La Fed taglia e annuncia una pausa (almeno fino a fine anno)

Tim Evanson, Flickr
Tim Evanson, Flickr

La Federal Reserve torna a tagliare i tassi di 25 punti base, portandoli nella forbice compresa tra 1,50% e 1,75%, rispetto al precedente 1,75% - 2%. Decisione, così come avvenuto a settembre, presa a maggioranza con due voti contrari da parte di Esther L. George e Eric S. Rosengren che già avevano dissentito in occasione dell’ultimo intervento al ribasso.

Adeguamento completato

Particolarmente significativa l’analisi delle motivazioni e le dichiarazioni su quello che accadrà nei prossimi mesi. Le parole di Jerome Powell fanno inequivocabilmente intendere che la Banca centrale statunitense ritiene completo l’adeguamento della politica monetaria all’attuale fase del ciclo economico. Ulteriori azioni saranno quindi considerate in funzione di un mutamento del quadro macro-economico.

“La Fed”, ha commentato Ronald Temple,  head of US Equities e co-Head of Multi-Asset Investing di Lazard Asset Management, “ha comunicato che i tagli ai tassi, per il momento, sono finiti e i mercati sembrano essere d'accordo con i futures dei fondi federali che si aspettano un’ulteriore riduzione dei tassi l’anno prossimo, sulla base di alcuni rischi economici residui al ribasso.”

“A giudicare dalle dichiarazioni”, concorda Christian Scherrmann, economista US di DWS, “sembra abbastanza plausibile che la Fed per un po' di tempo non debba più tagliare i tassi”. “Da adesso in poi, il suo obiettivo principale sembra essere il controllo dell'economia statunitense, piuttosto che, ad esempio, vista la situazione attuale, preoccuparsi se l'attuale livello dei tassi di interesse sia appropriato o meno”, aggiunge. “Se, tuttavia, l'economia dovesse rallentare ulteriormente, la Fed sarebbe naturalmente pronta a riorientare le proprie politiche”, completa.

I dati USA sul PIL e gli scenari possibili

L’assenza di forward guidance confermata da Powell rende centrale l’analisi delle prospettive economiche USA alla luce anche dei recenti dati sull’andamento del Prodotto interno lordo nel terzo trimestre.

"Nell'ultimo anno”, afferma Mike Swell, co-head Fixed Income Portfolio Management di Goldman Sachs Asset Management, “le Banche centrali hanno dovuto reagire in modo proattivo in un contesto inusuale, adottando una politica monetaria in grado di rispondere a shock commerciali, inflazione bassa e mercati del lavoro in condizioni sempre più difficili”. “A nostro avviso il taglio dei tassi di interesse ha rassicurato i mercati e riteniamo che l'evoluzione della politica monetaria della Fed sia ora legata all'andamento dei dati economici statunitensi e alle relazioni commerciali con la Cina”, prosegue. “Il PIL del terzo trimestre”, fa notare Swell, “suggerisce come la crescita resti abbastanza buona e guidata dai consumi, mentre gli investimenti societari e il commercio si confermano deboli”.

La spesa per i consumi”, sottolinea sul punto Eoin Maher, fundamentals analyst Equities US di Unigestion, “rappresenta circa il 70% del PIL statunitense, ma rimane da verificare se continueranno a mantenere una certa resilienza (ieri il confidence board index è risultato più debole del previsto) per continuare a sostenere l'economia nel suo complesso, alla luce del momento di difficoltà che sta attraversando il settore manifatturiero”.