L’evolversi della crisi russo-ucraina e la caduta del prezzo del greggio innervosiscono i mercati finanziari

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foto: autor antifluor, Flickr, creative commons

"Alla fine di un anno costellato da continui focolai, è l’evolversi della crisi russo-ucraina, cui si affianca la caduta del prezzo del greggio, ad innervosire i mercati finanziari" A pensarla così sono gli esperti di Aletti Gestielle che ritengono che la caduta del prezzo del greggio insieme al forte deprezzamento del rublo, generi "ulteriori preoccupazioni sullo stato di un’economia troppo dipendente dal petrolio, con una situazione demografica complessa ed un sistema politico che non ha saputo intraprendere alcuna riforma. Una classe politica autoreferente e una Banca Centrale impossibilitata a mantenere la propria indipendenza hanno, nelle ultime settimane, mostrato tutta la loro inadeguatezza: una divisa in caduta libera nonostante il forte aumento dei tassi di interesse e un’economia in contrazione, forse del 4%, nel 2015".

Il rublo a metà dicembre registrava da inizio d’anno una perdita di circa il 50% del proprio valore nei confronti del Dollaro americano. La paura del ripetersi di una crisi simile a quella del 1998 ha cominciato ad emergere sui mercati ma, nonostante la complessità dell’attuale situazione, il livello di debito del Paese è ben lontano da quello di sedici anni fa. "Putin non sembra voler usare le proprie riserve valutarie che, probabilmente, considera un’arma strategica nei confronti dell’Occidente da cui si sente 'assediato'" dicono. Le sanzioni hanno colpito la Russia e lo stesso Putin le ha messe in relazione alla debolezza del rublo. Due sono le partite che il Paese è costretto a giocare: la prima lo vede protagonista e riguarda la questione Ucraina, la seconda invece lo considera una riserva, costretta a guardare la partita in corso tra Arabia Saudita e Stati Uniti sul prezzo del petrolio.

Un prezzo del greggio più basso, insieme alle altre materie prime, è anche fonte di preoccupazione per una crescita economica disomogenea che fa riemergere più fortemente il rischio di deflazione, soprattutto nella parte del mondo che è strutturalmente ed economicamente in una posizione di maggiore debolezza. Tuttavia la lettura che Gestielle da "alla discesa del prezzo del petrolio è che solitamente da considerarsi un elemento positivo per la crescita economica. Esso può diventare un fattore destabilizzante per i mercati emergenti, in particolare per quelli produttori della materia prima, ma più in generale per tutta la asset class, nel momento in cui lo stimolo all’attività economica induca a politiche monetarie più restrittive, in particolare da parte della Federal Reserve americana. Un repentino cambiamento dei tassi da parte della FED, con un conseguente ulteriore rafforzamento del Dollaro, potrebbe portare ad una sensibile diminuzione della liquidità per l’asset class e di conseguenza per le piazze finanziarie dei Paesi Emergenti".

"Nonostante quest’anno i conflitti siano stati numerosi, non sono mai divenuti un elemento di vero e proprio disturbo per i mercati. La situazione però potrebbe cambiare guardando alla lista di appuntamenti elettorali ( Grecia, Gran Bretagna e Spagna) che dalla fine del 2014 per tutto il 2015 arricchiranno soprattutto il calendario politico europeo" concludono.