La gestione attiva non è un gioco a somma negativa

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foto: autor Kat Northern Lights Man, Flickr, creative commons

Una delle maggiori sfide per il settore dell'asset management è l'idea che, nel complesso e al netto delle commissioni, la gestione attiva sia un gioco a somma negativa. In altre parole, se riteniamo che l'insieme di tutti i gestori che investono in una determinata asset class rappresenti il mercato, possiamo attenderci che al netto delle commissioni meno della metà di questi gestori realizzi un guadagno e oltre la metà subisca una perdita.

Chris Wagstaff, head of Pensions and Investment Education presso Columbia Threadneedle Investments, mette in discussione proprio l'idea che la gestione attiva  sia un gioco a somma negativa. "Non tutti i gestori attivi sono uguali", dice l'esperto. "Il vantaggio di scegliere un gestore eccellente, in grado di conseguire una sovraperformance netta, può essere l'accesso a una significativa fonte non correlata di rendimento". Tra i diversi fattori che possono favorire una sovraperformance dell'investimento che sia sostenibile ed attiva Wagstaff individua l'adesione a una filosofia e a un processo d'investimento comprovati, l'investimento ad alta convinzione, la capacità di pensiero contrarian e un portafoglio concentrato, la consapevolezza dei vincoli di capacità, un approccio d'investimento paziente, l'incorporazione di considerazioni ESG e possibilmente il genere.

Quali fattori considerare nella selezione di un gestore attivo?

"Sebbene la superiorità di un asset manager realmente competente non dipenda da un singolo fattore o attributo", dice l'esperto, "nel selezionare un gestore attivo è opportuno considerare i seguenti aspetti cruciali, ognuno dei quali trova riscontro nell’evidenza empirica:

- L ’adesione a un processo d’investimento comprovato e ripetibile che incorpori le idee d’investimento e i metodi di generazione di valore del gestore;

- L'applicazione delle tre “C”: un portafoglio di posizioni ad alta convinzione, capacità di pensiero indipendente/contrarian ed elevata concentrazione del portafoglio;

- Un approccio di investimento mirato al guadagno, evidenziato di norma da un’active share e un tracking error elevati;

- Dedizione a un singolo stile d’investimento dal successo comprovato o a un approccio di selezione dei titoli che ha efficacemente posto enfasi su particolari caratteristiche di stile coerenti con i risultati d’investimento perseguiti;

- Un approccio d’investimento paziente (che beneficia della maggiore prevedibilità dei prezzi delle attività nel lungo periodo); una rigorosa disciplina di vendita, con i proventi reinvestiti in idee di portafoglio nuove anziché distribuiti su quelle esistenti; e un approccio ponderato alla movimentazione del portafoglio, per via dei potenziali effetti negativi degli elevati costi di transazione sulla performance;

- L’incorporazione di considerazioni ambientali, sociali e di governance (ESG), con la promozione di un solido governo societario e di prassi aziendali e manageriali sostenibili e responsabili, in quanto i fattori ESG diventano ogni giorno più rilevanti per le valutazioni delle società;

- Adeguate strutture di remunerazione del gestore e del team, che creino una convergenza di interessi con l’investitore finale

- E infine, la capacità di coniugare nelle decisioni d’investimento analisi micro e macroeconomiche proprietari, spiegare chiaramente come le idee trovino spazio nel portafoglio, essere aperti al dibattito e a uno schietto confronto sulle posizioni in portafoglio, riconoscere e controllare le distorsioni comportamentali, in particolare il pensiero di gruppo, la fiducia malriposta e l’avversione a chiudere le posizioni in perdita, riconoscere i vincoli di capacità della strategia prescelta, dimostrare capacità di generazione di valore nelle fasi sia di rialzo che di ribasso dei mercati, porre la gestione del rischio al centro di tutte le decisioni.

La ricerca suggerisce che, una volta individuato un gestore competente, l’investitore finale deve adottare un approccio paziente per consentire a tali competenze di esprimersi al meglio. Troppo spesso, infatti, gli investitori vedono nelle fasi di performance deludente la prova di un deterioramento delle competenze, anche se persino i gestori più esperti vanno incontro a periodi di sottoperformance. Per quanto determinare le reali competenze di un gestore possa richiedere tempo, l'esperto ammette che "l'individuazione dei gestori attivi che potrebbero sovraperformare nel lungo periodo è un'impresa tutt'altro che semplice, data la prospettiva concreta di futuri rendimenti a lungo termine più modesti, pertanto tale opera di selezione è probabilmente tempo speso bene".