L’oro, un’ottima alternativa

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volante bb, Flickr, creative commons

La fine del ciclo è vicina, ma non è ancora arrivata. Questa è la visione di DWS, l’asset manager del gruppo Deutsche Bank.

Stefan Kreuzkamp, chief investment officer della società di gestione del Gruppo, sostiene che “nonostante alcuni segnali indichino la fine del ciclo economico, la crescita della produttività potrà favorirne l’estensione nel breve periodo, trainata dall’aumento dei costi di finanziamento, che spingeranno le imprese a rinnovarsi; da nuova forza lavoro proveniente dal mondo digitale e da maggiori spese per capex/R&D. Solo una nuova crisi potrà porre fine alla ripresa continua degli ultimi nove anni. Sebbene si stimi un rallentamento della crescita economica (circa 3,6% nel mondo, 6% la Cina, 2,4% USA e 1,6% Europa), i livelli rimangono solidi. Le pressioni inflazionistiche continueranno ad essere basse e le banche centrali ridurranno gli stimoli di politica moneatria, (si prevede un aumento dei tassi da parte della BCE e 4 aumenti della Fed)”.

Questa view come si riflette sulle diverse asset class? Petra Pflaum, EMEA co-head of equities ritiene di DWS, che “le valutazion siano leggermente sotto la media di lungo periodo e che la crescita degli EPS abbia raggiunto i valori più alti, anche se questi ultimi non hanno ancora toccato la vetta. Ci aspettiamo nel breve periodo il medesimo trend, ad ogni modo la volatilità sarà una costante. Dunque un portafoglio equity dovrebbe puntare su dividendi stabili, che possano proteggere dalle fluttuazioni del mercato. Per il prossimo anno ci focalizzeremo su azioni global value e strategie dividend, adotteremo poi un approccio più selettivo con i settori growth”.

Lato bond, i rendimenti sono molto limitati e occorre essere selettivi per determinare le migliori opportunità. “Tra i governativi periferici e semi-core le situazioni sono molto diverse, anche se il rischio contagio dall'Italia per Spagna e Portogallo rimane molto basso, ciò nonostante l’incertezza e la volatilità persiste. Occorre puntare sulle obbligazioni con alto rendimento aggiustato per il rischio. I Treasuries statunitensi a 2 anni sono interessanti per un profilo rischio/rendimento, mentre quelli a 10 anni rappresentano una protezione dal rischio downside. Puntiamo anche sugli emergenti, ma con una chiave fortemente selettiva. Particolarmente attraente è il credito asiatico, sia per l’alto risk-adjusted-return che per i solidi rating creditizi (77% negli investment grade e 23% nel high yield)”, aggiunge Bill Chepolis, head fixed income EMEA di DWS.

Klaus Kaldemorgen, senior strategist multi asset dell'asset manager, conclude affermando che “non possiamo aspettarci rendimenti elevati per il 2019, sono aumentati infatti i tail risk. Occorre quindi guardare a delle alternative, come per esempio la diversificazione del portafoglio attraverso l’oro. Esso infatti protegge dal rischio di inflazione e da eventuali crisi future, e ancora lo si può acquistare a prezzi bassi. Inoltre anche i Treasuries a 2 anni si possono inserire in portafoglio con l’intento di migliorare il profilo rischio/rendimento. In queste condizioni di maggiore volatilità sarà necessario adottare un’asset allocation più tattica”.