L’Agenzia delle Entrate valuta una possibile proroga

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In tema di voluntary disclosure la data rilevante, per il calcolo delle annualità interessate dalla procedura di regolarizzazione dei capitali, è il 2 settembre. Il decreto contiene, inoltre, la norma sul raddoppio dei termini. In queste ore l’Agenzia delle entrate sta infatti monitorando con molta attenzione il flusso di domande di questa settimana per valutare se e come predisporre una proroga. La finestra di regolarizzazione della voluntary disclosure si chiuderà, infatti, il prossimo 30 settembre. Del resto, sono state recapitate alle direzioni provinciali dell’Agenzia delle entrate oltre 10 mila istanze di collaborazione volontaria.

Un’accelerazione delle domande di voluntary disclosure, come si poteva facilmente prevedere, è partita subito dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 5 agosto del decreto legislativo sulla certezza del diritto. E a questo punto un rinvio è ormai quasi dato per scontato, non solo dagli operatori, ma anche dai funzionari che avranno il compito di analizzare i fascicoli. Il decreto legislativo attuativo della delega fiscale sulla certezza del diritto è materia molto complessa e a questa complessità si deve l’allungamento dei tempi. Bisogna vedere, a questo punto, se la proroga porterà o meno con sé una penalità. Quello della proroga, del resto, è un punto molto delicato. Le aspettative di regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero sono alte e, a oggi, le procedure avviate sono ancora molto poche.

Basta guardare ai numeri: in tema di introiti, da una rilevazione che porta la data del 18 maggio 2015, su 1.288 istanze presentate, gli imponibili oggetto di emersione erano di circa 260 milioni di euro per imposte dirette, circa 16 milioni di euro ai fini Irap e circa 12 milioni di euro ai fini Iva. Ed è bene ricordare che una parte del gettito da voluntary disclosure, ovvero 671 milioni di euro, sono stati già prenotati per evitare l’aumento delle accise su benzina e carburanti dal dl milleproroghe. E l’ammontare di denaro che potrebbe tornare in Patria sarebbe molto alto: l’Uif in uno studio sui paradisi fiscali ha quantificato che gli investimenti italiani presenti in paesi a opacità fiscale si aggirano intorno ai 500 miliardi di euro.

Chi si deciderà a far rientrare i soldi, si troverà a pagare dazio di tutte le imposte evase negli anni soggetti a regolarizzazione ma con la protezione sulle irregolarità penali. Una protezione da considerare con grande attenzione viste le regole più stringenti sullo scambio di informazioni con i centri off shore che si sono fortemente evolute nel corso dell’ultimo anno e con l’introduzione nel codice penale del reato di autoriciclaggio. Nelle scorse settimane era stata portata avanti l’ipotesi di una proroga leggera, una sorta di prenotazione della domanda di voluntary da registrare il 30 settembre con l’impegno a presentare successivamente tutta la documentazione.

Si erano espressi anche i dottori commercialisti che, in un convegno a Milano, avevano ufficialmente richiesto uno slittamento dei termini almeno fino a dicembre. A causa del disallineamento tra gli anni coperti dalla voluntary disclosure e gli anni accertabili dall’Agenzia, un’eventuale proroga delle adesioni potrebbe consentire ai contribuenti di sanare un anno senza pagare. Al 31 dicembre 2015, infatti, decadono i poteri accertativi per l’anno d’imposta 2010 (ai fini delle imposte) e 2009 (ai fini delle sanzioni RW), in assenza di raddoppio dei termini. Per evitare tutto questo, la soluzione con penalità potrebbe tenere aperta una finestra di voluntary fino al 2016, bloccando però i termini di accertamento sul 2010 (2009 per il quadro RW) e quindi obbligando il contribuente a dover regolarizzare un’annualità in più, in deroga alle tempistiche ordinarie.