al mondo. Anche se la concorrenza sui prezzi nel mercato delle ruote per autoveicoli si è intesificata, Bridgestone e Michelin mantengono un duopolio nel segmento (molto più redditizio) delle ruote di grandi dimensioni, come quelle utilizzate nelle miniere o in agricoltura. Bridgestone accumula liquidità in bilancio e genera molti profitti, ragion per cui poteva permettersi l’aumento del pay-out ratio dello scorso anno (40%). In un certo senso, questo bilancio così gonfio è frustrante perché soffoca il ROE, ma, ad ogni modo, ci piace l'atteggiamento conservatore della dirigenza e crediamo che il basso pay-out potrebbe migliorare in futuro".

"Daito Trust è in portafoglio da quando abbiamo lanciato il fondo. Si tratta di un'azienda che costruisce appartamenti destinati all’affitto. Ci piace il modello integrato con cui opera, come cerca i terreni, come costruisce gli edifici, attrae gli inquilini e gestisce le proprietà. Inoltre, la società ha recentemente beneficiato della modifica della legge giapponese sulle successioni che ha notevolmente migliorato l'efficienza fiscale delle proprietà in affitto, il che ha comportato un forte impulso per la domanda. Daito distribuisce l'80% dei suoi profitti tra i suoi azionisti e l'anno scorso ciò è stato fatto sotto forma di dividendi (50%) e di azioni riacquistate (30%)”. 

"TechnoPro è una società di servizi e outsourcing del personale (staffing) per il settore tecnologico, motivo per cui è molto esposta alle tendenze interne del Paese come la crescita economica, il tasso di disoccupazione e l'aumento dei salari. La società conta più di 14.000 ingegneri e lavora con 1.400 aziende. In Giappone, il settore dello staffing è molto frammentato e le modifiche legislative rendono probabile un consolidamento del mercato che potrebbe avvantaggiare TechnoPro. Il pay-out è del 50% ma il miglioramento del bilancio e una buona generazione di cassa libera offrono margine per un aumento futuro".

"Le azioni giapponesi che abbiamo in portafoglio riflettono molte delle qualità che cerchiamo nelle aziende: bilanci solidi, flussi di cassa robusti, posizioni dominanti nel mercato e un forte gruppo dirigente che supporta la distribuzione dei profitti tra gli azionisti. Tutte queste qualità costituiscono la base della nostra filosofia di investimento azionario con l'obiettivo di generare reddito: l'accumulo di rendimenti stabili nel lungo termine", conclude Black.