L’industria europea dei fondi mette a segno il miglior primo trimestre della sua storia

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Daniel Rubio, Flickr, Creative Commons

L’industria europea dei fondi preme sull’acceleratore della crescita. La raccolta netta registrata dal settore a livello europeo nel primo trimestre dell’anno supera i 150 miliardi di euro, stando ai dati di Broadridge. È il dato più alto della sua serie storica che mostra un incredibile interesse degli investitori per i fondi d’investimento. “Nel primo trimestre del 2016 l’argomento di discussione principale erano i deflussi che aveva subito l’industria mentre oggi parliamo del miglior trimestre che questa ha vissuto da che si ha memoria”, afferma Diana Mackay. L’amministratrice delegata di Mackay Williams e Mark McFee, financial editor della società di consulenza, lo descrivono come un periodo nel quale abbiamo assistito a “un boom delle vendite e a grandi sorprese per quanto riguarda il comportamento degli investitori”.

A registrate afflussi sono state tutte le categorie (azionario, obbligazionario, bilanciati e alternativi), sebbene il 50% delle entrate li abbiano raccolti gli obbligazionari. “Fino ad oggi, il record di entrate si era fermato al primo trimestre del 2016. Allora venivamo da un mercato obbligazionario che in media aveva offerto nel 2005 un rendimento del 20% e che aveva permesso all’industria di crescere nel primo trimestre del 2006 grazie alle entrate registrate dai prodotti che investono in quest’asset class. È stata una risposta al mercato rialzista del 2005. Tuttavia, quello che abbiamo visto in questo inizio di 2017 è una fotografia ben diversa del sentiment degli investitori. L’interesse per le obbligazioni è aumentato esponenzialmente nonostante gli scossoni sperimentati dal mercato obbligazionario nel 2016 e il fatto che questa categoria di prodotto offrisse un rendimento che in media non ha superato il 5%”, sottolinea Mackay. 

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Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che il contesto non è per niente facile per le obbligazioni, soprattutto se pensiamo che siamo in uno scenario di aumento dell’inflazione e di rialzo dei tassi. “Sembra che questo comportamento dell’investitore non abbia alcun senso”, afferma la responsabile della società. Non bisogna tuttavia confondere gli ottimi dati di raccolta dell’industria con una maggior propensione al rischio da parte dell’investitore. Al contrario, il suo sentiment continua ad essere piuttosto risk-off, come dimostra il fatto che dei quasi 160 miliardi raccolti nel primo trimestre 80 sono confluiti in monetari, fondi obbligazionari di breve termine o prodotti a basso rischio. “Le minori sottoscrizioni di fondi azionari sono la dimostrazione dell’avversione al rischio che caratterizza questo periodo”, aggiunge Mackay.

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E proprio a proposito di azionario, nel primo trimestre si nota nuovamente una tendenza che si sta rafforzando: afflussi in prodotti di gestione passiva e deflussi da strategie attive. “Ciò è dovuto, tra le altre cose, a questioni che hanno a che fare con la liquidità, vista la possibilità che offrono gli ETF di costruire o disfare velocemente posizioni. Il caso più emblematico è quello dell’azionario americano, dove nel primo trimestre abbiamo assistito a uno spostamento dai fondi attivi a quelli passivi. Si tratta soprattutto di denaro di investitori sofisticati”, specifica l’esperta. Le previsioni della società sull’evoluzione dei flussi per quest’anno sono positive. “A meno che non si produca uno shock importante nel mercato che porti a forti rimborsi, l’anno dovrebbe essere buono per l’industria. Di solito è sempre così quando il primo trimestre è andato bene”.