La Federal Reserve soddisfa le aspettative aumentando i tassi di interesse di 50 punti base nella riunione di maggio. Ma la vera notizia è che non vede la necessità di un aumento più aggressivo.
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Cinquanta punti base, tutto in un solo colpo. Si tratta del più consistente aumento dei tassi in una riunione della Federal Reserve dal 2000. La Fed ha annunciato infatti nella sua riunione di maggio che aumenterà i tassi nel range tra 0,75-1 per cento. Si è anche deciso che la riduzione del bilancio inizierà a giugno, con un importo iniziale di 47,5 miliardi di dollari al mese, si tratta della metà del ritmo che avrà quando arriverà a conclusione. Quello che solo un anno fa sarebbe stato interpretato come un segnale funesto, oggi ha portato i mercati americani a chiudere in rialzo del 3 per cento. Anche i principali mercati azionari europei si sono mossi nella mattinata di giovedì con aumenti pari all'1,5 per cento. La vera notizia però sta nella frase pronunciata da Jerome Powell: "Un aumento di 75 punti base al momento non viene preso in considerazione".
Questo può essere interpretato dunque come un rialzo dei tassi dovish. "Gli investitori possono tirare un sospiro di sollievo per il fatto che la mossa non è stata più aggressiva, dato che alcuni dei membri più falchi della Fed avevano accennato a un aumento di 75 punti base nelle ultime settimane", nota Brian O'Reilly, responsabile della strategia di mercato, Mediolanum International Funds Limited.
"Ciò che la Fed ha fatto è ridurre significativamente l'incertezza attorno alle sue decisioni, a patto che lo faccia bene, con la stretta quantitativa a partire da giugno", spiega Sebastien Galy, responsabile della strategia macroeconomica, Nordea AM. La Fed suggerisce che ci saranno altri due rialzi di 50 punti base, seguiti da un rialzo di 25 punti base a settembre sempre che l'inflazione si raffreddi. Da lì si dovrebbe raggiungere il tasso neutrale, che nel dot plot è indicato al 2,5% ma oscilla tra il 2 e il 3 per cento.
Christian Scherrmann, US economist, DWS, trova molto significativo che la decisione sia stata sostenuta da tutti i membri del FOMC. Compresi quelli che avevano pubblicamente aperto alla possibilità di aumenti dei tassi superiori ai 50 punti base. "Questo implica che, anche quelli più falchi, non vedano la necessità di un approccio a impatto, a questo punto e che i commenti dati prima della riunione hanno spinto le aspettative del mercato in linea con la visione attuale del FOMC sul probabile percorso futuro dei tassi di interesse", interpreta l'esperto.
Una pausa già nel 2023?
In effetti, ci sono manager che cominciano a vedere la fine di questo ciclo ascendente. O almeno potrebbe intravedersi una pausa. Perché l'economia statunitense sta già mostrando segni di rallentamento. Thomas Costerg, economista, Pictet WM, mette in evidenza il settore immobiliare. Il tasso medio dei mutui a 30 anni si sta indirizzando verso il 5,5%, dal 3% di qualche mese fa, e ci sono già segni che gli acquisti di case stanno diminuendo a causa del calo dell'accessibilità del loro prezzo. Quindi il suo scenario principale è che i tassi salgano ancora dello 0,5% a giugno e dello 0,25% a luglio, prima di una lunga pausa dopo l'estate, quando l'inflazione e la crescita economica rallenteranno. "Evitando così problemi di sostenibilità del debito e una recessione", sostiene.
Questo è lo scenario che vede anche Jason England, Global Fixed Income portfolio manager, Janus Henderson. Sente che il mercato ha prezzato una Fed troppo aggressiva. "Dopo tutto, questa è la Banca centrale di Powell, con una storia fatta di atti moderati", dice. "Ma con l'inflazione ai massimi pluridecennali, la moderazione è diventata un concetto relativo", aggiunge l'esperto. Dato questo tipo di mercato del lavoro, la Fed è libera di dare la priorità al controllo dei livelli di inflazione che creano problemi alle famiglie americane. "E fino a quando i livelli di inflazione non saranno sotto controllo, qualsiasi azione volta a mantenere la crescita è probabile che passi in secondo piano", rileva il manager.
"La dichiarazione si è concentrata solo sui rischi di inflazione e Powell ha sottolineato che la Fed è completamente concentrata sul riportare l'inflazione al target, naturalmente ha anche riconosciuto che l'Istituto centrale dovrà essere agile mentre naviga i dati in arrivo", analizza Allison Boxer, US economist, PIMCO. Questo è coerente con la visione di Powell che continuerà con un ritmo rapido di rialzi dei tassi e userà l'estate per invertire rapidamente i tagli dei tassi dell'era pandemica, ma alla fine dovrà mantenere alta l'attenzione e intervenire su possibili rischi al ribasso per la crescita.
Mantenere un atteggiamento cauto
Fidelity ha un'opinione simile. Salman Ahmed, head of global macro and strategic asset allocation, continua a credere che la Fed alla fine alzerà i tassi meno di quanto il mercato si aspetti. "Ma per ora è probabile che la posizione hawkish rimanga intatta a causa della forza del mercato del lavoro e delle dinamiche inflazionistiche", spiega. A suo parere, la Fed ha commesso un errore politico l'anno scorso lasciando che l'inflazione andasse fuori controllo e, di conseguenza, potrebbe percorrere un sentiero stretto per un po' di tempo mentre cerca di bilanciare il percorso di inasprimento senza creare una recessione accidentale. Sul fronte dell'asset allocation gli esperti di Fidelity rimangono cauti.
Keith Wade, capo economista e strategist, Schroders, è d'accordo nel tenere il piede sul freno. La sua analisi suggerisce che una recessione può essere un compromesso inevitabile per far scendere l'inflazione. Nonostante le speranze di un atterraggio morbido per l'economia. "L'esperienza mostra che le recessioni degli anni '80 e '90 hanno seguito un picco di inflazione simile a quello attuale. Anche se si è parlato molto di come poter limitare i danni, per ora non è stato così", conclude.