La ripresa dell’inflazione favorirà i titoli value

Tambako The Jaguar, Flickr, Creative Commons
Tambako The Jaguar, Flickr, Creative Commons

I mercati finanziari nel 2016 sono stati dominati da interventi sistemici, come l’azione delle banche centrali, eventi politici e fenomeni sociali. Gli shocks verificatesi nel 2016 hanno alimentato un clima di incertezza politica globale e in presenza di potenziali elementi destabilizzanti, il mercato ha sempre anticipato le correzioni per poi rimbalzare una volta rimossa l’incertezza. Nel 2017, le elezioni politiche in Francia, Germania e Olanda, così come le riforme politiche e fiscali di Donald Trump e gli effetti della Brexit, potranno rivelarsi situazioni potenzialmente destabilizzanti. A questo proposito, possiamo individuare 3 categorie di rischio: rischio sistemico, rischio congiunturale e rischio fondamentale. Il rischio sistemico è principalemente riconducibile agli eventi politici in programma in Europa e alle divergenze di politica monetaria, che contribuiranno ad aumentare la volatilità sui mercati. Il deterioramento dell’economia cinese e le prospettive meno forti del previsto per l’economia americana sono i due principali rischi congiunturali, mentre Il rischio fondamentale è relativo allo scostamento tra fondamentali reali delle aziende e quelli espressi dai titoli.

Stephen Mitchell, Head of Strategy Global Equities di Jupiter Asset Management, afferma che ¨nei prossimi dodici mesi, probabilmente assisteremo a un maggiore impiego di politiche fiscali volte a stimolare la crescita, al passaggio dalla deflazione all’inflazione con conseguente indebolimento dei mercati obbligazionari, e una modesta ripresa dei mercati emergenti quando cominceranno a sentirsi gli effetti dei tagli ai tassi di interesse¨.  

Nei Paesi sviluppati, è probabile che il passaggio di testimone dalle politiche monetarie alle politiche fiscali generi un modesto aumento dell’inflazione, allontanando così lo spettro della deflazione. Questo cambiamento sta già causando diversi problemi sui mercati obbligazionari sopravvalutati ed è probabile che rimanga una costante nel corso del 2017. Al fine di attrarre gli investitori nel lungo termine, il rendimento del Treasury USA a 10 anni dovrebbe avvicinarsi al 3%, un livello non così lontano rispetto ad oggi. In Europa e nel Regno Unito, le obbligazioni devono riassestarsi maggiormente rispetto al livello attuale vicino allo zero per raggiungere livelli sostenibili di rendimento.

Uno dei fattori fondamentali che occorre monitorare è la misura in cui aumenterà l’inflazione. Le azioni value, rispetto alle growth, normalmente hanno performance migliori quando i rendimenti obbligazionari iniziano a salire, e questo dovrebbe essere vero soprattutto per le società del settore finanziario nel corso del 2017.

In questo contesto, è probabile che le economie dei mercati sviluppati continuino a far registrare una crescita modesta. Secondo l'esperto, i mercati azionari nel 2017 dovrebbero offrire rendimenti bassi a singola cifra, forse un po’ trattenuti dagli sviluppi del mercato obbligazionario. Contemporaneamente, un contesto di tassi di interesse più alti dovrebbe essere di beneficio per l’azionario globale e dovrebbe avvantaggiare i settori che hanno una maggiore probabilità di beneficiare di un aumento della spesa in infrastrutture, come le società del comparto industriale.

Dando uno sguardo ai mercati emergenti, secondo l'esperto, le prospettive sono ampiamente positive, nonostante i mercati azionari stiano reagendo negativamente all’elezione di Trump.  Fondamentalmente, l’inflazione è smorzata dai prezzi bassi del petrolio e dei prodotti alimentari, anche se si stima che il prezzo del greggio potrebbe salire nel 2017 a $65-70 al barile dagli attuali $45-50. La Russia e l’India dovrebbero attuare ulteriori tagli dei tassi di interesse, mentre la crescita cinese si è stabilizzata nonostante il settore dei servizi sia ancora in rapida crescita. Nel 2017, invece, il Brasile dovrà risolvere il problema della spesa pubblica eccessiva. I tassi di interesse dei mercati emergenti sono diminuiti in modo importante nel corso degli ultimi 18 mesi e questo inizierà a favorire la crescita economica quando gli effetti dei tagli inizieranno a sentirsi con il consueto ritardo di dodici mesi.