La partita di pallone di Anima SGR

pallone
Nazionale Calcio, Creative Commons, Flickr

Ci sono un terreno di gioco (l’inflazione), un arbitro pronto a fischiare (le banche centrali) delle condizioni atmosferiche non proprio ottimali (volatilità) e una serie di gocatori titolari e riserve in fase di riscaldamento. Ad allenare è Anima la società di gestione milanese. La partita di calcio, prevista per il prossimo 2018, non sarà di certo una passeggiata. Il campionato che si è chiuso è stato costellato da una crescita economica globale, da rendimenti positivi e da una volatilità tutto sommato contenuto. Le pressioni inflazionistiche non si sono materializzate, ma la previsione dell’allenatore è che possano farlo nel 2018, come conseguenza di una crescita più robusta rispetto alle previsioni. Ma quanta energia resta nelle gambe dei mercati, dopo anni di rialzo?

Le condizioni esterne

In primo luogo bisogna stare attenti al campo dove giocare. “Il 2018 potrebbe vedere una novità importante, il risveglio dell’inflazione, che dovrebbe essere supportata da una crescita, che con ogni probabilità resterà solida e sincronizzata”, dicono gli esperti di Anima. “Non a caso, la Bce ha alzato le stime di crescita dell’area Euro a 2,4% per il 2017, 2,3% per il 2018 e 1,9% nel 2019. Questo dovrebbe spingere le banche centrali lungo il sentiero di graduale rimozione dello stimolo monetario e alimentare un rialzo dei tassi d’interesse, penalizzando le obbligazioni. Questo, però, non sarà di ostacolo al movimento di apprezzamento dei mercati azionari, che resteranno supportati dalla crescita macroeconomica, da politiche monetarie supportive, da una crescita degli utili e dalla mancanza di opportunità alternative d’investimento”. Altra condizione da non sottovalutare per una partita di pallone è poi il meteo. Secondo la SGR nuvole di volatilità all’orizzonte sono già visibili. “Ci siamo trovati a livelli molto bassi per tutto il 2017 e, quindi, difficilmente la volatilità non crescerà. Basti pensare che il periodo che ci separa dall’ultima correzione del 3% della Borsa americana è il  più lungo dal dopoguerra. Bisognerà, quindi, prestare molta attenzione e proteggersi dalle fasi di volatilità che potrebbero presentarsi sui mercati finanziari”. 

La squadra dei titolari

Accertati campo e meteo resta da comunicare la formazione titolare. Per gli analisti giocheranno fin dal primo minuto quasi tutti i mercati azionari. Il preferito dall’allenatore è l’azionario giapponese: “le società nipponiche trattano a sconto rispetto alle loro omologhe europee e statunitensi e le ultime mosse del governo  di Tokyo potrebbero aiutare un’ulteriore espansione degli utili. La conferma al governo di Shinzo Abe porta continuità anche a livello di politica monetaria della Bank of Japan. A questo si aggiunge uno yen stabile, nonché l’accelerazione della crescita globale”. Accanto va schierato l’azionario europeo, che viene da un anno positivo e quindi merita fiducia. “Crescita solida, buoni dati macroeconomici e stime degli utili per il prossimo anno in rialzo fanno propendereper un’altra stagione da protagonista. E con valutazioni più basse rispetto ai colleghi statunitensi”. Poi c’è l’Italia, che ha avuto un anno di rivincite. “La ripresa appare ben strutturata e riguarda sia i consumi interni, sia gli investimenti sia l’export, ed è associata a un miglioramento del mercato del lavoro”, spiegano da Anima. “Da non sottovalutare, inoltre, il grande contributo dei PIR: dopo un debutto con il botto, si attende un incremento dell’offerta (di titoli quotati) che favorirà il rientro da alcuni eccessi valutativi e un maggiore equilibrio nei prezzi”. In attacco però ci sono i mercati emergenti che, per gli esperti, sono stati i migliori in campo da inizio 2017. “La crescita economica è prevista solida anche per il 2018 (5,2%) e 2019 (5,3%). Nei prossimi 12  mesi, tuttavia, dovrebbero venir meno alcuni fattori che sono stati positivi per l’apprezzamento dei mercati emergenti nel 2017: dollaro debole, accelerazione della crescita e delle esportazioni. Bisognerà, quindi, essere ancora più selettivi e monitorare con attenzione l’andamento degli utili societari”.

Le riserve

In panchina invece la società di gestione lascia i corportate high yield (“potrebbe essere giunto i momento di tirare un po’ il fiato); l’azionario Usa (“dopo molti anni da titolare”), le valute ( che però “rappresentano una risorsa importante: utili quando c’è da mettere al sicuro il risultato, fondamentali quando bisogna coprirsi e ripartire”), e le materie prime ( che restano sempre “un’alternativa importante nella costruzione del portafoglio”). A guardare la partita dall’alto della tribuna restano solo le obbligazioni governative, che non sono state mai prese in considerazione dall’allenatore. “Anche il 2018 si prospetta un anno di transizione: la novità principale è rappresentata dalla progressiva riduzione del grado di riduzione dello stimolo monetario su scala globale, che si dovrebbe tradurre in una risalita dei tassi di interesse. Questo sentiero di rialzo, unito a un’inflazione in possibile rialzo, consiglia di restare prudenti sui mercati obbligazionari”, affermano in Anima.

Il fischio d’inizio però, come d’uopo, deve darlo l’arbitro: le banche centrali e le loro mosse sono state il direttore di gara del 2017 e, con ogni probabilità, indicheranno la rotta anche nel 2018. “In un contesto di crescita e di atteso risveglio delle pressioni  inflazionistiche si stanno muovendo lungo un sentiero di progressiva normalizzazione delle politiche monetarie”, spiega la SGR. “Questo processo non è di per sé un’ottima notizia per i mercati, data la minore liquidità che verrà immessa negli stessi, ma l’obiettivo verrà perseguito con cautela, gradualità e una certa dose di prevedibilità. Insomma, una direzione di gara attenta, ma anche permissiva, in modo da lasciar correre il più possibile la palla”. E che vinca il migliore.