L'importanza del rischio geopolitico e come calcolarne l'impatto sui mercati

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Funds People

Sebbene da un punto di vista puramente finanziario si può affermare che l'estate 2014 è abbastanza tranquilla, il peso di numerosi conflitti in diverse aeree del mondo - Siria, Libia, Irak, Ucraina e Russia, Gaza, etc - comincia a farsi sentire sui mercati. Funds People ha chiesto a Fabio Catalano, portfolio manager di AcomeA, come affrontare questo problema e come interpretare in chiave finanziaria le preoccupanti notizie provenienti dall'Europa, Africa e Medio Oriente. 

Come gestire il rischio geopolitico?

L'influenza di situazioni  così complesse come il conflitto territoriale tra l'Ucraina e la Russia o la disputa religiosa tra terroristi e estremisti in Iraq non sembra preoccupare molto a Fabio Catalano, portfolio manager di AcomeA. Secondo il gestore, "tendenzialmente nel momento in cui si apre una crisi geopolitica i prezzi degli assets si adeguano rapidamente alla situazione e la liquidabilità dei diversi strumenti di investimento si ottiene a prezzi normalmente inefficienti che scontano il rischio legato all’incertezza della risoluzione della situazione". Inoltre, aggiunge che "il nostro processo di investimento 'contrarian' tende ad analizzare in queste fasi quanto rischio viene prezzato dai corsi di mercato per poter sfruttare eventuali inefficienze con acquisti mirati e diversificati nel tempo di durata della crisi. Spesso, infatti, i rischi geopolitici determinano buone opportunità in termini di rendimento corretto per il rischio, in un’ottica di medio periodo".

Quali potrebbero essere possibili cause di tensione in Europa? 

Catalano avverte di due possibili eventi di rischio che possono entrare in gioco in Europa nei prossimi mesi. In primo luogo "l’economia europea e, in particolare, quella tedesca, hanno da tempo avviato rapporti commerciali intensi con la Russia e il blocco dei paesi ex-sovietici. La situazione in Ucraina ha creato un clima di incertezza sfavorevole al business". In un contesto in cui la capacità di stoccaggio dei mercati petroliferi è al livello più basso dalla metà del 2008, quando proprio una carenza di capacità ha contribuito ad un aumento dei prezzi a cui poi è seguita una recessione globale, l'impatto sui mercati energetici potrebbe essere particolarmente acuta nei mesi invernali soprattutto se la Russia compie la sua minaccia di ritirare le esportazioni di gas verso l'Europa. Secondo il gestore, "la Russia produce essenzialmente idrocarburi e sarà la prima a soffrirne l’applicazione, ma le imprese europee subiranno un calo del fatturato. Inoltre il clima di sfiducia posticipa gli investimenti e rallenta i consumi impattando la crescita economica già flebile", conclude.