La Bce dà priorità alla lotta all'inflazione e alza i tassi di 50 punti base. Le prime reazioni dei gestori internazionali

Christine Lagarde, meeting Bce marzo 2023_news
Christine Lagarde, meeting Bce marzo 2023

Prima la stabilità dei prezzi e poi la stabilità finanziaria. Nella riunione di marzo, la Banca Centrale Europea ha dato priorità alla lotta all'inflazione nella sua decisione di politica monetaria. Infatti, ha deciso di aumentare i tassi di interesse di 50 punti base e il tasso di deposito al 3 per cento. Il comitato, presieduto da Christine Lagarde, ha dato seguito all'aumento annunciato nella precedente riunione di gennaio. Questo, nonostante le attuali pressioni del settore finanziario statunitense ed europeo che stanno scuotendo i mercati.

Prima reazione positiva sul mercato azionario

Sebbene si trattasse di un rialzo dei tassi annunciato dalla riunione precedente, c'erano alcuni dubbi sul fatto che il copione sarebbe stato rispettato, vista la crisi di fiducia che sta attraversando il settore bancario. Alla fine però la Bce ha scelto di continuare a ridurre le pressioni sui prezzi. Ciò si evince dalle nuove proiezioni macroeconomiche pubblicate in occasione di questa riunione. "Rivedendo le loro aspettative di inflazione al 2,9% per il 2024 e al 2,1% per il 2025, gli economisti della banca centrale hanno sottolineato che, nonostante l'allentamento, il rischio di deviazione dei prezzi rimane predominante", interpreta Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam.

Non è stata una decisione facile per Lagarde, che poteva solo scegliere tra mantenere la rotta stabilita mesi fa o riconoscere che la crisi bancaria in Europa è più grave di quanto si pensasse. La prima reazione dei mercati sta premiando la sua scelta. Dopo la pubblicazione del comunicato, i mercati azionari europei e statunitensi hanno registrato un forte rimbalzo. Il FTSE MIB è salito dell'1,5 per cento. Una spiegazione offerta da Forest è che Lagarde ha confermato la disponibilità da parte della Bce a fornire tutto il supporto necessario per sostenere il sistema finanziario europeo, definendolo resistente e solido.

Opinione discordanti

Come era prevedibile, i gestori di fondi internazionali sono divisi sulla decisione della Bce. Alcuni esperti, come Ulrike Kastens, economista per l'Europa di DWS, la considerano una buona notizia in un contesto di tassi d'inflazione persistentemente elevati. Altri, come Anna Stupnytska, macroeconomista globale di Fidelity International, la definiscono invece un potenziale errore politico se i rialzi dovessero proseguire.

"Ci aspettiamo che le vulnerabilità del settore bancario emerse abbiano un impatto diretto sulla disponibilità delle banche a concedere prestiti, portando a condizioni di finanziamento ancora più rigide, che a loro volta colpirebbero l'economia reale potenzialmente prima e più duramente del previsto", sostiene Stupnytska. Per l'esperta, ulteriori rialzi dei tassi d'ora in poi sarebbero probabilmente un errore politico che richiederebbe una rapida correzione di rotta nei prossimi mesi.

Poche alternative

I gestori di fondi chiedono alla Bce di utilizzare cautela nei messaggi da veicolare d'ora in poi. "La realtà è che i mercati hanno già visto i segnali di stress bancario e chiunque abbia subito gli effetti della crisi finanziaria globale non si lascerà convincere facilmente che tutto andrà per il meglio", prevede James Athey, Investments director di abrdn.

Tuttavia, per Pablo Duarte, analista senior dell'Istituto di ricerca Flossbach von Storch, la Bce ha fatto bene a mantenere la linea e a non ridurre l'entità dell'aumento già annunciato. "Altrimenti avrebbe inviato un segnale di panico ai mercati e avrebbe potuto innescare turbolenze ancora più forti", sostiene. Inoltre, con un tasso di inflazione annuale dell'8,5% e un tasso di inflazione di fondo del 5,6% in crescita, avrebbe fatto un passo indietro nel processo di rafforzamento della propria credibilità.

I pareri sono discordanti, così come quelli all'interno della stessa Bce. "La decisione è stata approvata da un'ampia maggioranza, mentre alcuni hanno suggerito un approccio più cauto in questa fase, fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza sugli attuali problemi di stabilità finanziaria. Le prossime settimane potrebbero dimostrare che il piccolo gruppo di cauti avrebbe dovuto esprimere il proprio punto di vista con maggiore enfasi", commenta Dave Chappell, senior portfolio manager fixed income di Columbia Threadneedle Investments.

La dipendenza dai dati regna, ancora, sovrana

Come ci ricorda Sandra Holdsworth, head of Rates di Aegon AM, bisogna cercare di capire se abbiamo assistito all'ultimo valzer di Francoforte. Se questo sarà l'ultimo rialzo dei tassi di questo ciclo monetario. Un deciso cambio nel sentiment, se si considera che solo la settimana scorsa il mercato prevedeva un tasso finale del 4 per cento. "Visti i livelli di volatilità del mercato, sembra probabile che il ritmo dei rialzi sarà più lento di quanto previsto in precedenza, nonostante i solidi dati sull'inflazione", ritiene Holdsworth.

Secondo le parole di Lagarde, tutto dipenderà dai dati. In particolare, dall'inflazione. Infatti, come sottolinea Kastens, la banca centrale si è astenuta dall'impegnarsi sul futuro percorso dei tassi di interesse. "In un contesto di grande incertezza, ciò è comprensibile. Tuttavia, resta da chiedersi fino a che punto l'ulteriore sviluppo della stabilità dei mercati finanziari limiti le opzioni della Bce". A suo avviso, non esiste un compromesso tra stabilità dei prezzi e stabilità dei mercati finanziari. Ma in ultima analisi, la banca centrale deve stabilire le proprie priorità", sottolinea. E se il mandato della Bce è la stabilità dei prezzi, a suo avviso è probabile che l'istituto centrale non possa evitare di aumentare ulteriormente i tassi.