La rivoluzione degli ETF passa (anche) dalla consulenza

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Che Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares e index investment (BlackRock), nonché professionista di lunga data del settore, si dica sorpreso è indicativo di un cambio di rotta. Lo scorso anno in Italia il mercato degli ETF ha evidenziato dei segnali molto positivi e guardando al futuro, l’introduzione della MIFID II costituirà un catalizzatore importante per la transizione verso gli ETF e le strategie di indicizzazione in senso lato. “Sono molto soddisfatto, finalmente riscontro un crescente interesse da parte dei consulenti nei confronti di questi strumenti”, confessa l’esperto.

Il trend appare abbastanza chiaro: l’Europa segue i passi degli Stati Uniti, dove ETF e strumenti indicizzati compongono ormai quasi la metà di un portafoglio medio. “In Italia siamo ancora all’1%, un dato molto inferiore alla media europea che si aggira attorno al 15%, ma sono convinto che nei prossimi anni il 20-30% dei portafogli medi verrà investito in ETF”. Tanto più che il nuovo scenario modellato da Mifid II favorisce “la conoscenza e l’adozione di investimenti passivi anche all’interno di gestioni patrimoniali, di polizze unit linked o di certificati con l’obiettivo di abbattere il costo dei prodotti sottostanti e preservando il margine del distributore. Esiste spazio di sviluppo, se consideriamo appunto che i prodotti gestiti in Italia sono inferiori alla media europea”. Se infatti nel Paese l’utilizzo di ETF è andata per la maggiore tra gli investitori istituzionali e tra i privati (basta guardare i numeri di contratti scambiati su Borsa italiana per capire che parliamo del primo mercato europeo nel segmento), i fondi indicizzati finora non avevano avuto la giusta attenzione da parte di banche, private banking, consulenti e reti di promotori. “Un elemento che sta cambiando rapidamente grazie all’introduzione di MiFID II ma anche all’aumento dell’offerta e ad una maggiore conoscenza da parte della clientela retail”, dice Bellingeri.

Più player, più ETF

Che qualcosa stia davvero cambiando lo confermano poi le stesse fund house. Si allunga la lista dei big della gestione attiva che debuttano negli ETF. Gli ultimi, in ordine di tempo sono stati Franklin Templeton e JP Morgan che ha scelto il mercato italiano come strategico per la propria espansione in Europa, lanciando per la prima volta in Italia i suoi ETF. “Diversi big internazionali hanno ritenuto opportuno allargare la gamma del passivo, magari cominciando con aree di nicchia, qualcuno con degli smart beta o un’esposizione alternativa. È una chiara presa di coscienza, che a noi piace. Spesso ci si dimentica che siamo qui per servire gli investitori finali. Se il numero di player aumenta, aumenta anche l’offerta, migliorano i prezzi, i servizi e la qualità. Inoltre la possibilità di utilizzare fondi indice o ETF insieme a fondi comuni attivi viene confermata da tutti”.

In questo senso la discussione attivo vs passivo è ormai superata. “In un’ottica di portafoglio, attivo e passivo possono e devono coesistere per cogliere tutte le opportunità del mercato. Infatti, se aumenta la proporzione di gestioni passive, aumentano le opportunità per i gestori attivi di cogliere l’alfa”, spiega Bellingeri.  Che poi aggiunge: “Chiaramente cambieranno i prezzi: non possiamo offrire la stessa gestione al prezzo odierno nei prossimi anni, né pagare una gestione semi passiva quanto una attiva”.

A caccia di consulenti

L’adozione degli ETF da parte degli investitori istituzionali e l’affermazione di servizi di consulenza a parcella per gli investitori retail registreranno una sensibile accelerazione. L‘industria europea degli ETF ha già intrapreso una nuova fase di crescita. Per questo, come afferma il responsabile di iShares, nei prossimi anni sarà importante fornire prodotti sempre più efficienti ma soprattutto aiutare gli intermediari e i consulenti nella loro offerta di servizi. “Per le reti di consulenti abbiamo in progetto di mettere a disposizione tutte le nostre capacità sul mondo dei prodotti indicizzati attraverso un’unica piattaforma di servizi”, spiega il manager. “A livello prodotti continuiamo ad allargare la nostra gamma, ma il lancio di nuovi strumenti non avrà la stessa valenza che in passato. Sono già a disposizione tanti ETF e abbiamo già una gamma ampia di prodotti. Ciò che ci interessa al momento è lavorare fianco a fianco con le reti e far conoscere loro meglio questi strumenti”. A maggior ragione che la consulenza finanziaria adesso risponde bene.