La crisi del Conte-bis vista da un asset manager internazionale

Neil Mehta, BlueBay AM

L’apertura di una crisi di Governo in piena pandemia è certamente un fattore di preoccupazione per gli investitori internazionali. Il fatto che in Italia il dispiegamento della campagna vaccinale contro Covid-19 e come spendere l’ingente ammontare di risorse del Recovery Plan siano argomenti di dibattito largamente secondari nel panorama della vita pubblica del nostro Paese ormai da giorni, non può che far sorgere molti interrogativi.

Per questo è importante capire come gli asset manager esteri percepiscano il percorso ad ostacoli del governo Conte-bis per guadagnarsi la sopravvivenza dopo l’abbandono da parte di una parte della maggioranza che lo sosteneva.

Che cosa importa davvero

“Dal punto di vista dei mercati”, spiega Neil Mehta, assistant portfolio manager di BlueBay Asset Management, esperto di questioni legate al nostro Paese, “il modo in cui l’Italia interagisce con le Istituzioni europee ha sempre avuto un peso nel determinare i costi di indebitamento per il Paese negli ultimi anni. Per questo, la recente incertezza politica si è tradotta in volatilità sugli spread dei Btp”. Un fattore tutt’altro che secondario dal momento che l’aumento dei costi di rifinanziamento erode risorse necessarie per far ripartire un’economia messa in ginocchio dalle conseguenze della pandemia. “Si tratta di un fattore cruciale per portare avanti un programma di crescita”, afferma Mehta, secondo cui il rischio più grande, che al momento appare superato, sarebbe un voto anticipato da organizzare in una situazione tanto straordinaria e in cui “i partiti più euroscettici avrebbero la strada spianata”.

La questione ovviamente non è politica. “Il Governo italiano”, analizza l’assistant portfolio manager di BlueBay Asset Management, “ha annunciato un nuovo pacchetto di stimoli da 30 miliardi di euro finanziato a debito, che farà incrementare il deficit di bilancio fino al 9% del PIL nel 2021, rispetto a un livello inizialmente previsto del 7%”. “Tuttavia, crediamo che la sostenibilità del debito passerà in secondo piano quest’anno, mentre l’Europa cercherà di riprendersi dalla pandemia ancora in corso. Viceversa, le Istituzioni europee e le agenzie di rating porranno l’attenzione sulle riforme a sostegno della crescita adottate dal Governo Conte e sull’uso ottimale dei 200 miliardi di euro previsti dal Recovery Plan dell’Unione Europea. Un rischio politico contenuto rimarrà un fattore importante quest’anno per quanto riguarda l’implementazione di queste riforme”, completa.

Lo scudo di Francoforte

Esiste però, dal punto di vista dei mercati finanziari, un fattore di stabilità che sovrasta le recenti tensioni politiche. “La BCE rimane ben saldamente impegnata ad acquistare i bond governativi italiani fino a marzo 2022, supportando l’offerta di bond nel breve e ancorando i costi di rifinanziamento nel processo. In questo senso, i timori circa potenziali declassamenti da parte delle agenzie di rating sono diminuiti, come dimostra l’esempio di Standard&Poor’s che ha deciso di alzare l’outlook dell’Italia alla fine dell’anno appena passato, proprio basandosi su questa premessa”.

"La pandemia da Covid-19 ha svolto in questo senso la funzione di livellatore con l’Italia che si trova ora, sostiene Mehta, nella posizione di potersi aspettare valutazioni relative migliori circa la sostenibilità del proprio debito. “Persiste una contrapposizione evidente con la maggior parte degli altri Paesi nel mondo occidentale, dove i livelli di debito sono attesi in aumento sincronizzato verso livelli simili a quelli dell’Italia ma, cosa molto importante, con rating creditizi solitamente più elevati”, commenta l’esperto. “Crediamo che ciò sia sbagliato. Di conseguenza, ci aspettiamo che le agenzie di rating forniscano condizioni più eque in merito ai criteri di sostenibilità del debito, favorendo in ultima analisi una maggiore convergenza, con implicazioni positive per gli spread sui BTP nel tempo. Ciò potrebbe agire da terapia per le dinamiche del debito dell’Italia, la quale, sotto il cappello del nuovo bilancio europeo, finalmente non sarà più un pagatore netto e potrà, di conseguenza, focalizzarsi sulle riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno”, conclude.